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Fisco - Cassazione Penale: rischia condanna per appropriazione indebita il commercialista che non presenta la dichiarazione dei redditi

La Cassazione, con la sentenza in esame, ha stabilito che rischia una condanna per appropriazione indebita e il risarcimento al cliente il commercialistache restituisce in ritardo la contabilità e non presenta la dichiarazione dei redditi.

Nel caso in questione, il professionista non aveva restituito per tempo le scritture contabili, impedendo la presentazione della dichiarazione e a seguito di ciò il cliente aveva ricevuto la cartella esattoriale per il mancato pagamento delle imposte.

Per questo motivo la Suprema Corte, nonostante il tentativo del legale di smontare l’accusa chiamando in causa la liquidazione della società e la sua consecutiva cancellazione dal registro delle imprese, ha ripreso in parte le motivazioni della Corte di Appello (che si era limitata a dichiarare l’esistenza dell’obbligo al risarcimento del danno come conseguenza dell’appropriazione indebita aggravata), dichiarando inammissibile il ricorso del professionista e dovuto il risarcimento al cliente che si era a lui affidato.

Vale la pena riportare il seguente passaggio della sentenza che risulta particolarmente interessante: “in termini generici e astratti la difesa del ricorrente formula censure sul fondamento della domanda risarcitoria, senza peraltro indicare in termini concreti e specifici la violazione di legge riferibile alla decisione. Le doglianze della difesa dell’imputato, per poter essere prese in considerazione, presuppongono la soluzione di questioni di fatto (individuazione del danno risarcibile ex art. 185 c.p., quantificazione del danno risarcibile, legittimazione della società SALP srl a formulare domande risarcitorie) che dovranno essere oggetto vaglio nella competente sede di merito esulando al momento dal giudizio di legittimità. Va infine considerato che la Corte d’Appello si è limitata a dichiarare l’esistenza, in capo all’imputato, dell’obbligo al risarcimento del danno, quale conseguenza della ritenuta consumazione del delitto di appropriazione indebita aggravata come contestato nel capo di imputazione”.

(Corte di Cassazione - Seconda Sezione Penale, Sentenza 5 ottobre 2015, n. 39881)

La Cassazione, con la sentenza in esame, ha stabilito che rischia una condanna per appropriazione indebita e il risarcimento al cliente il commercialistache restituisce in ritardo la contabilità e non presenta la dichiarazione dei redditi.

Nel caso in questione, il professionista non aveva restituito per tempo le scritture contabili, impedendo la presentazione della dichiarazione e a seguito di ciò il cliente aveva ricevuto la cartella esattoriale per il mancato pagamento delle imposte.

Per questo motivo la Suprema Corte, nonostante il tentativo del legale di smontare l’accusa chiamando in causa la liquidazione della società e la sua consecutiva cancellazione dal registro delle imprese, ha ripreso in parte le motivazioni della Corte di Appello (che si era limitata a dichiarare l’esistenza dell’obbligo al risarcimento del danno come conseguenza dell’appropriazione indebita aggravata), dichiarando inammissibile il ricorso del professionista e dovuto il risarcimento al cliente che si era a lui affidato.

Vale la pena riportare il seguente passaggio della sentenza che risulta particolarmente interessante: “in termini generici e astratti la difesa del ricorrente formula censure sul fondamento della domanda risarcitoria, senza peraltro indicare in termini concreti e specifici la violazione di legge riferibile alla decisione. Le doglianze della difesa dell’imputato, per poter essere prese in considerazione, presuppongono la soluzione di questioni di fatto (individuazione del danno risarcibile ex art. 185 c.p., quantificazione del danno risarcibile, legittimazione della società SALP srl a formulare domande risarcitorie) che dovranno essere oggetto vaglio nella competente sede di merito esulando al momento dal giudizio di legittimità. Va infine considerato che la Corte d’Appello si è limitata a dichiarare l’esistenza, in capo all’imputato, dell’obbligo al risarcimento del danno, quale conseguenza della ritenuta consumazione del delitto di appropriazione indebita aggravata come contestato nel capo di imputazione”.

(Corte di Cassazione - Seconda Sezione Penale, Sentenza 5 ottobre 2015, n. 39881)