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Password

Siamo (noi) la più grande tempesta
Ph. Paolo Panzacchi / Siamo (noi) la più grande tempesta

La parola “password” non solo ormai è entrata di diritto nel nostro vocabolario quotidiano, ma rappresenta quel qualcosa con cui ci dobbiamo interfacciare ogni giorno per più volte al giorno: per entrare nei nostri indirizzi di posta elettronica personali ed istituzionali, per attivare la connessione internet in casa, per accedere al nostro PC, per entrare nella rete locale, per utilizzare programmi o basi di dati e così via…

In altre parole, è la chiave costituita da una sequenza di caratteri alfanumerici che ci consente di accedere in modo univoco a una risorsa informatica dopo essere stati autenticati, in quanto associata ad uno specifico nome utente.

La password deve rispondere a determinate caratteristiche che ne garantiscano la sicurezza:

  • Deve contenere numeri e lettere, maiuscole e minuscole, caratteri speciali;

  • Deve avere una certa lunghezza;

  • Deve essere cambiata periodicamente;

  • Non deve contenere parole ovvie, facilmente riconducibili all’utente, quali il suo nome, il suo cognome, o altri dati anagrafici;

  • È consigliabile non contenga anagrammi o parole pescate dai dizionari, dotate di senso compiuto;

  • Deve essere diversa per ogni risorsa informatica che si utilizza.

Anche le modalità di memorizzazione e conservazione delle password devono essere non lasciate al caso:

  • Non si dovrebbe mai salvare le proprie password sul PC;

  • Si dovrebbe effettuare il log out prima di disconnettersi da una risorsa e mai chiuderla direttamente;

  • È consigliabile non utilizzare le proprie password all’interno di connessioni non crittografate.

In questo mare magnum di accorgimenti da porre in essere per cercare di rendere il più sicuro possibile l’ambiente informatico in cui facciamo circolare i nostri dati, è facile comprendere come non sia più utilizzabile la password più comoda e più utilizzata al mondo fino a poco tempo fa come 123456 o la stessa parola PASSWORD!

E allora dobbiamo attingere non solo alla nostra vena creativa per inventare periodicamente nuove password per ogni risorsa informatica a cui accediamo ma anche alle nostre capacità mnemoniche per ricordarle tutte, associandole a ciascun sistema di autenticazione.

Ma cosa pensa ciascun utente quando deve inventare una nuova password che potrà facilmente ricordare, appurato che non può più adagiarsi al comodo 123456?

Cosa mette in moto quando si trova davanti il messaggio “password scaduta”? Attingerà alla sua parte emotiva? O farà ricorso alla sua logica? O, ancora meglio, chiederà aiuto al suo personale sistema di associazioni mentali?

Qualunque sia la radice di ogni “parola d’ordine” che apre le porte dei nostri vari ambienti informatici, non potrà mancare la componente personale ed intima di ognuno di noi, perché la chiave di accesso restiamo sempre noi, con il nostro vissuto, i nostri ricordi, i nostri affetti, le nostre esperienze. Questo è tanto più vero se si considera che in molti creano le proprie password non con delle semplici parole o anagrammi ma con delle vere e proprie frasi, brevissime ma significative per la propria vita e, dunque, facilmente memorizzabili. Ed è così che la password diventa un vero e proprio “mantra”, ovvero una formula che assurge a strumento del nostro pensiero e del nostro sentire.

E allora, se così è, non consideriamo le password già utilizzate come parole o frasi vuote da sostituire ogni 6 mesi, buttandole nel cestino della nostra memoria.

Se invece le mettessimo in fila dalla prima all’ultima utilizzata, potrebbero rappresentare le pietre miliari su cui si basa il nostro percorso affettivo, lavorativo, di crescita personale…

Sarebbe interessante che ognuno di noi creasse delle “collane di password scadute”, alla stregua delle collane di parole che la Professoressa Grazia Mannozzi forgia sapientemente alla fine dei suoi corsi di formazione per fissare i contenuti affrontati negli stessi e far emergere l’intima connessione che si crea tra i partecipanti e le loro emozioni, il loro modo di recepire i temi trattati.

Non sottovalutiamo nessuna delle nostre azioni quotidiane: anche l’accesso al nostro PC ha un fondamento poietico e può aiutarci a ritrovare o riconoscere la nostra essenza, o semplicemente a ricordarci il nostro cammino compiuto fino alla creazione della nuova password.