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Prevenzione dai genitori iperprotettivi

bambini e genitori
bambini e genitori

Prevenzione dai genitori iperprotettivi

 

I bambini sono vittime di violenza, abuso e sfruttamento anche nelle cosiddette famiglie normali quando li si “triangola” nella conflittualità di coppia, quando non si rispettano le loro inclinazioni, quando non si usa un linguaggio adeguato, quando subiscono la patologia delle cure e così via.

“Un bambino è un bambino. La protezione dei bambini migranti da violenza, abuso e sfruttamento (A child is a child: Protecting children on the move from violence, abuse and exploitation)” (maggio 2017): già il titolo del dossier UNICEF può essere un monito per tutti gli adulti, e in particolare per i genitori, per ricordare loro che i bambini sono solo di passaggio nella vita familiare e extrafamiliare, così come anche l’infanzia è un passaggio determinante nella crescita e, pertanto, è necessario e doveroso proteggerli e “traghettarli” verso la loro vita.

Anche lo storico gesuita Giancarlo Pani evidenzia le disfunzionalità educative odierne nei confronti di bambini e ragazzi: “[…] dire che i bambini sono i «futuri cittadini» non è esatto, anzi è una falsità. E naturalmente ciò modifica o dovrebbe modificare profondamente i nostri rapporti con l’infanzia, perché dovremo accettare i bambini come tali, per come sono oggi, con la loro diversità. Anzi, sarà proprio questa loro diversità a costituire il contributo più importante che essi potranno dare alle nostre scuole, alle nostre città, alla nostra politica. Inoltre, proprio perché sono riconosciuti come cittadini, accanto al diritto alla protezione e alla cura, i bambini possono reclamare il loro diritto alla partecipazione e ad esprimere le proprie opinioni nelle questioni che li riguardano (art. 12), il diritto di parola (art. 13), quello di libera associazione (art. 15) e il diritto al tempo libero e al gioco (art. 31)” (in “I diritti dell’infanzia”, 2019). Ci si preoccupa tanto dei bambini ma non sempre ci se ne occupa adeguatamente. Genitori che li proteggono in maniera asfissiante e li difendono ad oltranza nei confronti degli altri, anche senza che ve ne sia bisogno. Scuole che li inondano di progetti e iniziative. Strade e ambienti pericolosi. Politica e politiche che li ignorano. Bambini assenti, bambini invisibili, bambini bistrattati, eppure i bambini ci sono e sono. I bambini sono presenti, sono il presente e hanno diritto al presente. Solo così si può parlare di futuro e avvenire. La Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia è eloquente sin dal suo Preambolo ove si precisa che il fanciullo “deve crescere” (ora) e “occorre preparare appieno il fanciullo ad avere una vita individuale (oggi per il suo domani). Significativo quanto si legge anche nel paragrafo “Bambini” delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione (2012): “[…] il rispetto per chi è bambino insieme al rischio della frettolosità e del precoce coinvolgimento nelle dinamiche della vita adulta”.

La ricercatrice Nicole B. Perry dell’Università del Minnesota Twin Cities e il team di psicologi dell’Università del North Carolina e di Zurigo, attraverso uno studio (pubblicato nel 2018 sulla rivista Developmental Psychology), hanno rilevato che l’essere troppo protettivi da parte dei genitori ed esercitare un eccessivo controllo sui figli può provocare conseguenze non positive sul loro sviluppo emotivo e comportamentale e che i figli ne possono risentire, poi a lungo, anche in ambito scolastico. Un valido parametro per i genitori è l’art. 27 par. 2 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia: “I genitori o le altre persone aventi cura del fanciullo hanno primariamente la responsabilità di assicurare, nei limiti delle loro possibilità e delle loro disponibilità finanziarie, le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo”. Le piante non devono essere continuamente innaffiate, concimate, zappettate, se e quando necessario trattate con pesticidi, altrimenti possono ammalarsi anche per altro di imprevisto o addirittura morire.

Il pedagogista Daniele Novara spiega l’iperprotettività dei genitori quale meccanismo scaturente dalla loro paura: “Con la paura e l’ansia di controllo gli adulti non riescono più a educare i ragazzi. Lo stereotipo della super mamma italiana iperprotettiva è una realtà diffusa nel nostro Paese. Le istituzioni hanno il dovere di sostenere i genitori nei percorsi evolutivi dei ragazzi e non di imbavagliare le nuove generazioni in cavilli legislativi privi di buon senso e di concretezza”. Ormai i genitori hanno abbandonato il loro ruolo educativo e normativo anche per il timore di essere tacciati come genitori rigidi o peggio tanto da essere segnalati agli assistenti sociali. Due articoli del codice penale cui si ricorre anche in maniera impropria sono l’art. 571 “Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina” e l’art. 591 “Abbandono di persone minori o incapaci”. Fin quando non è maltrattamento e non è abbandono occorre promuovere la crescita e l’autonomia dei figli, altrimenti restano “neonati”. Ai bambini bisogna porre dei sani limiti e non trasmettere le proprie paure: “[…] assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere” (art. 3 par. 2 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

Oppure i genitori diventano iperprotettivi quando non riescono a contenere le paure dei loro figli o per prevenirle, dimenticando che è un’emozione fisiologica: “Non c’è nulla di più naturale delle paure infantili anche se spesso vengono mascherate dai figli con un eccesso di spavalderia e aggressività. Nei primi anni la paura più atavica e ancestrale è quella di essere abbandonati, di perdere la protezione dei genitori – soprattutto della mamma – e di ritrovarsi senza di loro. Come ci raccontano le grandi fiabe della tradizione (Pollicino, Hänsel e Gretel, Cappuccetto Rosso e tante altre simili…), si tratta di qualcosa che si perde nella notte dei tempi” (Daniele Novara). Per i genitori, leggere le fiabe e raccontare della propria infanzia è un modo positivo per gestire le paure infantili dei figli e anche le proprie reazioni (spesso esagitate o esasperanti) ad esse contribuendo così allo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale dei bambini (art. 27 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

Anche lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro spiega: “Fa parte dell’uomo da sempre. Ma la paura, insieme con l’odio, non deve far parte del processo educativo. L’eccesso di protezione e la ricerca ossessiva di sicurezze da parte dei genitori finisce per produrre nei bambini e nei ragazzi l’effetto contrario. Vale a dire ansia, incertezza e paure”. I genitori devono assistere moralmente i figli (artt. 147 e 315 bis comma 1 cod. civ.), né assillarli con le loro preoccupazioni né assorbirne ogni loro preoccupazione. Non bisogna educare alla paura ma educare la paura, educare a riconoscerla (e non a conoscerla) e a destrutturarla (e a non a strutturarla). La genitorialità non è facile come ogni altro aspetto dell’arte del vivere, ma se così non fosse non sarebbe bello ed emozionante come tutto ciò che è “artistico”.

Alcuni genitori tendono a proteggere in modo esagerato i propri figli e questo comportamento può portare a conseguenze negative sulla crescita emotiva dei bambini. Può capitare che un genitore iperprotettivo, per paura che possa succedere qualcosa di brutto, non lasci esplorare nuovi spazi al proprio bimbo, come ad esempio un parco giochi. I genitori iperprotettivi tendono ad aiutare i figli in attività che potrebbero svolgere da soli, come allacciare le scarpe o preparare lo zaino per la scuola, non riconoscendo così ai bambini un po’ di autonomia e responsabilità. Inoltre, un genitore iperprotettivo può avere l’abitudine di parlare al posto del proprio bambino quando incontra una persona nuova:  questo potrebbe però portare il bimbo a credere di non essere capace di gestire la situazione da solo” (un team di esperti). I figli sono da accudire (art. 7 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) e non da asfissiare; non sono né minorati né malati, altrimenti si rischia di renderli tali. Nell’art. 23 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, relativo ai bambini con disabilità, è prescritto di promuovere l’autonomia e di facilitare la partecipazione attiva alla vita della comunità: i figli sono da “emancipare” e non tenerli sotto una campana di vetro, non sequestrarli, ma farli andare e provare e trovare la loro strada. Il pulcino deve rompere il guscio, la farfalla deve uscire dal bozzolo, qualsiasi uccello deve lasciare il nido: è così nella natura!

“I figli di genitori iperprotettivi tendono ad essere dipendenti dalla mamma o dal papà e possono avere qualche difficoltà nel relazionarsi con altri bambini o adulti. Inoltre, possono fare fatica ad adattarsi a nuove situazioni ed essere più ansiosi” (un team di esperti). I genitori devono essere consapevoli delle dinamiche che possono innescare i loro comportamenti e atteggiamenti perché, poi, i figli manifestano disagi in ambienti extrafamiliari, a cominciare dal loro ingresso nella scuola dell’infanzia. I genitori dovrebbero cogliere l’ampio significato di salute che riguarda anche gli altri diritti (art. 24 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) e non “pre-occuparsi” solo di quegli aspetti fisici per i quali ci si rivolge solitamente al pediatra.

I figli hanno bisogno di protezione (e non iperprotezione) nel presente e proiezione verso il futuro (“pro” significa “avanti”), quella protezione e quella proiezione che soddisfano i sette bisogni irrinunciabili dei bambini e delle bambine come enucleati dal pediatra statunitense Berry Brazelton, dal bisogno di relazioni di accudimento al bisogno di un futuro.