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Quando un ragazzo prova a morire (e non ci riesce)

La copertina del libro di Alessandro Valenti
La copertina del libro di Alessandro Valenti

Se questa recensione fosse scritta da un adolescente, incomincerebbe con una considerazione semplice: tanta roba! In questo romanzo c’è davvero tanta roba, densa e interessante.

Purtroppo non siamo più adolescenti e cominciamo questo pezzo dicendo che in “Ho provato a morire e non ci sono riuscito” c’è tantissimo mondo, tanti dolori, moltissime emozioni, c’è Roma, c’è Benevento, Verona e un microcosmo di vita che si dipana attorno ad Alessandro, il protagonista quattordicenne del romanzo, un pulviscolo di socialità fatta di contatti virtuali e di simbologie generazionali, forse estranee agli adulti, ma spaccato di un mondo reale che è interessante per il lettore approfondire e conoscere.

Il romanzo è stato scritto da Alessandro Valenti, esordiente diciassettenne, e pubblicato dall’interessante casa editrice “Atlantide”, piccolo progetto editoriale di nicchia lanciato da Simone Caltabellota, ex direttore di Fazi, che conosce bene il mondo letterario, insieme a Gianni Miraglia (marketing manager), Flavia Piccinni (responsabile redazione) e al direttore di produzione Francesco Pedicini,.

Dieci uscite l’anno, tutte stampate in 999 copie di tiratura (salvo auspicate ristampe) e una distribuzione diretta in libreria.

Nell’ambito di questo interessante progetto, nasce la collana “Blu Atlantide”, che ha prospettive più "commerciali" e ospita, tra gli altri, il titolo di cui parliamo oggi, uscito a luglio 2020.

Il romanzo, ben scritto e costruito bene, in maniera semplice e lineare, racconta l'adolescenza ai tempi di Instagram, la scoperta dell'amore e del sesso tra il virtuale e la realtà modaiola. Un viaggio di conoscenza e di espiazione, attraverso diverse epifanie che si dipanano tra le borgate romane, la malavita, le gang di quartiere, gli amori inventati, consumati e buttati, le delusioni e le frustrazioni. Come sfondo, famiglie distratte o inesistenti, descritte anche con un dialetto romanesco efficace anche se a volte un po’ ripetitivo.

Alessandro ci racconta dunque i suoi 14 anni mossi dal bisogno di chiudere un buco nello stomaco che lui attribuisce a Emma – ma che forse ha cause che vanno ben oltre –, una ragazza conosciuta su Instagram, e una relazione che giunge al limite quando l’ossessione non lascia più posto all’amore e il dolore diventa indolenza e poi ferocia lungo le strade del nord, centro e sud Italia.

Insieme al ragazzo entriamo in un’emotività che ribolle, ma che rimane per lo più inespressa nella sua quotidianità.

Il bisogno di assoluto di Alessandro ricorda quello di ogni adolescente di ieri e di domani, eppure il contesto nel quale si sviluppa è ben diverso, molto più fluido, meno definito. Leggendo ci si chiede dove sia la scuola, la famiglia: è come se si avesse l’impressione che lo sguardo del protagonista sia totalmente filtrato dallo schermo di uno smartphone. Tutto passa da lì. Ciò che appare sul monitor esiste, il resto perde di concretezza e ci viene raccontato in modo sfumato e distratto.

Alessandro si muove in una realtà fragile e in una società inesistente. Forse proprio per questo è attirato dai colori della periferia romana, perché sono gli unici che riescono a superare quelli vividi e artificiali dello schermo attraverso una miseria che fa più rumore di una suoneria.

A parte qualche sbavatura, si tratta di un buon esordio, consigliato soprattutto agli adolescenti, ma interessante anche per gli adulti che ignorano l’esistenza di un mondo parallelo nel quale nuotano i nostri figli e che, volenti o nolenti, farebbero bene a conoscere. Per una bella casa editrice, capace di realizzare un magnifico progetto editoriale correlato da un diverso modello di business.

E poi c’era Emma di Roma. In bocca avevo di continuo il sapore di lampone dei cuori sul display del cellulare. Un vocale. Dieci vocali. Una telefonata. E la data che da allora è la password di tutti i miei aggeggi elettronici, l’unica che non posso scordarmi, il giorno infame in cui ci siamo fidanzati. A distanza, vabbè... Così sembra semplice. Ma con lei non è stato mai semplice niente. Né prima. Né durante. Né dopo. È stato tutto difficile. Da perderci il fiato. Da non sentire neanche più il cuore quando mi distendevo a pancia in giù, solo un vuoto cavo. Fin dal primo minuto.

Alessandro Valenti, Ho provato a morire e non ci sono riuscito, Edizioni Atlantide - collana Blu, 2020, brossura, pag. 208.

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