Quanto viene al metro quadrato il Metaverso?
"Così finì quella che era stata una delle mie avventure e uno dei miei viaggi più interessanti. Nonostante tutte le difficoltà e le sofferenze che ciò mi aveva procurato, ero contento che le cose fossero andate in quel modo, perché avevo riacquistato quella fede nella onestà innata dei cervelli elettrici, che era stata sconvolta dai malversatori cosmici. È dolce tuttavia pensare che soltanto l’uomo può essere una canaglia."
Universi. Memorie di un viaggiatore spaziale (Viaggio Undicesimo), Stanislaw Lem
Ogni narrazione sulla tecnologia ha la sua componente mitologica. Oggi quella da cui attinge il Metaverso è un mix più o meno variegato fra la funzione salvifica transumanista e la speculazione finanziaria di rapina.
Entrambe le "pieghe" - se così vogliamo intenderle - del senso del Metaverso non rispecchiano né la realtà né la sua vera potenzialità, ma entrambe sono un chiaro ed evidente sintomo, una febbre che si accompagna alla crescita esponenziale dell’esplosione mediatica dopo l'annuncio di Mark Zuckerberg sulla nascita di META e del suo prossimo obiettivo, la costituzione del SUO Metaverso.
È bastato questo annuncio per far ritornare il Metaverso nella comunicazione mainstream che era stato dimenticato sul fondo del cassetto dell'hype dal 2008, anno Mirabilis che ha decretato l'ingresso nelle case di noi early adopters di quegli anni di quella prima tecnologia che permetteva un’esperienza ampia e condivisa di concetti come Mondo Virtuale Sociale, Metaverso, Ciberspazio (che appartenevano solo alla ricerca sperimentale e alla fantascienza).
La comunicazione riprende da dove si era fermata, anzi, a modo di promemoria, tutto l'armamentario già messo in atto una dozzina d'anni fa. Stupore e meraviglia, per il progresso tecnologico, incredulità, sospetto e paura per gli aspetti disumanizzanti, ma soprattutto la possibilità di fare affari. Soldi, tanti, facili e subito.
Il Nuovo Mondo è vergine, pieno di possibilità e di opportunità per chi ha un’intraprendenza per partire per le colonie extra mondo...
Fuor di metafora, la corsa ad apporre la bandiera del proprio primato tecnologico ed economico sulla terra vergine del Metaverso è iniziata, o meglio è ripresa.
Per chi ha avuto modo di vivere esperienza del primo Metaverso alla sua apparizione con Second life, tutto questo è un déjà vu vagamente stucchevole. Non che manchino gli elementi di novità, e neppure l'evidente constatazione che evoluzione delle tecnologie stia realizzando di fatto quello che una dozzina di anni fa solo proponeva.
Terreno, è il caso proprio di dirlo, d'elezione della speculazione è proprio l'edilizia, il mercato immobiliare, l'acquisto a prezzi esorbitanti di terreni pregiati su cui poi si pensa di ricavarne ulteriori e maggiori profitti, o anche dove BISOGNA esserci per contare.
Prendiamo queste notizie:
- Boom vendita terreni nel Metaverso: spesi oltre 100 milioni di dollari la scorsa settimana. (eveyeye.it)
- Metaverso: Decentraland (MANA) come la Manhattan dell’800. (cryptonomist.ch)
Come è possibile speculare su terreni virtuali, che sono di fatto, porzioni di spazio misurabili in byte (e non in metri) in una memoria digitale?
Iniziamo ricordando che l'immaterialità non è un aspetto che ci deve turbare. Di asset intangibili e di valore, è pieno il nostro universo, senza scomodarne un altro. I meccanismi economici e tecnologici alla base di questo fenomeno non sono neppure nuovi, come ho già avuto modo di dirvi più sopra.
Quello che è più interessante di questo fenomeno è proprio l'inverso della novità, ovvero come la speculazione sia indipendente dall'innovazione e come agisca con gli stessi metodi in qualunque universo si tratti.
Ancora più interessante è il fatto che tecnicamente è in totale controtendenza, anzi perfettamente antinomico e in barba alla Legge di Moore con la realtà del mercato dell'hardware, dell'infrastruttura stessa del Metaverso che verde il costo al byte della memoria (e dunque dello spazio) abbassarsi esponenzialmente in misura della sua capacità di storaggio, tendente all'infinito. Dunque, dovremmo trovarci di fronte a un territorio potenzialmente ampliabile all'infinito, dove il vantaggio competitivo perde di senso.
Ma non è così.
Terra, capitale e informazione
Partiamo dal fatto ovvio che il valore viene stabilito secondo la misura della sua finitezza, e dunque si dà per scontato che il ciberspazio sia finito, o quantomeno essendolo lo strato dei dati intangibili che lo costituisce, fondato su uno strato fisico di server che lo contiene, l'accesso e l'utilizzo verrebbe di fatto determinato dai proprietari dei software e delle infrastrutture, che ne determinano le dimensioni.
E dato che nel mondo digitale la mappa e il territorio (1) coincidono esattamente, si ha anche il controllo assoluto del movimento nel suo interno, delle sue risorse e della sua economia.
Questo processo, dunque, presuppone che la metafora geografica preveda la territorializzazione, la presenza di risorse da sfruttare, vie di comunicazione, centri e periferie. Dunque, una topologia Commerciabile condizione necessaria al mercato immobiliare. Ma non solo. Sono le fondamenta di un principio macroeconomico di lunga data, che entra in profondità nella storia del pensiero economico-industriale, base della dottrina politica di espansione commerciale territoriale che ha portato alla costituzione dei sistemi industriali/mediatici moderni.
A questo aggiungiamo che terra e informazioni sono storicamente intimamente legati, e che la modernità prima e la contemporaneità digitale oggi ha stretto vieppiù, li ha uniti intrinsecamente in un sistema mediatico digitale globale e domani in un possibile futuro Metaverso geografico.
Il modello di questo pensiero che unisce territorio, capitale e informazione (a definire dunque una politica dello spazio e dei luoghi) a cui vi rimando per una lettura (peraltro molto complicata) è espresso luminosamente in "Impero e Comunicazione" il testamento intellettuale di un grande geografo e grande teorico del comunicatore, Harold Adams Innis.
Innis fu il maestro non a caso di Marshal McLuhan, il cui celeberrimo studio degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società nel suo complesso sia sui comportamenti dei singoli, è un riferimento imprescindibile per comprendere l'intimità fra luogo e informazione.
"Innis aveva la percezione sia della "materialità" dello spazio geografico sia del fatto che questa materialità era il prodotto "dell'iscrizione dell'umano sul suolo" quindi "un sistema di tracce colme di senso"(2), tracce, informazioni che vanno ora a formare quel reticolo di informazioni e infrastrutture alla base dell'Ecumene Digitale contemporaneo, nuovo luogo dell'abitare umano.
La topologia economica dell'iperspazio
Che l'Iperspazio abbia una forma e dimensioni, e dunque un valore, è assodato dal lavoro di mappatura decennale fatto da geografi e studiosi. Ricordiamo fra tutti lo studio dell’Opte Project creato nel 2003 da Barrett Lyon, che genera una rappresentazione accurata dell'ampiezza di Internet utilizzando la grafica visiva; e lo studio, basilare, delle forme dell'ipersopazio condotto da Martin Dodge e Rob Kitchin in The Atlas of Cyberspace.
Una Forma che sino a oggi si sviluppa nel mondo fisico con l'architettura delle reti e dei satelliti geostazionari e dei server, connessi fisicamente a costituire L'ossatura tecnica e materica della rete digitale sul nostro pianeta (al momento) e nell' iperspazio dei dati immateriali costituiti da banche dati, archivi di storaggio, motori di ricerca, hub e portali, piattaforme sociali. Questi costituiscono il plateau sul quale si dispiega e si sviluppa la dottrina di espansione dei moderni potentati digitali, vere e proprie Entità extra statuali (3) che agiscono da attori storico-economico-sociali al pari delle grandi nazioni sulla colossale sfera delle informazioni che permea come una atmosfera la nostra esistenza culturale e fisica.
Il Metaverso tridimensionalizza e rende abitabile lo spazio dei dati
L'abitabilità è il fatto primo e necessario per la colonizzazione umana di qualunque mondo possibile, fisico o immateriale. Oggi le potenze imperiali sono Google, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, WeChat, Alibaba (guarda caso aziende americane e cinesi). Per comprendere al meglio le politiche territoriali di questi imperi è da capire su quale mappa si svolgeranno, a partire proprio dalla natura fisica e metafisica della topologia del Metaverso.
Sino ad ora tra i demiurghi dei Mondi Virtuali si sono fatte due scelte topologico/tecnologiche diverse, basate sul discrimine del concetto di Persistenza e del suo contrario, che ha una duplice e fondamentale valenza: la persistenza dello spazio e la persistenza delle informazioni.
La persistenza geografica dello spazio
Esistono a proposito due filosofie geografiche differenti: l'una geograficamente consistente, con territori che condividono una mappa e dunque una coerenza spaziale (hanno coordinate geografiche fisse, una griglia di meridiani e paralleli, una altitudine e una profondità) e temporale (condividono lo stesso tempo) e che rimangono presenti e accessibili (e dunque percorribili, transitabili) indipendentemente dalla presenza o meno di utenti.
A tale filosofia appartengono mondi classici, come Second Life, che su questo modello ha costruito sin dal 2008 un ecosistema economico consolidato, e i nuovi mondi basati su cryptomonete, come Decentraland, Sandbox e Somniumspace, che basano l'economia delle loro transazioni sulla blockchain di Ethereum. Gli Smart Contract corrispondono alle parcelle in cui sono suddivisi i quadranti del reticolo digitale, che esattamente come in una mappa catastale si suddividono le proprietà.
L'altra prevede l'esistenza di uno spazio non persistente, arbitrariamente popolabile di territori che si materializzano quando sono vissuti da utenti, indipendenti gli uni dagli altri, non contigui e non posizionati su una mappa, espandibili e clonabili a volontà. Questi territori definiti spesso come stanze sono come "bolle" contenenti territori, un po' come i "loci" metaforici della mnemotecnica, o come gli asteroidi del Piccolo Principe di Saint Exupery, o il mondo artefatto di Truman Show.
A questi ultimi appartengono i Mondi Virtuali di AltspaceVR, VRChat, Sansar, e Horizon, la futura casa di META/Facebook. E molti altri.
Qui, è evidente, il meccanismo del valore immobiliare viene meno, ma non ho informazioni sufficienti per escluderlo. È probabile che in questo caso a sostituirsi ai metri quadrati ci possano essere degli oggetti o dei permessi "di costruzione" la cui scarsità può sostenere il valore.
La persistenza delle informazioni di persone e cose
Ed è proprio il valore della informazione a essere l'altro soggetto della persistenza.
L'identità di persone e cose è necessaria esattamente come la rappresentazione alla costituzione stessa del Metaverso. La persistenza permette di rendere univoca e inscindibile un’informazione dalla sua forma digitale. Una persona manterrà così il controllo della propria identità e disponibilità economica, una cosa potrà essere scambiata in qualunque mondo virtuale. Entrambi avranno la possibilità di essere tracciabili e ricercabili, esattamente come persone e cose lo sono attualmente nel web.
Inutile dire che tracciabilità e cercabilità di persone sono soggette alle regole della privacy e quella delle cose dalla proprietà intellettuale, cosa attualmente gestita senza una regolamentazione comune e univoca in tutte le piattaforme: semplicemente non esiste interoperabilità fra mondi, oguno fa storia a sé stante. Ed è questo che mi fa dire, che al momento, il Metaverso non esiste che sulla carta.
Conclusioni
L'economia territoriale di un mondo consistente, dunque, è speculare al mercato immobiliare reale. (4)
Il concertato di queste due tecnologie, mondi virtuali persistenti e blockchain ha concorso alla creazione di questo fenomeno che porta in sé le stimmate più credibili della prospettiva di quello che potrebbe diventare il nuovo paradigma digitale per quanto riguarda il mercato immobiliare.
Questo non vuol dire assolutamente che sarà la forma nella quale si evolverà il Metaverso, piuttosto che questo lo conterrà.
Che sia persistente geograficamente o meno, intuendo quello che sarà la sua strada, vedo una inevitabile (in senso kellyniano ovvero come processo evolutivo delle tecnologia, non delle sue manifestazioni che sono soggette a variabili non prevedibili) convergenza fra blockchain, IA e virtualità (in tutti i suoi gradi di separazione), dove la prima gestirà la persistenza dei dati (e dunque dell'identità e della ricercabilità) di persone e cose, la seconda si occuperà di rappresentarli e il cloud computing dei dispositivi e dell' IOT sarà li framework fisico e infrastrutturale dell'infosfera dell'iperspazio digitale.
Che luogo è il Metaverso?
Il Metaverso è dunque un territorio da colonizzare? È un Mondo Nuovo da cui estrarre e sfruttare materie prime, posizione? È la riproposizione della politica espansiva imperiale /industriale che sta portando alla crisi globale il mondo occidentale? È destino che si riproponga il global warming digitale?
Questo è male? Credo di sì.
La speculazione è un a operazione di rapina destinata a innescare meccanismi irrazionali per capitalizzare il desiderio di denaro e successo vendendo un cigno nero?
Questo è male? Credo di sì.
Ma non sono un apocalittico.
A mio giudizio, questa corsa all'oro è un fatto episodico, non va preso come fatto costitutivo fondante, del sistema economico-sociale del Metaverso, non più di quanto l'oro del Klondike ha costituito un episodio relativo il sistema economico statunitense, ma non ne ha segnato la direzione.
Considero gli eccessi che ne derivano un sintomo della estrema fibrillazione sociale correlata alla "Ipotesi Metaverso". Considerarli diversamente come una sorta di "follia" ridurre il tutto al caso di cronaca e di costume, è un errore (5).
Chiudo con le parole di Shoshana Zuboff, tratte dall'introduzione del suo libro Il capitalismo della sorveglianza sia come monito sia come speranza, perché volenti o nolenti, questa è una partita a cui tutti siamo chiamati a partecipare, una delle mani del gioco.
A chi tocca?
"Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono più diffuse dell'elettricità, e raggiungono tre dei sette miliardi di persone sulla Terra. I dilemmi intrecciati della conoscenza, dell'autorità e del potere non sono più limitati ai luoghi di lavoro come negli anni Ottanta del Novecento, ma sono ramificati in tutte le necessità quotidiane, e mediano quasi ogni forma di partecipazione sociale.
Fino a poco tempo fa, sembrava ancora sensato concentrarsi sulle sfide poste da una società o un ambiente di lavoro contraddistinti dall'informazione. Oggi gli antichi interrogativi vanno ricollocati nella cornice più vasta possibile, che possiamo definire civiltà o, per essere più specifici, civiltà dell'informazione.
Potremo chiamare casa questa civiltà che sta emergendo?"
Shoshana Zuboff
Note
(1) Il fondamento dell’approccio al linguaggio della PNL è il principio secondo cui “la mappa non è il territorio”. Questo principio fu formulato inizialmente dal fondatore della semantica generale, Alfred Korzybski (1879-1950), e riconosce la distinzione fondamentale tra le nostre mappe del mondo ed il mondo stesso. (...) Nel suo lavoro più importante, Science and Sanity (1933), Korzybski afferma che il progresso umano è dovuto in gran parte a un sistema nervoso più flessibile, che è capace di formare e usare rappresentazioni simboliche o mappe. Il linguaggio, per esempio, è un tipo di mappa o modello del mondo che ci consente di riassumere o generalizzare le nostre esperienze e di trasmetterle ad altri, evitando che ripetano gli stessi errori o che inventino nuovamente qualcosa che è già stato scoperto. (...) Egli riteneva che gli esseri umani avessero bisogno di essere opportunamente istruiti nell’uso del linguaggio, per prevenire la confusione e gli inutili conflitti che sorgono quando si scambia la mappa per il territorio.
(2) Per approfondire il tema della geografia e spazio dell'informazione, all'interno di una più ampia disamina delle sue caratteristiche, rimando alla lettura di Itinerari nella Geografia Contemporanea di Mario Neve (Carocci, 2004), brillante ed erudita lettura di cui sono personalmente debitore.
(3) Si sottolinea nel saggio “Connectography” di Parag Khanna come “la connettività, intesa come sviluppo o invenzione di nuove forme di infrastrutture (anzi, nel l’autore parla soprattutto di “megainfrastrutture” e “megalopoli”), sia l’obbiettivo essenziale del nuovo millennio lo si capisce osservando un semplice fatto. Con quasi 8 miliardi di popolazione il mondo persiste a convivere con un sistema di infrastrutture tutt’altro che all’altezza, in troppi casi ancora arretrato in termini di connettività, sia essa logistica o dei servizi.
A questo proposito, all’autore preme che, a livello teorico e pratico, venga compresa la profonda differenza tra “geografia politica” e “geografia funzionale”, anche perché sulla base di questa differenza si potranno poi comprendere correttamente i principali fenomeni del “mondo delle connessioni” in cui stiamo vivendo. Geografia politica è quella che possiamo riscontrare su una qualsiasi cartina politica del mondo. Geografia funzionale è quella che, per ragioni tangibili legate alla connettività, va analizzata e tenuta in considerazione per comprendere fenomeni, dinamiche e flussi. Le divisioni politiche, rappresentate in primis dai confini di una cartina politica, possono essere facilmente sfaldate dalle reti di connettività transnazionali garantite da specifiche megainfrastrutture, le cui dimensioni ed estensioni territoriali hanno talmente superato i confini statuali da essere definite come “entità extra-statuali”.
(4) È straordinario vedere come il Dilemma di Collingridge calzi perfettamente per il mondo delle tecnologie di disintermediazione delle valute, progettate con l'intento di ridistribuire il valore in una forma di maggiore tutela democratica, si trova oggi ad essere strumento di capitalizzazione e centralizzazione in mani di pochi possibilmente peggiori dei precedenti centri di potere, spostando semplicemente di mano masse di denaro e arricchendo la speculazione.
Per ricordare, ecco il dilemma: "Quando il cambiamento è ancora facile non ne comprendiamo la necessità. Quando il bisogno di un cambiamento è evidente, è ormai difficile e costoso introdurlo."
(5) Ricordo con una certa acrimonia, che il giornalismo non è riportare la notizia, la neutralità non è un valore in sé.
Il giornalista "neutrale" non vale nulla, altrimenti tanto vale fare della content curation con una buona intelligenza artificiale.
Il giornalismo di valore è sempre portatore di un punto di vista. il giornalista racconta il fatto con la responsabilità del suo sguardo.
Un giornalismo senza sguardo è un verbale della realtà a cui nessuno è interessato se non per immetterlo nel proprio percorso mentale a supporto della propria opinione.
Il giornalismo così bloghizzato è il pari del nefasto credito che viene dato all' Opinione spacciata per Argomentazione.
Ma di questo, ho idea di discuterne ancora.