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Quer pasticciaccio brutto der Quirinale: quando lo sfondo fotografico non è dei migliori

arazzo “Don Chisciotte che consulta la testa incantata”
arazzo “Don Chisciotte che consulta la testa incantata”
Draghi

 

Con tutti gli arazzi a disposizione al Quirinale (la collezione presidenziale ne conta ben 261) forse uno sfondo un po’ più “adeguato” per la prima foto ufficiale d’insediamento del nuovo governo poteva anche trovarsi.

Salone dei Corazzieri. Al centro, sull’attenti, il Presidente della Repubblica Mattarella edil Presidente del Consiglio Draghi. Su ambo i lati, impettiti, i ventitré neoministri in posa per il click di rito. Alle spalle dello schieramento a scacchiera (alias “formazione modalità covid”), un pregiato panno raffigurante ... una truffa.

Proprio così, senza girarci troppo intorno e senza troppi giri di parole, nientepopodimeno che un raggiro.

Beninteso: all’acqua di rose (non certo la fattispecie stricto sensu giuridica ex articolo 640 del Codice Penale – difettando, nel caso de quo, del requisito dell’ingiusto profitto), ma pur sempre un embrionale abbozzo di reato, ordito nella fitta trama dell’antica stoffa.

Titolo dell’opera incriminata: “Il busto incantato”, arazzo numero dieci di una serie di dodici “Storie del Don Chisciotte”; vicenda tratta, appunto, dal capolavoro seicentescoEl ingenioso hidalgo don Quijote de la Manchadi Miguel de Cervantes.

 

La ventura della testa incantata, con altre bagattelle che non si può fare a meno di non raccontare

Nel tomo II, capitolo LXI del romanzo, il personaggio più amato di tutta la storia della letteratura cavalleresca (e non solo) è alle prese, in compagnia del suo sempre fido scudiero Sancho Panza, con la sbruffoneria di un nobile spavaldo (tale don Antonio Moreno).

Costui, in combutta con un parente, si beffa della proverbiale ingenuità di don Chisciotte, inducendolo con artifizi a credere che il busto bronzeo che troneggia nel suo palazzotto sia una statua animata (in realtà, è il complice - ben nascosto - a darle voce attraverso un tubo).

Ne scaturisce un esilarante scambio di botte e risposte, uno spassoso teatrino dell’assurdo in perfetto stile nonsense.

Insomma, nulla di grave o, a fortiori, di perseguibile (... niente reclusione e multa, per intenderci), ma nemmeno un semplice scherzo innocente “giacché non sono burle quelle che pungono, né vi ha passatempo che sia permesso se torna a danno altrui”.

 

L’arazzo “Don Chisciotte che consulta la testa incantata”

Di misure imponenti (376 x 400 cm.), il manufatto, il cui valore commerciale si aggira sui 600mila euro, fa parte dell’epopea ispirata alle gesta del cavaliere più naïf delle saghe di tutti i tempi.

Tessuto a metà settecento (sulla base di un cartone del disegnatore Coypel) nelle officine parigine della famiglia di tintori Gobelins, dopo un “soggiorno” in Sicilia ed a Napoli presso i principi di Borbone, giunse al Quirinale nel 1860, con altre collezioni confluite dagli Stati preunitari per impreziosire la residenza istituzionale del sommo capo.

Su fondo damascato (sapiente intreccio di fili di lana e seta), il fulcro dell’ironica scenetta sembra un tableau vivant le cui comparse paiono sbucate fuori da una commedia di Molière, in una perfetta mescolanza tra arte figurativa e rappresentazione teatrale.

A decorazione del palcoscenico, uno scenografico contorno di riquadri sagomati, cornici dorate, volute ed alentours di inconfondibile gusto rococò (con tanto di puttini, richiami animalier ed immancabili festoni floreali). Realizzazione piuttosto “carica”, arzigogolata e contorta come la mente lambiccata del suo protagonista ... dalle patetiche illusioni alimentate con l’inganno.

Quinta, insomma, non delle più idonee per immortalare il cambio di guardia dell’esecutivo.

Certo ci sono questioni ben più cruciali cui pensare che non di rimediare (magari con un bel photoshop del backstage) ad uno scatto sbadatello: ma, con le varie scelte in campo, strappa un sorriso divertito che l’abbia proprio spuntata l’opzione imbrogliona.

La piccola reprimenda è ovviamente giocosa (superfluo sottolinearlo): buon lavoro al neonato governo, con l’augurio che l’operato tecnico o politico che dir si voglia – sia anche un po’ improntato alla purezza d’animo ed “ai grandi slanci, alle idee e ai sogni” dell’esemplare cavaliere errante.