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Serendipità

Serendipità
Serendipità

Chissà se Cristoforo Armeno, intorno alla metà del 1500, mentre scriveva del “Peregrinaggio di tre giovani figliuoli del Re di Serendippo”, poteva immaginare che da questa narrazione sarebbe derivata una parola affascinante e intrigante come «Serendipity», da cui serendipità, traduzione italiana del lemma coniato in inglese.

Il misterioso autore, la cui identità è ricostruita in filigrana da pochi documenti d’archivio, probabilmente non ha tradotto dalla «lingua sua» il testo, ma l’ha adattato alla cultura cristiana, attingendo a storie e poemi persiani, facendone un capolavoro purtroppo poco conosciuto. Il libro, infatti, ha avuto più fortuna tra gli orientalisti, e per essere più precisi tra gli arabisti e gli iranisti, che non tra gli studiosi di letteratura italiana.

Serendipità indica la capacità di fare scoperte inaspettate, quasi per caso, affidandosi alla propria sagacia e avvalendosi di un procedimento abduttivo, che consente di risalire dagli effetti visibili di un fenomeno alle cause.

Forse ciascuno di noi ha fatto esperienza di serendipità, e tanto più quanto più abbia rinunciato a precomprensioni e rigidità mentali, collocando meccanicisticamente gli eventi in schemi precostituiti, e si sia lasciato sorprendere dalle infinite possibilità di manifestazione del reale, ponendosi interrogativi e formulando congetture. Non è un caso che la parola serendipità circoli soprattutto nel mondo scientifico, dove talune scoperte – si pensi, ad esempio, a quella della penicillina – sono avvenute non proprio per caso, quanto piuttosto per l’abilità di saper approfittare di ostacoli, errori o dimenticanze, mantenendo viva la fiamma dell’intelligenza (anche emotiva) e la capacità di osservazione e di apprendimento.

Credo che tutti dovremmo fare più attenzione alle molteplici “tracce” della realtà, agli indizi lasciati da persone e cose, mantenendo elevato lo spirito di osservazione e di analisi e la capacità di lavorare su ipotesi nuove: in questo modo potremmo trasformare gli errori in risorse, i fallimenti in opportunità, le deviazioni di percorso in nuove strade da esplorare.

Personalmente, incontrando fondamenti e metodi della giustizia riparativa, ho scoperto uno stile di vita. Chissà cosa ne penserebbe Cristoforo Armeno.