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Studiare per il concorso in magistratura (parte VII)

1. Presentazione corsi IQ 2007/2008 – Milano, 16 luglio 2007.

tralci dalla trascrizione dell’esposizione di Francesco Bellomo[1]

[…] un corso di preparazione […] è unitario per chi intende esercitare la libera professione e chi […] intende entrare nella magistratura.

L’obiettivo di un corso […] è quello di far diventare più bravo chi lo segue. […] dal vostro punto di vista l’obiettivo è […] superare il concorso ovvero […] l’esame di abilitazione […].

Se l’obiettivo è […] diventare più bravi non c’è differenza dal punto di vista di chi segue la libera professione o per l’accesso alla magistratura. […] le lezioni teoriche sono le medesime per l’ovvia considerazione che l’ordinamento […] è il medesimo per chi si troverà a svolgere la professione privata e […] chi si troverà a svolgere le funzioni giudiziarie. Il diritto non cambia, anche se l’opinione comune spesso vuole che le preparazioni debbano essere differenziate. Ovviamente le prove scritte sono diverse perché sono diverse le prove dei due esami (fermo restando che la differenza tra un tema e un parere è molto meno ampia di quello che comunemente si pensa).

Se […] guardiamo all’[…]obiettivo soggettivo […] il superamento del concorso o […] dell’esame di abilitazione, allora c’è effettivamente una differenza tra le due preparazioni. […] l’esame di abilitazione non ha la stessa difficoltà del concorso […]. Il concorso ha un numero chiuso, l’esame di abilitazione no […].

[…] se parlo a chi è qui per l’esame di avvocato devo dire che non è necessario questo corso perché è a un livello molto più avanzato rispetto a quello sufficiente per superare l’esame. Per la verità ai fini del superamento dell’esame di abilitazione non è neanche necessario frequentare un qualsiasi corso. Ovviamente purché chi lo deve affrontare sappia come prepararlo. Sia per gli aspetti teorici sia per quelli pratici. In realtà chiunque prepara l’esame di abilitazione è persona che effettua la pratica, realmente non in modo fittizio, quindi sa o […] dovrebbe sapere come scrivere un parere o come scrivere un atto.

[…] un corso […] non dovrebbe curare solo la conoscenza ma forse ancora di più le capacità, cioè l’incremento delle attitudini. Come in ogni attività umana l’allenamento può migliorare le potenzialità.

[…] le tecniche di preparazione sono di massima riconducibili a tre modelli. Il primo […] lo chiamo master. Si tratta di trattazioni di tipo descrittivo, sostanzialmente cronache di dottrine e giurisprudenza, fatte più o meno bene, con sviluppi di certi argomenti a carattere monografico, […] si parte da una base istituzionale poi si scende in profondità in linea verticale, nei resoconti teorici. […] dalla dottrina e dalla giurisprudenza il docente prende e porta agli studenti, cercando di rendere in forma più o meno organizzata, più o meno intelleggibile. Questo modello è largamente prevalente nei corsi di preparazione per l’esame di avvocato. Nei corsi di preparazione per la magistratura […] esiste un modello più avanzato […] si prendono le varie tesi sugli istituti giuridici oggetto della lezione e si mettono in contrapposizione. È un sistema che si avvale di un metodo dialettico onde elevarsi dallo studio descrittivo attraverso la tecnica del conflitto delle tesi e, con procedimenti ora di confutazione ora di verifica, induce […] uno sforzo critico tale da portarlo a una maggiore capacità di analisi autonoma del diritto. Questo modello nell’ambito dei corsi di magistratura è simboleggiato dalla scuola nazionale più famosa, perché sul territorio da trentacinque anni […] ed è la scuola di Rocco Galli […] si trova a Roma. […] Terzo modello […] si fa non solo descrizione e confronto tra le tesi ma […] dimostrazione delle tesi. L’approccio è di tipo logico-scientifico.

[…] gli elementi della dimostrazione in materia giuridica sono le norme e i principi. Tali elementi vanno desunti – nel rispetto delle regole di ermeneutica codificate – tramite le tecniche di interpretazione e di collegamento (per associazione e dissociazione) delle disposizioni normative. […] i contenuti sono le norme e i principi, il contenitore o struttura è quello logico. Lo studente […] dovrebbe essere in grado, un po’ per riproduzione e un po’ per sviluppo autonomo, […] di effettuare l’analisi di istituti anche prescindendo dallo studio della dottrina e della giurisprudenza, che comunque deve fare.[…]

Se in sede di concorso e di esami avete gli strumenti ([…] il codice, quindi le norme, l’ordinamento e i principi), conoscete le tecniche di ermeneutica, conoscete sul piano teorico e […] operativo i modelli, nient’altro vi serve. Va da sé che questa dovrebbe essere l’ambizione massima di ogni giurista anche se con diversi gradi di intensità. L’obiettivo è di mettere in grado il candidato di fare meglio degli altri sugli argomenti a lui noti, grazie ad una capacità di indagine superiore, e comunque anche di raggiungere dei risultati apprezzabili sugli argomenti che non conosce, che è […] più difficile […] nel concorso in magistratura perché nell’esame di avvocato ci si avvale dell’ausilio del codice. Ma non è detto che […] serva, altrimenti non si spiegherebbe l’enorme quantità di bocciati. Ma nel concorso in magistratura è ancora più drammatico perché ci sono tre ordinamenti. […] Nel concorso in magistratura necessariamente bisogna studiare i tre ordinamenti che sono enormi. C’è stata […] un’esplosione negli ultimi quindici anni tale che, personalmente, ritengo che per conoscerli bene, studiandoli costantemente, servirebbero dieci anni. Immaginate […] se ci si può presentare a un concorso dopo dieci anni […] La media della preparazione è di due anni, ma non è detto che dopo due anni lo superi. C’è anche chi lo studia per molto più tempo e non lo supera. Quindi non solo non c’è la possibilità reale di studiare abbastanza per capire i tre ordinamenti ma per giunta lo studio a fondo dei tre ordinamenti non assicura il superamento del concorso […]. All’esame di avvocato hanno sette ore, al concorso in magistratura otto. Voi dovrete essere dalla prima alla settima o ottava ora al 100% del rendimento. […] I manuali prevalentemente descrivono e non dimostrano e quindi è chiaro che per dimostrare si deve fare qualcosa di diverso. Nel corso di queste sequenze – a volte strutturate quasi in forma algebrica, altre geometrica – io posso porre dei quesiti per vedere quanto siete dentro nel discorso. All’inizio forse non capirete molto, poi le cose cambiano.

[…] Le correzioni avvengono sulla base di alcuni parametri […]: aderenza alla traccia, completezza dei contenuti, livello di approfondimento, logicità, forma. Completezza dei contenuti e livello di approfondimento segnalano la capacità di elaborazione in orizzontale e in verticale del quesito posto dalla traccia. Perché la completezza dei contenuti ci sa indicare se sono stati colti quanti più punti possibili di quelli oggetto della traccia: ogni traccia ha un problema conoscitivo che si articola in vari sottoproblemi; quanti più sottoproblemi si individuano e si analizzano tanto più l’elaborato è completo. Quindi elaborazione orizzontale. Invece l’approfondimento dei contenuti riguarda la elaborazione verticale: quanto più sul singolo punto si scende in profondità nell’analisi tanto più sarà apprezzato l’elaborato. Poi c’è il profilo degli errori e delle imprecisioni che possono gravare sul voto generale […] Quindi […] concetti sbagliati o imprecisi. Logicità: si articola fondamentalmente nel rispetto della forma logica dell’elaborazione, che postula uno schema di fondo costruito intorno al problema conoscitivo. Lo schema si articola in piano (indice logico-informativo essenziale della trattazione) e mappa concettuale (geometria dei concetti). In ciò risiede l’impostazione dell’elaborato che ne garantisce la tenuta: non contraddizione e coerenza, linearità, sequenzialità dei passaggi […] Il primo obiettivo è potenziare l’attitudine ai ragionamenti giuridici: capacità di logica, capacità d’impiego dei modelli della logica, capacità di ermeneutica giuridica. Si collega questo aspetto al terzo obiettivo: […] l’incremento della conoscenza lineare, trasversale e circolare degli ordinamenti. Questo significa che […] dovete migliorare o meglio imparare […] questi modelli della logica sul piano teorico; una volta appresi i contenitori, le strutture formali, bisogna saper inserire i contenuti, le norme e quindi interpretarle. […] Ci sono delle tecniche che vi toccherà utilizzare quando vi viene assegnata la traccia: nel caso del parere si parte dal fatto e bisogna individuare il diritto, nel caso del tema viene dato già il diritto e l’istituto, ovviamente variamente articolato. Bisogna […] individuare le norme attinenti all’argomento, selezionarle e poi procedere alle varie combinazioni. Quindi si andrà a interpretarle. […] se non si è in grado di individuarle non si ha lacuna chance. Allora non bisogna solo conoscere la dottrina ma ancor prima conoscere gli ordinamenti: […] il codice civile, […] il codice penale e possibilmente conoscere il sistema di leggi amministrativo. In realtà per quest’ultimo bastano le leggi fondamentali: legge sul procedimento, norme costituzionali e alcune leggi di giustizia amministrativa. Una volta che si ha la conoscenza di tipo lineare degli ordinamenti, bisogna capire la conoscenza trasversale e circolare, che sono tecniche di lettura e di interpretazione. Un conto è seguire la sistematica, cioè passare da articolo ad articolo linearmente, altro è […] andare trasversalmente e circolarmente. […]

Secondo obiettivo è formare la capacità di costruzione della prova scritta. E qui devo illustrarvi la tipologia delle tracce. Ce ne sono di tre tipi. A ogni tipo di traccia corrispondono tecniche esegetiche. Cioè tecniche d’interpretazione della traccia: che significa capire ciò che i commissari vogliono, che è molto più difficile di quanto si pensi e che è uno dei principali motivi di bocciatura: l’incapacità di comprendere il problema di fondo e il sottoproblema. Ancora poi: metodi di pianificazione, cioè lo schema, l’elaborazione, […] del pensiero e la configurazione concettuale e poi la redazione, […], le tecniche formali per la prova.

Quarto obiettivo è l’approfondimento delle tematiche di stretta attualità normativa e giurisprudenziale.

Come noto, le prove scritte tendono ad avere ad oggetto argomenti che sono al centro del dibattito normativo, dottrinale e giurisprudenziale. […] è bene preparare il terreno col civile e il penale per poi affrontare l’amministrativo.

2. Stalking Inventary List per Vittime e Autori (S. I. L. V. I. A.)

Prima dell’entrata in vigore dell’articolo 612 bis codice penale, ed in attesa della discussione parlamentare, la Direzione Centrale Anticrimine, Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, in collaborazione col Dipartimento di Psicologia, il Centro Studi Cesvis, della Seconda Università degli Studi di Napoli, approntavano una lista-scheda identificativa per vittime ed autori di stalking.

Anche dopo la novella/novità normativa, tale documento rimane essenziale nelle linee principali, e per tutti gli operatori diviene strumento di riflessione su quella che è stata la supplenza giurisprudenziale in materia, sui presupposti socio-dinamici di un istituto necessario e neofita per l’ordinamento italiano; in attesa che nuova giurisprudenza sorga e si consolidi.

Di seguito, i tratti essenziali di S.I.L.V.I.A. (Stalking Inventary List per Vittime e Autori):

SILVIA è l’acronimo di Stalking Inventary List per Vittime e Autori, espressione che individua un formulario destinato alle Forze di Polizia, per monitorare i casi di “stalking”[2] […]

SILVIA nasce […] a seguito del riscontrato aumento delle segnalazioni pervenute […] sulla fenomenologia […], le cui espressioni in concreto sono risultate non sempre di facile gestione.

È […] uno strumento di supporto per l’operatore, in grado di contribuire alla comprensione delle dinamiche che afferiscono la vittima di continue molestie, minacce e atti vessatori, subiti ad opera di una persona conosciuta o sconosciuta.

Non sempre siamo in presenza di fattispecie specifiche di reato e talvolta la loro individuazione può non rispecchiare la complessità della condotta vessatoria.

La raccolta sistematica dei dati tramite il formulario […] potrà essere […] utilizzata ai fini del monitoraggio […] sulla diffusione del fenomeno e sulle caratteristiche di chi agisce o subisce gli atti perturbatori, al fine di poter elaborare strategie efficaci di contrasto. […] A volte si tratta di […] violenza fisica, riconducibile ai reati di percosse o lesioni, […] in altri casi siamo di fronte ad un insieme di condotte più subdole e meno evidenti, perché caratterizzate da atti persecutori volti a molestare la vittima, o a porla in uno stato di paura e soggezione.

[…] La vittima […] trovando nelle istituzioni un referente professionale preparato, che comprenda le dinamiche del comportamento vessatorio, eviterà di isolarsi o di sottostimare il problema. […] consigliata dagli operatori, potrà attivare utili strategie di protezione ed evitare comportamenti che potrebbero […] causare un peggioramento della condotta […] rivolgersi a strutture specializzate per un sostegno psicologico. Sostenuta, creduta e rassicurata, la vittima sarà motivata a sporgere querela e a collaborare con le forze di polizia.

[…] Gli atti persecutori – o “stalking” – sono un insieme di condotte reiterate nel tempo, dirette o indirette, indirizzate ad una persona conosciuta o sconosciuta, che inducono chi le subisce in uno stato di soggezione o grave disagio fisico o psichico.

Le vittime […] temono per la propria sicurezza personale o delle persone a loro legate. Il movente principale delle condotte […] è […] quello di cercare di incutere uno stato di soggezione nella vittima per disporre di lei a piacimento.

Gli atti […] sono […] “un insieme di condotte vessatorie, sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore”.

[…] i comportamenti che possono realizzare l’ipotesi […] sono fra i più variegati […][3].

[…] per poter parlare di “stalking”, gli atti persecutori devono essere ripetuti nel tempo ed […] indesiderati per la vittima.

La maggior parte degli “stalkers” conosce la vittima e […] oltre la metà è un ex-partner […].

Chi subisce atti persecutori ha spesso difficoltà a parlare con qualcuno e a chiedere aiuto per paura, vergogna o […] speranza che tutto finisca al più presto.

Può essere utile conoscere le diverse tipologie di autori-persecutori ed i meccanismi sottostanti le loro condotte, […] per fini investigativi, ma anche per poter fornire alla vittima un aiuto più mirato.

Vari studi scientifici hanno elaborato più classificazioni […] Quella […] elaborata da Sheridan e Boon (2003), in Inghilterra, [fornisce] agli operatori della giustizia modelli esplicativi per comprendere il movente[4] […].

Il primo approccio della vittima con le forze di polizia può determinare il prosieguo delle indagini […] Quando si ha a che fare con vittime di “stalking” bisogna sapere che […] hanno paura […] di rivolgersi alle forze di polizia per il timore di inasprire il persecutore. Potrebbero, inoltre, provare rabbia verso se stesse per non essere riusciti a far cessare la condotta.

Durante il colloquio finalizzato alla redazione della denuncia […] è meglio prediligere il metodo […] “a imbuto”, con domande inizialmente aperte, formulando solo successivamente domande chiuse, per ottenere chiarimenti su alcuni aspetti del racconto. È opportuno spiegare che le numerose domande sono necessarie per evitare che vengano tralasciate informazioni importanti.

Prediligere […] tecniche come l’intervista cognitiva o […] strutturata, per aiutare […] a far riaffiorare il ricordo.

Chiedere sempre alla vittima di farsi refertare in caso di aggressioni fisiche […] può essere opportuno consigliare […] di tenere un diario per riportare tutto ciò che accade.

[…] la vittima ha […] la possibilità di costituirsi parte civile in un eventuale procedimento penale, per la richiesta del risarcimento del danno.

[…] il pubblico ministero potrebbe richiedere […] misure cautelari come l’ordine di allontanamento, l’obbligo di dimora o […] la custodia cautelare.

Per il reato di molestia (660 c. p.) trattandosi di un […] massimo di pena di sei mesi, non sono applicabili le […] cautelari.

Nell’ipotesi in cui venga approvata la […] normativa sugli “atti persecutori” e, in particolare, l’art. 612-bis c. p. , che prevede un massimo di pena di 4 anni, saranno applicabili le […] cautelari, fra cui, oltre all’allontanamento dalla casa familiare (282 bis c. p. p.), anche [il] […] “divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa” (art. 282 ter c. p. p.).

L’intervento […] di Polizia potrà […] essere integrato dal supporto psicologico di operatori di strutture specializzate quali i centri antiviolenza o le associazioni che si occupano di violenza in danno di donne. L’operatore potrà fornire il riferimento del centro della propria città, o del posto più vicino. […] Nel nostro Ordinamento […] non esiste […] una fattispecie di reato specifica come negli USA, […] Canada, […] Australia e […] numerosi Paesi dell’Unione Europea, anche se il Consiglio dei Ministri ha approvato, alla fine del 2006, una proposta di legge […] che prevede […] una fattispecie […] rubricata “Atti persecutori”, che recita: «Chiunque ripetutamente molesta o minaccia taluno in modo tale da turbare le sue normali condizioni di vita ovvero da porre lo stesso in uno stato di soggezione o grave disagio fisico o psichico, ovvero tali da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di persona a sé legata da stabile legame affettivo, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a quattro anni».

Nelle more dell’approvazione della menzionata normativa, la Polizia […] può raccogliere elementi utili per ascrivere la condotta al reato di volta in volta commesso[5] e trasmettere all’Autorità Giudiziaria la […] querela, corredata da tutti gli elementi utili per una corretta gestione del caso.

La compilazione [di] SILVIA permette […] di avere un quadro più esaustivo.

[…] è opportuno farsi raccontare le modalità con cui sono avvenuti/avvengono gli atti persecutori e da quanto tempo durano; nel caso di ex-partner è utile la conoscenza se, in passato, lo stesso ha tenuto comportamenti violenti (fisici, verbali o sessuali).

[…] La giurisprudenza rivolge, da tempo, molta attenzione al fenomeno delle “molestie assillanti” e, in svariate pronunce, ha punito quei comportamenti molesti messi in atto attraverso comunicazioni di tal fatta con il telefono, per lettera o con la diffusione di materiale fotografico o video inerente la vittima, senza il suo consenso.

Un esempio significativo è dato dalla sentenza nr. 26680/2004 della Terza Sezione […] che ha respinto il ricorso della difesa contro la decisione della Corte di Appello di Torino (sent. del 22/3/2002 di conferma alla sentenza di primo grado) che aveva condannato un soggetto ritenuto colpevole di molestie […] perché col mezzo del telefono e mediante lettera, aveva recato personalmente disturbo alla sua ex-partner e perché, allo scopo di recarle danno ed effettivamente procurandole nocumento, aveva diffuso su […] Internet, senza il suo consenso, immagini tratte da una videocassetta contenente un suo spogliarello, pubblicando, altresì, il numero dell’utenza cellulare della stessa.

Le motivazioni rese dalla Suprema Corte addicono che «l’art. 660 c.p. ha voluto incriminare non tanto il messaggio molesto che il destinatario è costretto ad ascoltare (per telefono), quanto ogni messaggio che il destinatario è costretto a percepire, sia de auditu che de visu, prima di poterne individuare il mittente, perché entrambi i tipi di messaggio mettono a repentaglio la libertà e tranquillità psichica del ricevente».

3. Le buone letture

Condizione indispensabile per svolgere due professioni intellettuali rilevantissime come l’avvocatura e la magistratura è la capacità di lettura e scrittura; e la relativa interpretazione.

Le rappresentanze forensi se ne sono così tanto rese conto che inviano ai propri iscritti dei consigli di lettura.

Il grado, quindi, d’atrofia culturale è tale da sfiorare il ridicolo: l’assurdo di gente laureata (prima) ed abilitata (dopo) che non sa scrivere perché non ha “mai” letto. La negazione assoluta non è eccessiva, e non bastano ad una persona degnamente istruita i gradi scolastici, per reputarla all’altezza di funzioni e professioni così delicate.

Purtroppo siamo arrivati a tanto. Siamo giunti all’abecedario senza poterlo recuperare; ed alla soluzione usa e getta, come se consigliare la lettura di titoli più o meno noti fosse, dopo assenza di ortografia/sintassi/grammatica, la soluzione a tutti i mali. I nostri esami sfornano professionisti che non conoscono la differenza tra verbi e congiunzioni! E allora, cosa consigli allo sgrammaticato se non tornare sui banchi di scuola?

Non ho preteso d’essere l’ennesimo avvocato che guidi i colleghi verso questo o quell’altro libro. Non ho questa aspirazione alla superiorità o al nascondimento dell’ignoranza e sono consapevole – come un illustre filosofo insegna ed insegnò – di non sapere. Siccome però ho presente quanto scritto sino ad ora, ed almeno per il limitato spazio conoscitivo di questo libretto, vi lascio a due illustri pensieri. Il primo di tradizione ebraica; il secondo d’alta letteratura francese, occhieggiante al buonissimo italiano, in barba a tutte le guerre da botti piene e mogli ubriache, e… anche agli etilometri.

Convinta infine che delle buone letture non si butta nulla, come per i buoni formaggi, dei quali è edibile anche la scorza.

1. Da: Le leggende del Re Salomone, di Hayim Naham Bialik, edizioni Stampa Alternativa, Roma, 2004, collana “Nuovi equilibri”; traduzione di Gaio Sciloni

[…] Un giorno si trovarono soli, loro due, nel palazzo, e Salomone chiese al Re dei Demoni:

—    Dimmi, ti prego, in che cosa la vostra forza è superiore a quella degli uomini? […]

—    Te lo dirò, se mi scioglierai da questi ceppi e mi darai il tuo anello col sigillo.

Salomone fece ciò che quello chiedeva. Appena il Santo Anello fu nelle mani del Demonio, questi lo ingoiò e fece cadere Salomone in un tranello: stese una delle sue ali sulla terra e l’altra in cielo, spinse con forza e gettò Salomone in un altro paese, molto lontano da Gerusalemme, lontano di là più di quattrocento leghe.

Poi Ashmeday penetrò nell’interno del Palazzo, indossò vestiti regali, fece il suo volto uguale a quello di Salomone, e prese il posto del Re sul trono e giudicò il popolo, e nessuno si accorse di cos’era successo. […]

Mentre dormivano, il loro capo, che era anche il medico del Re e uno dei consiglieri che erano stati chiamati per la questione del latte, fece un sogno: le sue membra disputavano, in quel sogno, fra di loro. I piedi dicevano: «Siamo i più importanti fra tutte le membra, perché se non ci fossimo noi, chi mai potrebbe portare il latte al Re?».

Le mani dicevano: «Siamo noi le più importanti, perché se non ci fossimo state come si sarebbe potuto mungere la leonessa e prenderne il latte?». Gli occhi dicevano: «Siamo noi in testa a tutti, perché senza di noi nessuno può vedere la strada né trovare […] le mani e i piedi». Il cuore ribatté […]: «Siete tutti solo melma al mio cospetto, perché io sono il Gran Consigliere, e senza il mio consiglio, cosa potreste voi tutti far mai?». Ma la lingua rispose: «Io, io sono l’eletta fra tutti, perché senza la parola non potreste far nulla».

La lingua aveva appena finito di parlare, e tutte le altre membra del corpo la assalirono, la beffarono e la coprirono d’improperi, dicendole: «Ehi, tu, abitante del buio e delle tenebre! Tu, un esserino molliccio e senz’ossa! Tu vorresti metterti alla nostra testa? Dove trovi il coraggio di porti fra i Grandi?».

Rispose la lingua: «Oggi stesso confesserete tutti che vi domino!».

Il medico si destò e capì che aveva sognato. Chiuse bene tutto in cuor suo e si affrettò a mettersi in viaggio con i suoi uomini.

I messi tornarono dunque dal Re del Moab, e il loro capo – che aveva ancora l’animo confuso dal sogno fatto quella notte – offrì al Re il vaso col latte, dicendogli: «Eccoci, Sire, siamo tornati or ora, e ti abbiamo portato il latte di cagna…».

Sentendo dire così, il Re si adirò, storse la bocca, batté un piede e gridò, pieno di collera: «Impiccatelo!».

Il carnefice prese l’uomo, che tremava in tutte le sue membra, e la lingua disse alle altre membra: «Avete visto dunque che siete tutti nelle mie mani? Siete pronte a riconoscermi come vostro capo e signore?».

Le membra risposero in coro: «Lo riconosciamo! Sei tu l’eccelsa, la prescelta, a te la priorità, da te tutto dipende! Ma liberaci adesso da questo pericolo mortale!».

Allora la lingua disse al carnefice: «Riconducimi dal Re, perché devo comunicargli una cosa in suo favore».

L’uomo fu ricondotto dal Re, e si gettò ai suoi piedi e lo supplicò, dicendo: «Ahah, Sire! Perché dovrei essere impiccato, se ti ho portato il latte di leonessa che guarirà il tuo male?»

[…]

«Ma la tua lingua non mi ha forse detto che hai portato latte di cagna?»

[…]

«Provi il re mio Signore a bere questo latte, e vedrà se non lo farà guarire, perché è davvero latte di leonessa. Però nel linguaggio dei cacciatori si usa, a volte, chiamare la leonessa “cagna”… Voglia […] il grande Re scusare stavolta il mio fallo, se la mia lingua non ha saputo scegliere il linguaggio che si addice a chi ha l’eccelso onore di parlare al suo Re».

Il re si convinse, bevve il latte e guarì. E in quel medesimo giorno il Re congedò la schiera degli Ariel del Moab, disperse quegli uomini e impedì loro di opprimere ancora la gente d’Israele. […]

È al fatto qui descritto che alludono […] le parole che si leggono nei Proverbi di Salomone: «La vita e la morte sono nelle mani della lingua». […]

Un giorno i pastori del Re Davide erano seduti in un campo, a rifocillarsi, e mangiavano le provviste che si erano portati nelle bisacce […] Uno dei pastori non aveva abbastanza da riempirsi lo stomaco, e perciò chiese a un compagno che gli prestasse un uovo sodo […], ma il compagno gli disse: «Non ti presterò nulla finché non mi avrai promesso, in presenza di testimoni, che mi restituirai a tempo debito l’uovo insieme a tutti i benefici che quell’uovo avrà apportato al suo possessore da questo momento a quello in cui verrà restituito».

A colui che chiedeva in prestito l’uovo parve che un tale impegno fosse cosa da poco e non ne tenne conto. […] Accettò […] il patto […]: «Bene, sia come vuoi». […]

Molti anni passarono, e quello che aveva prestato l’uovo venne a riscuotere il suo credito. […]

«Da un uovo nasce un pulcino. Nel suo secondo anno di vita, quel pulcino genera diciotto pulcini, e così via per ogni anno consecutivo. Ognuno di quei pulcini genera a sua volta diciotto pulcini all’anno. Dato che dal momento in cui quell’uovo è stato prestato sono passati, fino a tutt’oggi, quattro anni, allora…» In breve, il conto era giunto, e la somma che si sarebbe dovuta pagare per quell’uovo prestato era immensa, molto più grande di quanto il debitore avesse potuto pagare.

Quindi l’uomo lascio la Corte Reale tutto triste e a capo chino. Aveva appena varcato la soglia della Casa di Davide, quand’ecco gli si fece incontro Salomone, il figlio del Re, che in quel tempo era ancora un bambino. Salmone vide che l’uomo aveva una faccia scura, e gliene chiese il perché. L’uomo gli raccontò cos’era successo e gli disse che il Re aveva sentenziato di pagare per un uovo sodo una somma immane […]. Salomone ne ebbe pietà […]: «Ascolta il mio consiglio: se farai quanto ti dico, ti trarrai dall’impaccio di questo malanno che ti è capitato per via dell’uovo. Nei giorni tale e talaltro mio padre andrà ad ispezionare le sue truppe schierate nei campi; stai bene attento a quelle date, e in quei giorni recati anche tu nei luoghi dove sono accampate le schiere e da dove passeranno le truppe. […] Quando vedrai i soldati marciare, riempiti le tasche di fave cotte […] e spargi quelle fave nei solchi dei campi arati, stando attento a che il Re e i soldati ti vedano. […] Quando i passanti ti chiederanno […] risponderai: “Semino fave cotte”. Tutti si stupiranno […] “Ma chi ha mai visto, in questo mondo, che si seminino fave cotte?” e allora risponderai: “E chi ha mai visto che da un uovo sodo nascono pulcini?”»

Rispondeva sempre come […] suggerito […], e tutti si chiedevano cosa volesse significare quel mistero.

La cosa venne all’orecchio del Re, che […] ordinò di convocare l’uomo al suo cospetto. […] Il Re mandò a chiamare [anche] Salomone, lo guardò sdegnato e disse severamente: «Cos’hai da dire su tutto questo?»

Il piccolo […] non si spaventò […] vedendo la collera di suo padre, e disse […]: «Signor Padre […] non era forse un uovo sodo quello che quest’uomo ha avuto in prestito? […] E quello non era […] un uovo che non sarebbe più stato possibile covare e che non avrebbe più potuto generare pulcini? Perché dunque quest’uomo dovrebbe pagare settanta volte sette più del suo valore? » […]

«Stavolta, figlio mio, il tuo giudizio è stato più giusto del mio. Sii tu […] benedetto […] per avermi impedito di commettere un torto».

E rivolto a quell’uomo […]: «Vai a pagare al tuo compagno il valore di un uovo».

2. Da: Bel-Ami, di Guy De Maupassant, edizioni Fratelli Meta, 1992; traduzione non citata

[…] Conobbe gl’ingranaggi della politica e del teatro, i corridoi e le anticamere degli uomini del Governo e della Camera dei Deputati, le facce importanti dei segretari di gabinetto e quelle arcigne degli uscieri addormentati. Ebbe contatti con ministri e […] portinai, con generali e […] agenti di polizia, con principi, sfruttatori, cortigiane, ambasciatori, vescovi, mezzani, pescicani, uomini della società, levantini fiaccherai, camerieri e tant’altra gente, stimandoli tutti allo stesso modo, misurandoli tutti con lo stesso metro, giudicandoli da un unico punto di vista, a forza di vederli ogni giorno, ogni momento, e di parlare con tutti soltanto di cose riguardanti il suo mestiere. Riteneva di essere come uno che assaggiasse, l’uno dopo l’altro, dei campioni di tutti i vini, e finisse per non distinguere più il Barolo dal Frascati. […]

Si preoccupava soprattutto della mediocrità morale della propria condizione e non vedeva per quale strada potesse raggiungere le cime in cui si ottiene denaro e considerazione. Si sentiva rinchiuso nel mediocre mestiere di cronista, murato lì dentro da non poterne uscire. Era stimato a quel livello. Lo stesso Forestier, al quale si rendeva utile in mille modi, non l’aveva più invitato a cena, lo trattava da inferiore, anche se gli dava del tu come a un amico.

Era bensì vero che Duroy, di tanto in tanto, avendo acquistato una agilità di scrittura e un tratto che gli mancavano ai tempi della seconda puntata dei ricordi d’Africa, poteva pubblicare qualche articoletto senza correre più il rischio di vederselo rifiutare; ma di lì a fare un pezzo di fantasia o a trattare secondo le sue vedute un problema politico, c’era la stessa differenza che corre tra guidare una pariglia per i viali del Bois come cocchiere e guidarla come padrone. […]

Ella si ribellò: «[…] Inganni chiunque, sfrutti chiunque, acciuffi denaro e piacere ovunque, e vorresti essere trattato da persona perbene?» […]


[1] Consigliere di Stato di nomina concorsuale, già Pubblico Ministero, dirige la società “Diritto e Scienza”, operante nel settore della formazione giuridica avanzata. Studioso del problema della verità e delle tecniche accusatorie nel processo penale, ha approfondito l’impiego dei modelli della logica formale nella ricerca giuridica e nell’analisi dei sistemi normativi. Attualmente studia l’influenza delle scienze matematiche, fisiche e naturali nella genesi ed interpretazione dell’ordinamento giuridico.

L’opinione qui proposta è frutto di un incontro “promozionale” del dottor Bellomo, non collegabile con gli altri contenuti del presente lavoro, frutto di un corso tenuto da altro professionista della materia e comunque qui ampiamente rielaborato, personalizzato.

[2] Termine anglosassone entrato nell’uso corrente per indicare l’insieme delle condotte vessatorie volte ad intimidire chi le subisce.

[3] Messaggi sms, mms, e-mail, telefonate, inseguimenti, invio di regali…

[4] TIPOLOGIA 1 «Molestie da parte dell’ex-partner» (costituiscono il 50% dei casi di “stalking”).

Caratteristiche:

  • l’attore prova odio e risentimento a causa della precedente relazione;
  • […] ha un temperamento impulsivo e ostile, anche in presenza di terzi e/o delle Forze di Polizia;
  • la precedente relazione era caratterizzata da maltrattamenti, sfociati spesso […] in violenze fisiche e verbali, commesse anche in presenza di terze persone;
  • minacce esplicite, riconducibili […] a recriminazioni o a motivi di contenzioso;
  • diffamazione della vittima con amici e parenti;
  • iniziative giudiziarie relative all’affidamento, al mantenimento, agli incontri con i figli, finalizzato esclusivamente ad imporre un controllo sulla vita dell’altra persona ed una limitazione della sua libertà;
  • presenza di nuove relazioni che hanno incrementato la gelosia e la condotta aggressiva;
  • abuso verbale e/o fisico nei confronti di terze persone (parenti, amici) che sostengono o aiutano la vittima;
  • comportamenti vessatori caratterizzati da livelli elevati di violenza fisica, verbale e danneggiamenti a cose di proprietà della vittima;
  • gli atti persecutori possono avere origine sia da eventi fortuiti (es. : inseguire la vittima dopo averla incontrata casualmente), che premeditati (es.: aspettare seduti in macchina fuori dall’abitazione della vittima);
  • variabilità dell’età dello “stalker”.

Suggerimenti per la gestione del caso:

  • valutare la presenza di un rischio elevato che vengano commesse violenze anche gravi;
  • valutare lo stato di acrimonia e rabbia generalizzata nei confronti della vittima;
  • cercare di ridurre al minimo qualsiasi tentativo della vittima di porre in essere ritorsioni non giustificate di natura finanziaria, legale, fisica e verbale;
  • suggerire alla vittima, per quanto possibile, di evitare gli ambienti solitamente frequentati dallo “stalker”;
  • nei casi più gravi occorre prendere in considerazione l’ipotesi del collocamento della vittima in un luogo lontano da quello di abituale dimora.

TIPOLOGIA 2 «Atti persecutori dovuti a infatuazione». Questa tipologia si suddivide in due sottocategorie: “amore giovanile” e “amore adulto”, che prevedono caratteristiche simili di condotta, ma suggerimenti diversi nella gestione del caso.

Caratteristiche:

  • l’oggetto delle attenzioni è una “persona amata” […];
  • la persona desiderata diventa il punto centrale delle fantasie […];
  • il desiderio, anche se manifestato con rabbia, nella fantasia è romantico e positivo;
  • la persona desiderata viene rintracciata ed avvicinata con trucchi non malevoli […];
  • livelli di pericolosità bassi;
  • molestie non caratterizzate da minacce, regali macabri o azioni malevole;
  • l’autore di queste condotte è spesso un adolescente o […] giovane adulto.

Suggerimenti per la gestione del caso:

  1. 1.       Amore giovanile

  • È utile poter parlare con il soggetto […], spiegargli le possibili conseguenze penali della sua condotta e quanto fastidioso possa risultare per la vittima il suo comportamento, facendo […] comprendere come possa aver mal interpretato alcuni atteggiamenti dell’altra persona.

  1. Amore adulto

  • In parte come nel caso precedente. Occorre […] prendere in   considerazione la possibilità di applicare al molestatore misure mirate ad allontanarlo dal luogo di dimora della vittima.

TIPOLOGIA 3 «Stalking delusionale e di fissazione – alto rischio»

Caratteristiche:

  • lo “stalker” tende ad essere incoerente e permane la sua fissazione  sulla vittima;
  • la vittima è ad elevato rischio di subire violenza fisica e/o sessuale;
  • l’autore di queste condotte potrebbe essere già noto alle Forze di Polizia ed agli operatori sanitari per probabili disturbi di personalità […];
  • sono frequenti i casi in cui il soggetto ha già commesso reati di violenza sessuale o fisica, o ha precedentemente messo in atto condotte vessatorie;;
  • il comportamento […] si caratterizza per la sequela di telefonate, lettere, e-mail, visite sul posto di lavoro;
  • non esiste un modello comportamentale coerente. I tempi e i luoghi dove agisce […] sono variegati e imprevedibili;
  • il contenuto del materiale inviato […] e le sue conversazioni sono velatamente oscene e di natura sessuale;
  • l’obiettivo […] è avere una relazione intima di natura sessuale con la vittima […];
  • le vittime possono essere indistintamente uomini o donne e, solitamente, appartengono ad una classe sociale medio-alta. Con una certa frequenza sono professionisti […] o persone comunque note, anche solo a livello locale.

Suggerimenti per la gestione del caso:

  • […] si richiamano integralmente i suggerimenti esposti per la trattazione delle molestie riconducibili all’ex-partner […].
  • […] è opportuno segnalare che l’autore, non disponibile al ragionamento, potrebbe essere seguito anche dal Servizio Sanitario Nazionale.

TIPOLOGIA 4 «Stalking delusionale e di fissazione – basso rischio»

Caratteristiche:

  • lo “stalker” presenta la delirante convinzione che esista una relazione fra lui (o lei) e la persona oggetto delle sue fissazioni;
  • il livello iniziale di conoscenza tra vittima e “stalker” è basso […];
  • il persecutore non è disposto a riflettere sulle ragioni della vittima;
  • lo “stalker” costruisce una propria realtà per cui egli (o ella) e la vittima hanno una relazione reciproca e consensuale;
  • se ciò viene smentito, la motivazione viene trovata in fattori esterni […];
  • nel caso in cui lo “stalker” si convinca che una terza persona impedisce la sua relazione, si potrebbe verificare una condizione di pericolo […]

Suggerimenti per la gestione del caso:

  • consigliare alla vittima di non rispondere o reagire alle condotte dello “stalker”. […] se ciò […] accade […] il comportamento da tenere [deve] essere quello di negare in modo determinato, ma senza usare rabbia, la relazione presunta.

TIPOLOGIA 5 «Stalking sadico»

Caratteristiche:

  • la vittima è oggetto di un pensiero ossessivo […];
  • il criterio di selezione […] è basato principalmente sulle caratteristiche proprie della vittima stessa, che può essere considerata una persona da rovinare poiché percepita come felice e/o realizzata […];
  • il livello iniziale di conoscenza è […] basso;
  • il tipo di approccio è  inizialmente benevolo, per poi diventare sempre più persecutorio. Lo “stalker” si infiltra sistematicamente nella vita della preda, per crearle sconcerto e nervosismo;
  • l’autore si caratterizza per possedere una accentuata freddezza emotiva e spesso un disturbo antisociale della condotta;
  • gli “stalkers” sadici hanno già avuto in precedenza tendenze simili […];
  • il comportamento persecutorio può essere rivolto a tutte le persone vicine alla vittima, nel tentativo di isolarla. A volte è […] quest’ultima ad allontanarsi da parenti o amici, o a lasciare il nuovo partner, per non esporli al pericolo […];
  • le minacce possono essere esplicite (“moriremo insieme”) o subdole (la consegna di un mazzo di fiori secchi);
  • lo “stalker” sadico può essere molto pericoloso, in particolar modo per la violenza psicologica;
  • alcuni comportamenti hanno una matrice sessuale ed hanno principalmente lo scopo di umiliare la vittima, disgustarla e […] minarne l’autostima.

Suggerimenti per la gestione del caso:

  • […] Può essere controproducente appellarsi direttamente al persecutore al fine di indurlo a cessare i comportamenti vessatori […]. Si richiamano […] i suggerimenti esposti per la “tipologia 1”

[5] Minacce, ingiurie, molestie, lesioni, violenza privata.

1. Presentazione corsi IQ 2007/2008 – Milano, 16 luglio 2007.

tralci dalla trascrizione dell’esposizione di Francesco Bellomo[1]

[…] un corso di preparazione […] è unitario per chi intende esercitare la libera professione e chi […] intende entrare nella magistratura.

L’obiettivo di un corso […] è quello di far diventare più bravo chi lo segue. […] dal vostro punto di vista l’obiettivo è […] superare il concorso ovvero […] l’esame di abilitazione […].

Se l’obiettivo è […] diventare più bravi non c’è differenza dal punto di vista di chi segue la libera professione o per l’accesso alla magistratura. […] le lezioni teoriche sono le medesime per l’ovvia considerazione che l’ordinamento […] è il medesimo per chi si troverà a svolgere la professione privata e […] chi si troverà a svolgere le funzioni giudiziarie. Il diritto non cambia, anche se l’opinione comune spesso vuole che le preparazioni debbano essere differenziate. Ovviamente le prove scritte sono diverse perché sono diverse le prove dei due esami (fermo restando che la differenza tra un tema e un parere è molto meno ampia di quello che comunemente si pensa).

Se […] guardiamo all’[…]obiettivo soggettivo […] il superamento del concorso o […] dell’esame di abilitazione, allora c’è effettivamente una differenza tra le due preparazioni. […] l’esame di abilitazione non ha la stessa difficoltà del concorso […]. Il concorso ha un numero chiuso, l’esame di abilitazione no […].

[…] se parlo a chi è qui per l’esame di avvocato devo dire che non è necessario questo corso perché è a un livello molto più avanzato rispetto a quello sufficiente per superare l’esame. Per la verità ai fini del superamento dell’esame di abilitazione non è neanche necessario frequentare un qualsiasi corso. Ovviamente purché chi lo deve affrontare sappia come prepararlo. Sia per gli aspetti teorici sia per quelli pratici. In realtà chiunque prepara l’esame di abilitazione è persona che effettua la pratica, realmente non in modo fittizio, quindi sa o […] dovrebbe sapere come scrivere un parere o come scrivere un atto.

[…] un corso […] non dovrebbe curare solo la conoscenza ma forse ancora di più le capacità, cioè l’incremento delle attitudini. Come in ogni attività umana l’allenamento può migliorare le potenzialità.

[…] le tecniche di preparazione sono di massima riconducibili a tre modelli. Il primo […] lo chiamo master. Si tratta di trattazioni di tipo descrittivo, sostanzialmente cronache di dottrine e giurisprudenza, fatte più o meno bene, con sviluppi di certi argomenti a carattere monografico, […] si parte da una base istituzionale poi si scende in profondità in linea verticale, nei resoconti teorici. […] dalla dottrina e dalla giurisprudenza il docente prende e porta agli studenti, cercando di rendere in forma più o meno organizzata, più o meno intelleggibile. Questo modello è largamente prevalente nei corsi di preparazione per l’esame di avvocato. Nei corsi di preparazione per la magistratura […] esiste un modello più avanzato […] si prendono le varie tesi sugli istituti giuridici oggetto della lezione e si mettono in contrapposizione. È un sistema che si avvale di un metodo dialettico onde elevarsi dallo studio descrittivo attraverso la tecnica del conflitto delle tesi e, con procedimenti ora di confutazione ora di verifica, induce […] uno sforzo critico tale da portarlo a una maggiore capacità di analisi autonoma del diritto. Questo modello nell’ambito dei corsi di magistratura è simboleggiato dalla scuola nazionale più famosa, perché sul territorio da trentacinque anni […] ed è la scuola di Rocco Galli […] si trova a Roma. […] Terzo modello […] si fa non solo descrizione e confronto tra le tesi ma […] dimostrazione delle tesi. L’approccio è di tipo logico-scientifico.

[…] gli elementi della dimostrazione in materia giuridica sono le norme e i principi. Tali elementi vanno desunti – nel rispetto delle regole di ermeneutica codificate – tramite le tecniche di interpretazione e di collegamento (per associazione e dissociazione) delle disposizioni normative. […] i contenuti sono le norme e i principi, il contenitore o struttura è quello logico. Lo studente […] dovrebbe essere in grado, un po’ per riproduzione e un po’ per sviluppo autonomo, […] di effettuare l’analisi di istituti anche prescindendo dallo studio della dottrina e della giurisprudenza, che comunque deve fare.[…]

Se in sede di concorso e di esami avete gli strumenti ([…] il codice, quindi le norme, l’ordinamento e i principi), conoscete le tecniche di ermeneutica, conoscete sul piano teorico e […] operativo i modelli, nient’altro vi serve. Va da sé che questa dovrebbe essere l’ambizione massima di ogni giurista anche se con diversi gradi di intensità. L’obiettivo è di mettere in grado il candidato di fare meglio degli altri sugli argomenti a lui noti, grazie ad una capacità di indagine superiore, e comunque anche di raggiungere dei risultati apprezzabili sugli argomenti che non conosce, che è […] più difficile […] nel concorso in magistratura perché nell’esame di avvocato ci si avvale dell’ausilio del codice. Ma non è detto che […] serva, altrimenti non si spiegherebbe l’enorme quantità di bocciati. Ma nel concorso in magistratura è ancora più drammatico perché ci sono tre ordinamenti. […] Nel concorso in magistratura necessariamente bisogna studiare i tre ordinamenti che sono enormi. C’è stata […] un’esplosione negli ultimi quindici anni tale che, personalmente, ritengo che per conoscerli bene, studiandoli costantemente, servirebbero dieci anni. Immaginate […] se ci si può presentare a un concorso dopo dieci anni […] La media della preparazione è di due anni, ma non è detto che dopo due anni lo superi. C’è anche chi lo studia per molto più tempo e non lo supera. Quindi non solo non c’è la possibilità reale di studiare abbastanza per capire i tre ordinamenti ma per giunta lo studio a fondo dei tre ordinamenti non assicura il superamento del concorso […]. All’esame di avvocato hanno sette ore, al concorso in magistratura otto. Voi dovrete essere dalla prima alla settima o ottava ora al 100% del rendimento. […] I manuali prevalentemente descrivono e non dimostrano e quindi è chiaro che per dimostrare si deve fare qualcosa di diverso. Nel corso di queste sequenze – a volte strutturate quasi in forma algebrica, altre geometrica – io posso porre dei quesiti per vedere quanto siete dentro nel discorso. All’inizio forse non capirete molto, poi le cose cambiano.

[…] Le correzioni avvengono sulla base di alcuni parametri […]: aderenza alla traccia, completezza dei contenuti, livello di approfondimento, logicità, forma. Completezza dei contenuti e livello di approfondimento segnalano la capacità di elaborazione in orizzontale e in verticale del quesito posto dalla traccia. Perché la completezza dei contenuti ci sa indicare se sono stati colti quanti più punti possibili di quelli oggetto della traccia: ogni traccia ha un problema conoscitivo che si articola in vari sottoproblemi; quanti più sottoproblemi si individuano e si analizzano tanto più l’elaborato è completo. Quindi elaborazione orizzontale. Invece l’approfondimento dei contenuti riguarda la elaborazione verticale: quanto più sul singolo punto si scende in profondità nell’analisi tanto più sarà apprezzato l’elaborato. Poi c’è il profilo degli errori e delle imprecisioni che possono gravare sul voto generale […] Quindi […] concetti sbagliati o imprecisi. Logicità: si articola fondamentalmente nel rispetto della forma logica dell’elaborazione, che postula uno schema di fondo costruito intorno al problema conoscitivo. Lo schema si articola in piano (indice logico-informativo essenziale della trattazione) e mappa concettuale (geometria dei concetti). In ciò risiede l’impostazione dell’elaborato che ne garantisce la tenuta: non contraddizione e coerenza, linearità, sequenzialità dei passaggi […] Il primo obiettivo è potenziare l’attitudine ai ragionamenti giuridici: capacità di logica, capacità d’impiego dei modelli della logica, capacità di ermeneutica giuridica. Si collega questo aspetto al terzo obiettivo: […] l’incremento della conoscenza lineare, trasversale e circolare degli ordinamenti. Questo significa che […] dovete migliorare o meglio imparare […] questi modelli della logica sul piano teorico; una volta appresi i contenitori, le strutture formali, bisogna saper inserire i contenuti, le norme e quindi interpretarle. […] Ci sono delle tecniche che vi toccherà utilizzare quando vi viene assegnata la traccia: nel caso del parere si parte dal fatto e bisogna individuare il diritto, nel caso del tema viene dato già il diritto e l’istituto, ovviamente variamente articolato. Bisogna […] individuare le norme attinenti all’argomento, selezionarle e poi procedere alle varie combinazioni. Quindi si andrà a interpretarle. […] se non si è in grado di individuarle non si ha lacuna chance. Allora non bisogna solo conoscere la dottrina ma ancor prima conoscere gli ordinamenti: […] il codice civile, […] il codice penale e possibilmente conoscere il sistema di leggi amministrativo. In realtà per quest’ultimo bastano le leggi fondamentali: legge sul procedimento, norme costituzionali e alcune leggi di giustizia amministrativa. Una volta che si ha la conoscenza di tipo lineare degli ordinamenti, bisogna capire la conoscenza trasversale e circolare, che sono tecniche di lettura e di interpretazione. Un conto è seguire la sistematica, cioè passare da articolo ad articolo linearmente, altro è […] andare trasversalmente e circolarmente. […]

Secondo obiettivo è formare la capacità di costruzione della prova scritta. E qui devo illustrarvi la tipologia delle tracce. Ce ne sono di tre tipi. A ogni tipo di traccia corrispondono tecniche esegetiche. Cioè tecniche d’interpretazione della traccia: che significa capire ciò che i commissari vogliono, che è molto più difficile di quanto si pensi e che è uno dei principali motivi di bocciatura: l’incapacità di comprendere il problema di fondo e il sottoproblema. Ancora poi: metodi di pianificazione, cioè lo schema, l’elaborazione, […] del pensiero e la configurazione concettuale e poi la redazione, […], le tecniche formali per la prova.

Quarto obiettivo è l’approfondimento delle tematiche di stretta attualità normativa e giurisprudenziale.

Come noto, le prove scritte tendono ad avere ad oggetto argomenti che sono al centro del dibattito normativo, dottrinale e giurisprudenziale. […] è bene preparare il terreno col civile e il penale per poi affrontare l’amministrativo.

2. Stalking Inventary List per Vittime e Autori (S. I. L. V. I. A.)

Prima dell’entrata in vigore dell’articolo 612 bis codice penale, ed in attesa della discussione parlamentare, la Direzione Centrale Anticrimine, Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, in collaborazione col Dipartimento di Psicologia, il Centro Studi Cesvis, della Seconda Università degli Studi di Napoli, approntavano una lista-scheda identificativa per vittime ed autori di stalking.

Anche dopo la novella/novità normativa, tale documento rimane essenziale nelle linee principali, e per tutti gli operatori diviene strumento di riflessione su quella che è stata la supplenza giurisprudenziale in materia, sui presupposti socio-dinamici di un istituto necessario e neofita per l’ordinamento italiano; in attesa che nuova giurisprudenza sorga e si consolidi.

Di seguito, i tratti essenziali di S.I.L.V.I.A. (Stalking Inventary List per Vittime e Autori):

SILVIA è l’acronimo di Stalking Inventary List per Vittime e Autori, espressione che individua un formulario destinato alle Forze di Polizia, per monitorare i casi di “stalking”[2] […]

SILVIA nasce […] a seguito del riscontrato aumento delle segnalazioni pervenute […] sulla fenomenologia […], le cui espressioni in concreto sono risultate non sempre di facile gestione.

È […] uno strumento di supporto per l’operatore, in grado di contribuire alla comprensione delle dinamiche che afferiscono la vittima di continue molestie, minacce e atti vessatori, subiti ad opera di una persona conosciuta o sconosciuta.

Non sempre siamo in presenza di fattispecie specifiche di reato e talvolta la loro individuazione può non rispecchiare la complessità della condotta vessatoria.

La raccolta sistematica dei dati tramite il formulario […] potrà essere […] utilizzata ai fini del monitoraggio […] sulla diffusione del fenomeno e sulle caratteristiche di chi agisce o subisce gli atti perturbatori, al fine di poter elaborare strategie efficaci di contrasto. […] A volte si tratta di […] violenza fisica, riconducibile ai reati di percosse o lesioni, […] in altri casi siamo di fronte ad un insieme di condotte più subdole e meno evidenti, perché caratterizzate da atti persecutori volti a molestare la vittima, o a porla in uno stato di paura e soggezione.

[…] La vittima […] trovando nelle istituzioni un referente professionale preparato, che comprenda le dinamiche del comportamento vessatorio, eviterà di isolarsi o di sottostimare il problema. […] consigliata dagli operatori, potrà attivare utili strategie di protezione ed evitare comportamenti che potrebbero […] causare un peggioramento della condotta […] rivolgersi a strutture specializzate per un sostegno psicologico. Sostenuta, creduta e rassicurata, la vittima sarà motivata a sporgere querela e a collaborare con le forze di polizia.

[…] Gli atti persecutori – o “stalking” – sono un insieme di condotte reiterate nel tempo, dirette o indirette, indirizzate ad una persona conosciuta o sconosciuta, che inducono chi le subisce in uno stato di soggezione o grave disagio fisico o psichico.

Le vittime […] temono per la propria sicurezza personale o delle persone a loro legate. Il movente principale delle condotte […] è […] quello di cercare di incutere uno stato di soggezione nella vittima per disporre di lei a piacimento.

Gli atti […] sono […] “un insieme di condotte vessatorie, sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore”.

[…] i comportamenti che possono realizzare l’ipotesi […] sono fra i più variegati […][3].

[…] per poter parlare di “stalking”, gli atti persecutori devono essere ripetuti nel tempo ed […] indesiderati per la vittima.

La maggior parte degli “stalkers” conosce la vittima e […] oltre la metà è un ex-partner […].

Chi subisce atti persecutori ha spesso difficoltà a parlare con qualcuno e a chiedere aiuto per paura, vergogna o […] speranza che tutto finisca al più presto.

Può essere utile conoscere le diverse tipologie di autori-persecutori ed i meccanismi sottostanti le loro condotte, […] per fini investigativi, ma anche per poter fornire alla vittima un aiuto più mirato.

Vari studi scientifici hanno elaborato più classificazioni […] Quella […] elaborata da Sheridan e Boon (2003), in Inghilterra, [fornisce] agli operatori della giustizia modelli esplicativi per comprendere il movente[4] […].

Il primo approccio della vittima con le forze di polizia può determinare il prosieguo delle indagini […] Quando si ha a che fare con vittime di “stalking” bisogna sapere che […] hanno paura […] di rivolgersi alle forze di polizia per il timore di inasprire il persecutore. Potrebbero, inoltre, provare rabbia verso se stesse per non essere riusciti a far cessare la condotta.

Durante il colloquio finalizzato alla redazione della denuncia […] è meglio prediligere il metodo […] “a imbuto”, con domande inizialmente aperte, formulando solo successivamente domande chiuse, per ottenere chiarimenti su alcuni aspetti del racconto. È opportuno spiegare che le numerose domande sono necessarie per evitare che vengano tralasciate informazioni importanti.

Prediligere […] tecniche come l’intervista cognitiva o […] strutturata, per aiutare […] a far riaffiorare il ricordo.

Chiedere sempre alla vittima di farsi refertare in caso di aggressioni fisiche […] può essere opportuno consigliare […] di tenere un diario per riportare tutto ciò che accade.

[…] la vittima ha […] la possibilità di costituirsi parte civile in un eventuale procedimento penale, per la richiesta del risarcimento del danno.

[…] il pubblico ministero potrebbe richiedere […] misure cautelari come l’ordine di allontanamento, l’obbligo di dimora o […] la custodia cautelare.

Per il reato di molestia (660 c. p.) trattandosi di un […] massimo di pena di sei mesi, non sono applicabili le […] cautelari.

Nell’ipotesi in cui venga approvata la […] normativa sugli “atti persecutori” e, in particolare, l’art. 612-bis c. p. , che prevede un massimo di pena di 4 anni, saranno applicabili le […] cautelari, fra cui, oltre all’allontanamento dalla casa familiare (282 bis c. p. p.), anche [il] […] “divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa” (art. 282 ter c. p. p.).

L’intervento […] di Polizia potrà […] essere integrato dal supporto psicologico di operatori di strutture specializzate quali i centri antiviolenza o le associazioni che si occupano di violenza in danno di donne. L’operatore potrà fornire il riferimento del centro della propria città, o del posto più vicino. […] Nel nostro Ordinamento […] non esiste […] una fattispecie di reato specifica come negli USA, […] Canada, […] Australia e […] numerosi Paesi dell’Unione Europea, anche se il Consiglio dei Ministri ha approvato, alla fine del 2006, una proposta di legge […] che prevede […] una fattispecie […] rubricata “Atti persecutori”, che recita: «Chiunque ripetutamente molesta o minaccia taluno in modo tale da turbare le sue normali condizioni di vita ovvero da porre lo stesso in uno stato di soggezione o grave disagio fisico o psichico, ovvero tali da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di persona a sé legata da stabile legame affettivo, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a quattro anni».

Nelle more dell’approvazione della menzionata normativa, la Polizia […] può raccogliere elementi utili per ascrivere la condotta al reato di volta in volta commesso[5] e trasmettere all’Autorità Giudiziaria la […] querela, corredata da tutti gli elementi utili per una corretta gestione del caso.

La compilazione [di] SILVIA permette […] di avere un quadro più esaustivo.

[…] è opportuno farsi raccontare le modalità con cui sono avvenuti/avvengono gli atti persecutori e da quanto tempo durano; nel caso di ex-partner è utile la conoscenza se, in passato, lo stesso ha tenuto comportamenti violenti (fisici, verbali o sessuali).

[…] La giurisprudenza rivolge, da tempo, molta attenzione al fenomeno delle “molestie assillanti” e, in svariate pronunce, ha punito quei comportamenti molesti messi in atto attraverso comunicazioni di tal fatta con il telefono, per lettera o con la diffusione di materiale fotografico o video inerente la vittima, senza il suo consenso.

Un esempio significativo è dato dalla sentenza nr. 26680/2004 della Terza Sezione […] che ha respinto il ricorso della difesa contro la decisione della Corte di Appello di Torino (sent. del 22/3/2002 di conferma alla sentenza di primo grado) che aveva condannato un soggetto ritenuto colpevole di molestie […] perché col mezzo del telefono e mediante lettera, aveva recato personalmente disturbo alla sua ex-partner e perché, allo scopo di recarle danno ed effettivamente procurandole nocumento, aveva diffuso su […] Internet, senza il suo consenso, immagini tratte da una videocassetta contenente un suo spogliarello, pubblicando, altresì, il numero dell’utenza cellulare della stessa.

Le motivazioni rese dalla Suprema Corte addicono che «l’art. 660 c.p. ha voluto incriminare non tanto il messaggio molesto che il destinatario è costretto ad ascoltare (per telefono), quanto ogni messaggio che il destinatario è costretto a percepire, sia de auditu che de visu, prima di poterne individuare il mittente, perché entrambi i tipi di messaggio mettono a repentaglio la libertà e tranquillità psichica del ricevente».

3. Le buone letture

Condizione indispensabile per svolgere due professioni intellettuali rilevantissime come l’avvocatura e la magistratura è la capacità di lettura e scrittura; e la relativa interpretazione.

Le rappresentanze forensi se ne sono così tanto rese conto che inviano ai propri iscritti dei consigli di lettura.

Il grado, quindi, d’atrofia culturale è tale da sfiorare il ridicolo: l’assurdo di gente laureata (prima) ed abilitata (dopo) che non sa scrivere perché non ha “mai” letto. La negazione assoluta non è eccessiva, e non bastano ad una persona degnamente istruita i gradi scolastici, per reputarla all’altezza di funzioni e professioni così delicate.

Purtroppo siamo arrivati a tanto. Siamo giunti all’abecedario senza poterlo recuperare; ed alla soluzione usa e getta, come se consigliare la lettura di titoli più o meno noti fosse, dopo assenza di ortografia/sintassi/grammatica, la soluzione a tutti i mali. I nostri esami sfornano professionisti che non conoscono la differenza tra verbi e congiunzioni! E allora, cosa consigli allo sgrammaticato se non tornare sui banchi di scuola?

Non ho preteso d’essere l’ennesimo avvocato che guidi i colleghi verso questo o quell’altro libro. Non ho questa aspirazione alla superiorità o al nascondimento dell’ignoranza e sono consapevole – come un illustre filosofo insegna ed insegnò – di non sapere. Siccome però ho presente quanto scritto sino ad ora, ed almeno per il limitato spazio conoscitivo di questo libretto, vi lascio a due illustri pensieri. Il primo di tradizione ebraica; il secondo d’alta letteratura francese, occhieggiante al buonissimo italiano, in barba a tutte le guerre da botti piene e mogli ubriache, e… anche agli etilometri.

Convinta infine che delle buone letture non si butta nulla, come per i buoni formaggi, dei quali è edibile anche la scorza.

1. Da: Le leggende del Re Salomone, di Hayim Naham Bialik, edizioni Stampa Alternativa, Roma, 2004, collana “Nuovi equilibri”; traduzione di Gaio Sciloni

[…] Un giorno si trovarono soli, loro due, nel palazzo, e Salomone chiese al Re dei Demoni:

—    Dimmi, ti prego, in che cosa la vostra forza è superiore a quella degli uomini? […]

—    Te lo dirò, se mi scioglierai da questi ceppi e mi darai il tuo anello col sigillo.

Salomone fece ciò che quello chiedeva. Appena il Santo Anello fu nelle mani del Demonio, questi lo ingoiò e fece cadere Salomone in un tranello: stese una delle sue ali sulla terra e l’altra in cielo, spinse con forza e gettò Salomone in un altro paese, molto lontano da Gerusalemme, lontano di là più di quattrocento leghe.

Poi Ashmeday penetrò nell’interno del Palazzo, indossò vestiti regali, fece il suo volto uguale a quello di Salomone, e prese il posto del Re sul trono e giudicò il popolo, e nessuno si accorse di cos’era successo. […]

Mentre dormivano, il loro capo, che era anche il medico del Re e uno dei consiglieri che erano stati chiamati per la questione del latte, fece un sogno: le sue membra disputavano, in quel sogno, fra di loro. I piedi dicevano: «Siamo i più importanti fra tutte le membra, perché se non ci fossimo noi, chi mai potrebbe portare il latte al Re?».

Le mani dicevano: «Siamo noi le più importanti, perché se non ci fossimo state come si sarebbe potuto mungere la leonessa e prenderne il latte?». Gli occhi dicevano: «Siamo noi in testa a tutti, perché senza di noi nessuno può vedere la strada né trovare […] le mani e i piedi». Il cuore ribatté […]: «Siete tutti solo melma al mio cospetto, perché io sono il Gran Consigliere, e senza il mio consiglio, cosa potreste voi tutti far mai?». Ma la lingua rispose: «Io, io sono l’eletta fra tutti, perché senza la parola non potreste far nulla».

La lingua aveva appena finito di parlare, e tutte le altre membra del corpo la assalirono, la beffarono e la coprirono d’improperi, dicendole: «Ehi, tu, abitante del buio e delle tenebre! Tu, un esserino molliccio e senz’ossa! Tu vorresti metterti alla nostra testa? Dove trovi il coraggio di porti fra i Grandi?».

Rispose la lingua: «Oggi stesso confesserete tutti che vi domino!».

Il medico si destò e capì che aveva sognato. Chiuse bene tutto in cuor suo e si affrettò a mettersi in viaggio con i suoi uomini.

I messi tornarono dunque dal Re del Moab, e il loro capo – che aveva ancora l’animo confuso dal sogno fatto quella notte – offrì al Re il vaso col latte, dicendogli: «Eccoci, Sire, siamo tornati or ora, e ti abbiamo portato il latte di cagna…».

Sentendo dire così, il Re si adirò, storse la bocca, batté un piede e gridò, pieno di collera: «Impiccatelo!».

Il carnefice prese l’uomo, che tremava in tutte le sue membra, e la lingua disse alle altre membra: «Avete visto dunque che siete tutti nelle mie mani? Siete pronte a riconoscermi come vostro capo e signore?».

Le membra risposero in coro: «Lo riconosciamo! Sei tu l’eccelsa, la prescelta, a te la priorità, da te tutto dipende! Ma liberaci adesso da questo pericolo mortale!».

Allora la lingua disse al carnefice: «Riconducimi dal Re, perché devo comunicargli una cosa in suo favore».

L’uomo fu ricondotto dal Re, e si gettò ai suoi piedi e lo supplicò, dicendo: «Ahah, Sire! Perché dovrei essere impiccato, se ti ho portato il latte di leonessa che guarirà il tuo male?»

[…]

«Ma la tua lingua non mi ha forse detto che hai portato latte di cagna?»

[…]

«Provi il re mio Signore a bere questo latte, e vedrà se non lo farà guarire, perché è davvero latte di leonessa. Però nel linguaggio dei cacciatori si usa, a volte, chiamare la leonessa “cagna”… Voglia […] il grande Re scusare stavolta il mio fallo, se la mia lingua non ha saputo scegliere il linguaggio che si addice a chi ha l’eccelso onore di parlare al suo Re».

Il re si convinse, bevve il latte e guarì. E in quel medesimo giorno il Re congedò la schiera degli Ariel del Moab, disperse quegli uomini e impedì loro di opprimere ancora la gente d’Israele. […]

È al fatto qui descritto che alludono […] le parole che si leggono nei Proverbi di Salomone: «La vita e la morte sono nelle mani della lingua». […]

Un giorno i pastori del Re Davide erano seduti in un campo, a rifocillarsi, e mangiavano le provviste che si erano portati nelle bisacce […] Uno dei pastori non aveva abbastanza da riempirsi lo stomaco, e perciò chiese a un compagno che gli prestasse un uovo sodo […], ma il compagno gli disse: «Non ti presterò nulla finché non mi avrai promesso, in presenza di testimoni, che mi restituirai a tempo debito l’uovo insieme a tutti i benefici che quell’uovo avrà apportato al suo possessore da questo momento a quello in cui verrà restituito».

A colui che chiedeva in prestito l’uovo parve che un tale impegno fosse cosa da poco e non ne tenne conto. […] Accettò […] il patto […]: «Bene, sia come vuoi». […]

Molti anni passarono, e quello che aveva prestato l’uovo venne a riscuotere il suo credito. […]

«Da un uovo nasce un pulcino. Nel suo secondo anno di vita, quel pulcino genera diciotto pulcini, e così via per ogni anno consecutivo. Ognuno di quei pulcini genera a sua volta diciotto pulcini all’anno. Dato che dal momento in cui quell’uovo è stato prestato sono passati, fino a tutt’oggi, quattro anni, allora…» In breve, il conto era giunto, e la somma che si sarebbe dovuta pagare per quell’uovo prestato era immensa, molto più grande di quanto il debitore avesse potuto pagare.

Quindi l’uomo lascio la Corte Reale tutto triste e a capo chino. Aveva appena varcato la soglia della Casa di Davide, quand’ecco gli si fece incontro Salomone, il figlio del Re, che in quel tempo era ancora un bambino. Salmone vide che l’uomo aveva una faccia scura, e gliene chiese il perché. L’uomo gli raccontò cos’era successo e gli disse che il Re aveva sentenziato di pagare per un uovo sodo una somma immane […]. Salomone ne ebbe pietà […]: «Ascolta il mio consiglio: se farai quanto ti dico, ti trarrai dall’impaccio di questo malanno che ti è capitato per via dell’uovo. Nei giorni tale e talaltro mio padre andrà ad ispezionare le sue truppe schierate nei campi; stai bene attento a quelle date, e in quei giorni recati anche tu nei luoghi dove sono accampate le schiere e da dove passeranno le truppe. […] Quando vedrai i soldati marciare, riempiti le tasche di fave cotte […] e spargi quelle fave nei solchi dei campi arati, stando attento a che il Re e i soldati ti vedano. […] Quando i passanti ti chiederanno […] risponderai: “Semino fave cotte”. Tutti si stupiranno […] “Ma chi ha mai visto, in questo mondo, che si seminino fave cotte?” e allora risponderai: “E chi ha mai visto che da un uovo sodo nascono pulcini?”»

Rispondeva sempre come […] suggerito […], e tutti si chiedevano cosa volesse significare quel mistero.

La cosa venne all’orecchio del Re, che […] ordinò di convocare l’uomo al suo cospetto. […] Il Re mandò a chiamare [anche] Salomone, lo guardò sdegnato e disse severamente: «Cos’hai da dire su tutto questo?»

Il piccolo […] non si spaventò […] vedendo la collera di suo padre, e disse […]: «Signor Padre […] non era forse un uovo sodo quello che quest’uomo ha avuto in prestito? […] E quello non era […] un uovo che non sarebbe più stato possibile covare e che non avrebbe più potuto generare pulcini? Perché dunque quest’uomo dovrebbe pagare settanta volte sette più del suo valore? » […]

«Stavolta, figlio mio, il tuo giudizio è stato più giusto del mio. Sii tu […] benedetto […] per avermi impedito di commettere un torto».

E rivolto a quell’uomo […]: «Vai a pagare al tuo compagno il valore di un uovo».

2. Da: Bel-Ami, di Guy De Maupassant, edizioni Fratelli Meta, 1992; traduzione non citata

[…] Conobbe gl’ingranaggi della politica e del teatro, i corridoi e le anticamere degli uomini del Governo e della Camera dei Deputati, le facce importanti dei segretari di gabinetto e quelle arcigne degli uscieri addormentati. Ebbe contatti con ministri e […] portinai, con generali e […] agenti di polizia, con principi, sfruttatori, cortigiane, ambasciatori, vescovi, mezzani, pescicani, uomini della società, levantini fiaccherai, camerieri e tant’altra gente, stimandoli tutti allo stesso modo, misurandoli tutti con lo stesso metro, giudicandoli da un unico punto di vista, a forza di vederli ogni giorno, ogni momento, e di parlare con tutti soltanto di cose riguardanti il suo mestiere. Riteneva di essere come uno che assaggiasse, l’uno dopo l’altro, dei campioni di tutti i vini, e finisse per non distinguere più il Barolo dal Frascati. […]

Si preoccupava soprattutto della mediocrità morale della propria condizione e non vedeva per quale strada potesse raggiungere le cime in cui si ottiene denaro e considerazione. Si sentiva rinchiuso nel mediocre mestiere di cronista, murato lì dentro da non poterne uscire. Era stimato a quel livello. Lo stesso Forestier, al quale si rendeva utile in mille modi, non l’aveva più invitato a cena, lo trattava da inferiore, anche se gli dava del tu come a un amico.

Era bensì vero che Duroy, di tanto in tanto, avendo acquistato una agilità di scrittura e un tratto che gli mancavano ai tempi della seconda puntata dei ricordi d’Africa, poteva pubblicare qualche articoletto senza correre più il rischio di vederselo rifiutare; ma di lì a fare un pezzo di fantasia o a trattare secondo le sue vedute un problema politico, c’era la stessa differenza che corre tra guidare una pariglia per i viali del Bois come cocchiere e guidarla come padrone. […]

Ella si ribellò: «[…] Inganni chiunque, sfrutti chiunque, acciuffi denaro e piacere ovunque, e vorresti essere trattato da persona perbene?» […]


[1] Consigliere di Stato di nomina concorsuale, già Pubblico Ministero, dirige la società “Diritto e Scienza”, operante nel settore della formazione giuridica avanzata. Studioso del problema della verità e delle tecniche accusatorie nel processo penale, ha approfondito l’impiego dei modelli della logica formale nella ricerca giuridica e nell’analisi dei sistemi normativi. Attualmente studia l’influenza delle scienze matematiche, fisiche e naturali nella genesi ed interpretazione dell’ordinamento giuridico.

L’opinione qui proposta è frutto di un incontro “promozionale” del dottor Bellomo, non collegabile con gli altri contenuti del presente lavoro, frutto di un corso tenuto da altro professionista della materia e comunque qui ampiamente rielaborato, personalizzato.

[2] Termine anglosassone entrato nell’uso corrente per indicare l’insieme delle condotte vessatorie volte ad intimidire chi le subisce.

[3] Messaggi sms, mms, e-mail, telefonate, inseguimenti, invio di regali…

[4] TIPOLOGIA 1 «Molestie da parte dell’ex-partner» (costituiscono il 50% dei casi di “stalking”).

Caratteristiche:

  • l’attore prova odio e risentimento a causa della precedente relazione;
  • […] ha un temperamento impulsivo e ostile, anche in presenza di terzi e/o delle Forze di Polizia;
  • la precedente relazione era caratterizzata da maltrattamenti, sfociati spesso […] in violenze fisiche e verbali, commesse anche in presenza di terze persone;
  • minacce esplicite, riconducibili […] a recriminazioni o a motivi di contenzioso;
  • diffamazione della vittima con amici e parenti;
  • iniziative giudiziarie relative all’affidamento, al mantenimento, agli incontri con i figli, finalizzato esclusivamente ad imporre un controllo sulla vita dell’altra persona ed una limitazione della sua libertà;
  • presenza di nuove relazioni che hanno incrementato la gelosia e la condotta aggressiva;
  • abuso verbale e/o fisico nei confronti di terze persone (parenti, amici) che sostengono o aiutano la vittima;
  • comportamenti vessatori caratterizzati da livelli elevati di violenza fisica, verbale e danneggiamenti a cose di proprietà della vittima;
  • gli atti persecutori possono avere origine sia da eventi fortuiti (es. : inseguire la vittima dopo averla incontrata casualmente), che premeditati (es.: aspettare seduti in macchina fuori dall’abitazione della vittima);
  • variabilità dell’età dello “stalker”.

Suggerimenti per la gestione del caso:

  • valutare la presenza di un rischio elevato che vengano commesse violenze anche gravi;
  • valutare lo stato di acrimonia e rabbia generalizzata nei confronti della vittima;
  • cercare di ridurre al minimo qualsiasi tentativo della vittima di porre in essere ritorsioni non giustificate di natura finanziaria, legale, fisica e verbale;
  • suggerire alla vittima, per quanto possibile, di evitare gli ambienti solitamente frequentati dallo “stalker”;
  • nei casi più gravi occorre prendere in considerazione l’ipotesi del collocamento della vittima in un luogo lontano da quello di abituale dimora.

TIPOLOGIA 2 «Atti persecutori dovuti a infatuazione». Questa tipologia si suddivide in due sottocategorie: “amore giovanile” e “amore adulto”, che prevedono caratteristiche simili di condotta, ma suggerimenti diversi nella gestione del caso.

Caratteristiche:

  • l’oggetto delle attenzioni è una “persona amata” […];
  • la persona desiderata diventa il punto centrale delle fantasie […];
  • il desiderio, anche se manifestato con rabbia, nella fantasia è romantico e positivo;
  • la persona desiderata viene rintracciata ed avvicinata con trucchi non malevoli […];
  • livelli di pericolosità bassi;
  • molestie non caratterizzate da minacce, regali macabri o azioni malevole;
  • l’autore di queste condotte è spesso un adolescente o […] giovane adulto.

Suggerimenti per la gestione del caso:

  1. 1.       Amore giovanile

  • È utile poter parlare con il soggetto […], spiegargli le possibili conseguenze penali della sua condotta e quanto fastidioso possa risultare per la vittima il suo comportamento, facendo […] comprendere come possa aver mal interpretato alcuni atteggiamenti dell’altra persona.

  1. Amore adulto

  • In parte come nel caso precedente. Occorre […] prendere in   considerazione la possibilità di applicare al molestatore misure mirate ad allontanarlo dal luogo di dimora della vittima.

TIPOLOGIA 3 «Stalking delusionale e di fissazione – alto rischio»

Caratteristiche:

  • lo “stalker” tende ad essere incoerente e permane la sua fissazione  sulla vittima;
  • la vittima è ad elevato rischio di subire violenza fisica e/o sessuale;
  • l’autore di queste condotte potrebbe essere già noto alle Forze di Polizia ed agli operatori sanitari per probabili disturbi di personalità […];
  • sono frequenti i casi in cui il soggetto ha già commesso reati di violenza sessuale o fisica, o ha precedentemente messo in atto condotte vessatorie;;
  • il comportamento […] si caratterizza per la sequela di telefonate, lettere, e-mail, visite sul posto di lavoro;
  • non esiste un modello comportamentale coerente. I tempi e i luoghi dove agisce […] sono variegati e imprevedibili;
  • il contenuto del materiale inviato […] e le sue conversazioni sono velatamente oscene e di natura sessuale;
  • l’obiettivo […] è avere una relazione intima di natura sessuale con la vittima […];
  • le vittime possono essere indistintamente uomini o donne e, solitamente, appartengono ad una classe sociale medio-alta. Con una certa frequenza sono professionisti […] o persone comunque note, anche solo a livello locale.

Suggerimenti per la gestione del caso:

  • […] si richiamano integralmente i suggerimenti esposti per la trattazione delle molestie riconducibili all’ex-partner […].
  • […] è opportuno segnalare che l’autore, non disponibile al ragionamento, potrebbe essere seguito anche dal Servizio Sanitario Nazionale.

TIPOLOGIA 4 «Stalking delusionale e di fissazione – basso rischio»

Caratteristiche:

  • lo “stalker” presenta la delirante convinzione che esista una relazione fra lui (o lei) e la persona oggetto delle sue fissazioni;
  • il livello iniziale di conoscenza tra vittima e “stalker” è basso […];
  • il persecutore non è disposto a riflettere sulle ragioni della vittima;
  • lo “stalker” costruisce una propria realtà per cui egli (o ella) e la vittima hanno una relazione reciproca e consensuale;
  • se ciò viene smentito, la motivazione viene trovata in fattori esterni […];
  • nel caso in cui lo “stalker” si convinca che una terza persona impedisce la sua relazione, si potrebbe verificare una condizione di pericolo […]

Suggerimenti per la gestione del caso:

  • consigliare alla vittima di non rispondere o reagire alle condotte dello “stalker”. […] se ciò […] accade […] il comportamento da tenere [deve] essere quello di negare in modo determinato, ma senza usare rabbia, la relazione presunta.

TIPOLOGIA 5 «Stalking sadico»

Caratteristiche:

  • la vittima è oggetto di un pensiero ossessivo […];
  • il criterio di selezione […] è basato principalmente sulle caratteristiche proprie della vittima stessa, che può essere considerata una persona da rovinare poiché percepita come felice e/o realizzata […];
  • il livello iniziale di conoscenza è […] basso;
  • il tipo di approccio è  inizialmente benevolo, per poi diventare sempre più persecutorio. Lo “stalker” si infiltra sistematicamente nella vita della preda, per crearle sconcerto e nervosismo;
  • l’autore si caratterizza per possedere una accentuata freddezza emotiva e spesso un disturbo antisociale della condotta;
  • gli “stalkers” sadici hanno già avuto in precedenza tendenze simili […];
  • il comportamento persecutorio può essere rivolto a tutte le persone vicine alla vittima, nel tentativo di isolarla. A volte è […] quest’ultima ad allontanarsi da parenti o amici, o a lasciare il nuovo partner, per non esporli al pericolo […];
  • le minacce possono essere esplicite (“moriremo insieme”) o subdole (la consegna di un mazzo di fiori secchi);
  • lo “stalker” sadico può essere molto pericoloso, in particolar modo per la violenza psicologica;
  • alcuni comportamenti hanno una matrice sessuale ed hanno principalmente lo scopo di umiliare la vittima, disgustarla e […] minarne l’autostima.

Suggerimenti per la gestione del caso:

  • […] Può essere controproducente appellarsi direttamente al persecutore al fine di indurlo a cessare i comportamenti vessatori […]. Si richiamano […] i suggerimenti esposti per la “tipologia 1”

[5] Minacce, ingiurie, molestie, lesioni, violenza privata.