Umanesimo manageriale

La rabbia ci parla di ingiustizia, di allontanamento da quello che desideriamo e vogliamo raggiungere, del contrasto con i nostri valori.

Il cambiamento, nel senso della modificazione del rapporto IO-Noi, è un percorso molto complicato, faticoso, fonte di entusiasmi e tristezze.

Un sentimento appassionato verso qualcosa che può essere rappresentato da un ideale, dalla religione, da una causa politica ma anche dal proprio lavoro.

Per i processi valutativi si deve ricordare che le dimensioni di crescita e sviluppo professionale si collocano all’interno del binomio organizzazione-persona.

Può esistere una relazione tra l’incertezza e la fiducia?

La tristezza vive dei ricordi, vive nel passato, è un’emozione “sociale”.

Si esprime attraverso il linguaggio verbale, silenzio incluso, la postura e tutta quella serie di segnali che fanno della comunicazione umana una realtà unica.

Quanta gentilezza, ricevuta e donata, è entrata nella nostra parabola esistenziale e quanta ne sperimentiamo nella quotidianità?

Ascoltare vuol dire capire ciò che l’altro NON dice.

Umanesimo come rinascita dello spirito e attestazione di volontà di vita.

Il buon manager si vede nel momento della pausa: il diritto alla disconnessione.

Integrazione come espressione del bisogno di coinvolgimento di unità organizzative, collaboratori e/o colleghi per svolgere e concludere una attività.