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Un Magistrato “non adesivo” e il suo pensionamento anticipato

Perù
Ph. Simona Balestra / Perù

Nei giorni scorsi il presidente del tribunale di Torino, Massimo Terzi, si è dimesso dalla magistratura scegliendo il pensionamento anticipato, con una domanda presentata un mese fa accolta ora dal plenum del CSM.

A quanto si apprende dalla lettura dei giornali, tra i motivi che lo hanno indotto a tale decisione c'è la mancata nomina a presidente della corte di appello di Milano, sebbene per anzianità e per titoli Terzi apparisse il candidato ideale per l'incarico, vacante dall'agosto 2020.

Ricordiamo che nel gennaio del 2019, il dottor Terzi rilasciò delle dichiarazioni con cui affermava la necessità di “costringere in modo imperativo e stringente, con una modifica di legge, le Procure a portare a processo solo gli imputati la cui colpevolezza è chiara oltre ogni ragionevole dubbio”.

Il buon Terzi era stato un “precursore” delle modifiche al processo penale apportate dalla riforma Cartabia. Nessuno è profeta in patria e le dichiarazioni di Terzi furono aspramente criticate da gran parte della magistratura.

Dispiace che un magistrato “fuori linea” lasci la magistratura con 5 anni di anticipo.

Il dottor Terzi è amareggiato perché il Csm gli ha preferito alla guida della corte d'appello di Milano un altro candidato con meno titoli, ponendo indirettamente il tema di quanto sia complessa la carriera per i giudici non “adesivi” alle procure.

La “bocciatura” di Terzi da parte del Csm ha il sapore di un messaggio, forte e chiaro, che Terzi, con grande dignità, con le sue dimissioni ha rispedito al mittente.