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Vaccino: ecco quello italiano contro ogni variante

vaccino covid
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Se da una parte la variante omicron si diffonde senza tregua, dall’altra gli scienziati e i ricercatori studiano un modo per contrastare l’omicron e non solo. Attuale è il dibattito se introdurre una quarta dose nel periodo autunnale. Tuttavia, un gruppo di ricerca dell’Iss sta lavorando su un nuovo vaccino, utilizzabile come dose di richiamo annuale. I dati raccolti fino ad ora sono molto positivi. Ma di cosa si tratta?     
 

Vaccino per il richiamo annuale

Arriva il vaccino italiano. Un vaccino potenzialmente utilizzabile per il richiamo annuale contro il Covid-19. Dalle previsioni in autunno la popolazione dovrà essere sottoposta a una nuova dose. Ma si tratta di una quarta dose o di un richiamo annuale? E perché questo vaccino è così speciale?

Il vaccino italiano è speciale poiché copre tutte le varianti. Fino ad ora è stata utilizzata la proteina spike. Tuttavia, tale proteina è utile soltanto in relazione a determinate tipologie di varianti. Il nuovo vaccino, invece, contiene la proteina N. Questa proteina non mostra nessuna mutazione in relazione alle varianti esistenti. Ciò significa che il vaccino protegge anche contro le varianti delta e omicron. Inoltre, la proteina N del nuovo vaccino crea una memoria immunitaria a livello polmonare che potrebbe essere una protezione maggiore nella lotta al nemico Covid.19.

Quindi, tale vaccino sarebbe fondamentale nella lotta al covid, essendo ideato come di richiamo e essendo utile nei confronti di tutte le varianti.

I ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità hanno testato il nuovo vaccino italiano sui topi hanno ottenuto risultati promettenti.

 

Vaccino: protezione dalle varianti

La dose booster protegge dalle forme gravi del Covid 19 e ha ridotto del 90 % il numero dei ricoveri. Tuttavia, non appare utile nel far ridurre il numero dei contagi. Infatti, la variante Omicron è contagiosissima e si diffonde ogni giorno sempre di più. I vaccini attualmente esistenti sono stati prodotti utilizzando il ceppo originario del virus, ossia quello del laboratorio di Wuhan.

Numerosi sono gli scienziati che stanno lavorando per creare un vaccino utile a coprire le varianti. Inoltre, è sorta l’esigenza di ricorrere ad un nuovo da utilizzare nel primo richiamo annuale da fare nella stagione autunnale. Ma se i precedenti vaccini sono stati prodotti studiando la struttura del virus originario, il vaccino da richiamo deve essere prodotto sfruttando la struttura della variante omicron. Questo significa che quello del richiamo sarà utile nella lotta dalle varianti esistenti, compresa l’Omicron.

La Pfizer ha annunciato che per marzo potrebbe già uscire dai suoi laboratori il vaccino per la quarta dose per contrastare la variante omicron.

Tuttavia, l’Ecdc, ossia il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha affermato «non è detto che Omicron sia l'ultima variante che vediamo».

 

Vaccino: proviamo con la proteina N

Se la proteina Spike si è dimostrata efficace per contrastare le varianti esistenti, esclusa l’omicron, il nuovo vaccino dovrà proteggere anche dalla omicron.

Sulla rivista Viruses è stato pubblicato uno studio condotto dal Centro Nazionale per la salute globale dell'Istituto Superiore di Sanità. Tale studio ha evidenziato che l’utilizzo della proteina N produce una risposta immunitaria efficace e duratura nei topi infettati con il virus Sars-cov-2. Utilizzando la proteina N, in luogo della nota proteina Spike, si è assistito alla ingegnerizzazione delle nanovescicole naturalmente rilasciate dalle cellule muscolari. Tale meccanismo potrebbe proteggere di più, soprattutto superando i limiti del vaccino con proteina Spike.

Quindi, quando le vescicole extracellulari vengono caricate con la proteina N si va a generare una risposta immunitaria altissima anche contro cariche virali di altrettanta importanza. L’esperimento è stato condotto sui topi da laboratorio ma ha e sta producendo effetti importanti. Ulteriore elemento che fa ben sperare gli scienziati è dato dalla memoria immunitaria.

Infatti, la nuova proteina N del vaccino da richiamo è in grado di garantire una protezione totale delle vie respiratorie, facendo ritenere valido e duraturo l’effetto.

Questo è lo scopo del vaccino da richiamo: un vaccino che possa essere utilizzato per garantire una protezione vaccinale dai fattori patogeni respiratori.

Maurizio Federico, responsabile del Centro e autore senior dello studio, ha affermato che “Tutte le cellule rilasciano costantemente minuscole vescicole a base lipidica definite vescicole extracellulari e la tecnica messa a punto in Iss è in grado di caricare queste nanovescicole naturali con proteine di sars-cov-2. Queste nanovescicole così ingegnerizzate vengono elaborate dal sistema immunitario in modo da generare una forte immunità cellulare orchestrata da una famiglia di linfociti identificata come linfociti cd8”.

 

Il nuovo vaccino è valido?

Di notevole importanza è l’attività condotta dall’Iss, che mediante i propri ricercatori sta valutando le strategie migliori per vincere questo nemico invisibile che da due anni ci attacca senza sosta.         

La difficile situazione pandemica, il sorgere delle nuove varianti, l’Omicron che diviene sempre più contagiosa: sono queste le difficoltà evidenti a cui i ricercatori, gli scienziati e i medici cercano di porre rimedio. Il vaccino da richiamo è l’unica cosa che può salvarci. Predisporre una quarta dose appare di difficile attuazione, ma prevedere una dose di richiamo, come avviene per morbillo, varicella e altro, è fondamentale per tutelare la salute umana. Ma se gli studi dell’Iss fanno ben sperare, che garanzie abbiamo che quello nuovo sia efficace realmente?

Al fine di garantire la sicurezza di tutti e proteggere la salute dei cittadini, non soltanto italiani, saranno costituiti degli studi specifici sulla sicurezza e sull’efficacia del nuovo vaccino.

 

L’importanza del Vaccino

Il Ministro Roberto Speranza ha evidenziato l’importanza assoluta di vaccinarsi per combattere il covid 19. "Il 91% delle persone sopra i 12 anni si sono vaccinate con la prima dose e ciò ha permesso di non avere pressione incredibile sugli ospedali".

Soltanto il 9 % non si è vaccinato ma questa percentuale crea evidenti preoccupazioni, poiché questo 9% "produce la maggioranza dei casi negli ospedali e nelle terapie intensive".

Sono oltre 5 milioni gli italiani non vaccinati.

Tale situazione crea problemi in relazione al rischio di nuove varianti.

Non essendoci una legge che disponga l’obbligo vaccinale per tutti, l’unica possibilità esistente è studiare nuove strategie volte a rendere meno pericolose le varianti e ideare un vaccino valido per le varianti attualmente esistenti.

Lo studio dell'Iss rappresenta un primo importante passo nella lotta da covid 19.

Poiché non è stato ancora testato sull’uomo, ci vorrà ancora del tempo. Tuttavia, "la speranza è che si apra effettivamente la strada per un vaccino 'jolly' efficace contro tutte le varianti".

"Se a ottobre questo virus ricomincerà a circolare e gli ospedali si riempiranno alcune persone, quelle più a rischio, avranno più bisogno di un richiamo". Conclude Sileri.