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25 marzo 421: documenti e intrecci più tardi sulle origini di Venezia

conservati in Archivio di Stato e in Biblioteca Nazionale Marciana
Venezia
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1. Due luoghi sacri per studiare le origini

Andare in Marciana e ai Frari: due luoghi antichi e sacri per il mondo della cultura, in cui batte il cuore di Venezia. Qui tra decine di chilometri di scaffalature conservano migliaia di incunaboli, cinquecentine, pergamene, disegni, mappe, registri e filze all’interno dei quali è racchiusa la storia della Città.

Una realtà nuova che, agli inizi del V secolo, sorge dalle lagune, costruita dalle mani di pescatori e di salinari, che non arano, non seminano e non mietono, dove la terra è isole, pascoli, barene, “velme”, “ghebi”, dossi, che affiora e scompare con la danza delle maree.

Col tempo questi uomini imparano a rinsaldare terreni sempre più estesi, con file compatte di pali, così da renderli adatti a sopportare il peso di spazi abitabili. Col tempo ancora la mano dell’uomo interviene a scavare fosse e canali, a porre argini di protezione alle isole, ai boschi circostanti che l’acqua lambisce - come la pineta di San Giorgio in Equilo, o quella di San Nicolò di Lido, o la “Silva clozisica” a Chioggia - per ricavarne il legname.

Nelle isole più lontane, Ammiana, Costanziaco, Sant’Ilario, Fogolana, Torcello, si insediano monaci che cercano silenzio e solitudine; la laguna si va popolando di comunità operose e sempre più intraprendenti, che il Pactum Lotharii dell’anno 840 elenca puntualmente, da Grado a Cavarzere.

I sedimenti cominciano a ospitare case che si fanno via via più solide e confortevoli, reggono ponti in legno, si aprono a campi, calli e fondamenta in terra battuta.

Prende avvio da qui una storia unica al mondo, di un ambiente anfibio che si fa Città e Stato, abitato da un popolo di marinai che solcano i mari e avanzano per le vie di terra fino all’impero del Gran Khan della Cina: mercanti che conquistano le piazze più ricche d’Oriente.

In occasione delle celebrazioni per i 1600 anni di Venezia, la Biblioteca Nazionale Marciana e l’Archivio di Stato di Venezia organizzeranno una mostra documentaria, dalle origini documentabili fino al XX secolo, prima virtuale (Estate 2021), poi in presenza, non appena le restrizioni sanitarie lo consentiranno. In questo contesto nasce la scoperta di due testimonianze sulle origini della Città, che saranno svelate nella Conferenza promossa congiuntamente il prossimo 2 aprile 2021, alle ore 10.30 in streaming su YouTube nei rispettivi canali istituzionali:

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2. La prima scoperta

Dai Frari arriva la prima testimonianza inattesa: il rinvenimento di quel documento che custodisce l’atto di nascita di Venezia, nell’anno 421, il 25 marzo.

Lo apprendiamo da una fonte indiretta e, naturalmente, seriore. Per scongiurare clamori inopportuni, infatti, conviene ribadire che non si conservano in città documenti del V secolo, ma che i primi frammenti di storia sono attestati dal IX.

Tuttavia, la scoperta è affascinante. Si tratta della trascrizione di un accordo pattizio che Milano, già due volte sottomessa e distrutta dalle truppe imperiali, propone a Venezia con l’intento di fermare Federico I d’Hohenstaufen, re di Germania e d’Italia, e imperatore dei Romani, più noto come il Barbarossa: corre l’anno 1176.

Ma c’è di più: la trascrizione fedele degli accordi riporta anche una poesia in lingua provenzale di un autore poco noto, Aloysius o Alovisyus (sono due le ricorrenze grafiche nel patto, in forma diversa) de Bhrukny, probabilmente un uomo d’arme, che fa riferimento espressamente all’anno 421. Nel testo i Veneziani sono incitati a fare fronte comune contro l’imperatore che, sebbene titolare di poteri legittimi, viene definito con l’epiteto di invasore.

Inutilmente. Come sappiamo dalla storia, infatti, il leone marciano non aderirà alla chiamata alle armi del biscione. Venezia, infatti, è impegnata su altri fronti militari, ma questo documento attesta anche un passaggio decisivo verso l’età comunale, con una nitidezza espressiva non frequente.

Orbene, dobbiamo chiaramente premettere che si tratta di una testimonianza di quasi otto secoli più tarda, di certo non attendibile pienamente, ma comunque preziosa fonte storica che conferma quantomeno la leggenda.

Cosa esprimono questi versi? Ecco la trascrizione fedele, che commentiamo anche nel video di Pezzi unici. La lingua è incerta, con molte influenze limitanee all’Occitania, tuttavia coerente con il lessico, il luogo e il tempo:

kel bindù malahuratz / del kaiser barbaros / buschar noirimen ala batalha cogitat / da vu cha g’avei fondà Vineghia / nel quatrozent vinti un alo die sacrem / del vinti chal sink mars demor venet / ve parem el noster oc col deo in avant / dela man del luzifer / per brigarse a nualtri par vinsar i paiser el bisson cuil leon.

Interpellato in proposito, il docente di filologia romanza dell’Università di Losanna, il veneziano Lorenzo Tomasin, sottolinea alcuni particolari aspetti del testo, definendolo «interessantissimo, stratificato, con latinismi e accenti veneziani inequivocabili». Sul fronte paleografico, inoltre, il prof. Attilio Bartoli Langeli lo data senza dubbio tra il 1160 e il 1180, individuando la scrittura come un esempio classico di minuscola diplomatica, tanto da rendere non improbabile la datazione al 1176.

 

3. La seconda scoperta è un intreccio eccezionale

A questo punto si schiude un garbuglio magico, che si dipana attraverso i secoli per aprirsi finalmente in tutta la sua maestosa grandezza alla Venezia contemporanea.

Infatti, dopo alcuni riscontri e intrecci di prove documentali e librarie, troviamo una conferma clamorosa.

In una cronachetta minore del secolo XIV, opera peraltro di autore ben noto e studiato, il medico clugiense Jacopo Dondi Dall’Orologio, è presente e diviene finalmente comprensibile un passaggio, che solo adesso si svela in tutta la propria forza storiografica: quei versi, dunque, erano ben noti agli inizi del Trecento e oggi possono essere riportati alla luce non in virtù della solita propaganda patrizia “de antiquitate et honorevolezza”, ma attraverso riscontri puntuali su fonti primarie.

Giova ribadire che non viene qui presentata una vera “scoperta”, dal momento che si tratta di documento edito, ancorché in edizione minore. Tuttavia, è la prima volta che i documenti vengono messi in interrelazione tra loro, fino a costituire una fonte che si fa Storia grazie all’intreccio straordinario tra un documento pattizio sottoscritto in modalità autografa dal Doge e una cronaca che riporta fedelmente l’accaduto.

Questa è la chiave di volta per comprendere appieno la pagina della fondazione di Venezia, probabilmente ancora scritta in modo incerto.

 

4. La Conferenza su due fonti ancora da studiare

L’Archivio di Stato di Venezia e la Biblioteca Nazionale Marciana sono, quindi, lieti di porre in luce e di rendere disponibili agli studiosi questi due tasselli interrelati: da un lato certamente minori e indiretti, ma dall’altro testimonianza incontrovertibile della fondazione di Venezia al 25 marzo 421, come già nota alle genti dell’allora Lombardia (in pratica, tutta la Pianura Padana) e come inequivocabilmente percepita mille anni fa.

Domani, venerdì 2 aprile 2021, alle ore 10.30 sul canale YouTube dell’Archivio e della Marciana ci sarà un’anticipazione della mostra per i 1600 anni e saranno messi a disposizione queste fonti ora riportate alla luce, ma che assestano un colpo micidiale a chi – ignaro e disattento – non ha finora dato credito alle ipotesi formulate sulle origini così antiche della Città. La genesi di Venezia, senza dubbio, è ancorata alla leggenda, ma oggi siamo in grado di supportarla anche con fonti archivistiche e librarie di sicura autenticità, da consegnare alla storiografia contemporanea.

 

VIDEO YOUTUBE DI PRESENTAZIONE DELLA CONFERENZA: LINK

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