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Processo penale: la fallacia storica e i rischi per giudicanti e giudicati

Fallacia e rischi per la “verità” processuale.
Strage di Bologna
Strage di Bologna

Con due righe scritte da un uomo, si può fare un processo al più innocente

Cardinale Richelieu

Il processo penale per i mandanti sulla strage di Bologna si avvia alla conclusione dell’istruttoria dibattimentale, nel corso dell’ultima udienza del 28 gennaio il Presidente della Corte d’Assise Felsinea ha informato le parti di voler acquisire come “fonte documentale” il libro dello storico Giacomo Pacini “La spia intoccabile”.

Il processo ai mandanti della strage di Bologna del 2 agosto 1980 è possibile seguirlo su: Link.

A partire da 2:08:45 dello streaming il presidente dott. Caruso rivela una sua interessante “scoperta”, un saggio di Giacomo Pacini, “ La spia intoccabile”.

Lo vuole acquisire nel processo, col consenso delle parti, senza tuttavia convocare l’autore.

La difesa dell’imputato Bellini rimane spiazzata e vorrebbe saperne di più prima di interloquire sulla decisione del giudicante.

Il presidente spiega il motivo della sua richiesta : c’è “un episodio molto interessante che ignoravo: ci sarebbe stato un mandato di D’Amato a un leader politico di sinistra a fare una serie di omicidii di esponenti dei Nap. Cosa confermata”.

L’episodio “molto interessante” che sarebbe “cosa confermata” è la storia del cosiddetto “incarico” che Adriano Sofri avrebbe ricevuto da Federico Umberto D’Amato. Noi usiamo il condizionale mentre per i giudicanti è una vicenda confermata.

Adriano Sofri rivela l’accaduto nel 2007 e di recente è tornato sull’argomento nel maggio del 2021: Link.

La “conferma” sarebbe stata ulteriormente certificata dallo storico Pacini che sin dal 2010 ha scritto : “ significative informazioni inedite, tuttavia, le possiamo ricavare da alcuni appunti autobiografici che D’Amato stava scrivendo pochi mesi prima della morte (primo agosto 1996) e dai quali aveva intenzione di trarre un libro che si sarebbe dovuto intitolare Memorie e contromemorie di un questore a riposo…laddove […] sosteneva di aver avuto rapporti amichevoli pure con Sofri, con il quale “ci siamo fatti paurose e notturne bottiglie di cognac.”

Attenzione abbiamo una apparente ricostruzione storica che rischia di fuorviare giudici e condannare giudicati.

Il meccanismo è diabolico:

  • l’appunto inedito” dattiloscritto di tre pagine sequestrato in casa di Federico Umberto D’Amato dopo la sua morte;
  • il libro di Pacini che è acquisito come fonte documentale;
  • gli articoli di Adriano Sofri del 2007 e del 2021.

Scriveva Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.

Noi preferiamo il più acuto e arguto Cardinale Richelieu: “Con due righe scritte da un uomo, si può fare un processo al più innocente

Ebbene tutto questo non è altro che una fallace ricostruzione storica come scritto esaurientemente il 19 gennaio del 2022 “Federico Umberto D’Amato e le sue frequentazioni amorali” su Filodiritto: Link.

Le tre cartelle dattiloscritte con correzioni a penna sequestrate in casa di Federico Umberto D’Amato pochi giorni dopo la sua morte, non erano altro che una parte di una intervista rilasciata il 31 gennaio del 1993 all’Agenzia di Stampa C.D. Cronache della Disinformazione.

Nell’intervista il Prefetto Federico Umberto D’Amato rivendica il suo modus operandi e parla dei contatti con Adriano Sofri: “Non voglio farla lunga e raccontare la storia della mia vita professionale; cito soltanto qualche caso di rapporti amichevoli con personaggi, o della opposizione, o della eversione. Come Giulio Caradonna, del quale oggi sono ottimo amico, quando era il più agitato degli agitatori missini; come Jacques Soustelle, capo dell'OAS in Italia, o il capo della rivolta algerina, noto come Feziz; come Adriano Sofri, con il quale ho fatto paurose e notturne bevute di bottiglie di cognac”.

Rimane da chiedersi come mai il “leader politico di sinistra” attenda il 2007 per svelare quanto già dichiarato nel 1993 dal Prefetto? Forse l’assenza forzata dell’interlocutore ha facilitato il ricordo.

Quello che lascia basiti è che le dichiarazioni di D'Amato del gennaio 1993, sono state inizialmente silenziate per poi essere oggetto, negli anni seguenti, di scoop giornalistici e rivelazioni improvvise (Adriano Sofri nel 2007) ricerche di archivio, ritrovamenti di carte segrete o pseudo tali, e di consulenze storiche (Primo PianoPiazza FontanaSofriD'Amato)

Insomma di un folkloristico e variopinto armamentario che rischia di sviare i giudici di Bologna..

Così si rischia di mistificare una circostanza processuale che non è una scoperta o una verità rivelata ma semplicemente una conferma di quanto lo stesso interessato ha sempre rivendicato.

Concludiamo con un pensiero di Eraclito: “Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi di trovare.”

Prossimamente dall’oblio dei ricordi l’Abate Faria scriverà di “Curcio contro Sofri per il caso Calabresi”.