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Assonanza

Verona di notte, agosto 2021
Ph. Francesca Russo / Verona di notte, agosto 2021

Sostantivo femminile con il quale si indica una “forma di rima imperfetta, consistente nel terminare due o più versi successivi con parole contenenti le stesse vocali a cominciare da quella accentata fino alla fine, mentre le consonanti sono diverse, ma per lo più di suono simile” ma anche, più genericamente una “corrispondenza armonica (di suoni, di colori, di forme, etc.)[1]”.

Perché parlare di assonanza?

E soprattutto, perché farlo in questo agosto assolato e infuocato, nel senso letterale del termine?

Agosto con il suo calore rade al suolo ogni certezza acquisita nei lunghi mesi invernali. Improvvisamente cambiano i nostri ritmi, le incombenze si diluiscono progressivamente fino a lasciare spazio …a noi! Questo “spazio” che improvvisamente si viene a creare fuori e dentro di noi ci coglie spesso impreparati e di sovente ci destabilizza, abituati come siamo a colmare ogni singolo minuto della nostra vita impegnata con attività, persone da incontrare o ascoltare.

Ad agosto ci si spoglia: di vestiti pesanti che ci fanno da corazza, di scarpe che intrappolano i nostri piedi, di tutto ciò che segna un netto confine tra noi e il resto del mondo. Siamo nudi fuori per ricordarci che la nostra anima non merita di essere continuamente appesantita, ma va liberata e alleggerita, almeno una volta l’anno.

Agosto ci isola, ci lascia soli con noi stessi: i suoi tempi dilatati e difficilmente misurabili si avvicinano di più ai ritmi naturali del nostro cuore, stressato su cicli più frenetici durante l’inverno, e ci permettono di ascoltarlo senza interferenze.

Agosto ci aiuta a creare spazio intorno a noi ma soprattutto dentro di noi, ricordandoci di liberarci

 di orpelli inutili, di bagagli pesanti, di tutto ciò che rende difficoltoso, lento e macchinoso il nostro cammino: le paure altrui ed ereditate, i pregiudizi e i giudizi che subiamo, le aspettative e le illusioni, le maschere che ognuno indossa, le emozioni negative.

Agosto ci dà la possibilità di scoprire la grandezza e pienezza del vuoto.

Lo stesso termine “vacanza” deriva dal verbo latino “vacare” che significa proprio “essere vuoto”.

Il vuoto non è mancanza di qualcosa o qualcuno. Al contrario, il vuoto serve per ritrovare la pienezza di sé e non necessariamente va riempito, ma accolto ed ascoltato.

Solo se c’è il vuoto intorno a noi possiamo ascoltarci e capire o ritrovare l’assonanza del nostro cuore con il tutto che ci circonda e che è dentro di noi. Come un contenitore vuoto permette di creare delle vibrazioni, se accuratamente toccato, così la nostra anima, scevra di ogni inutilità, riesce a percepire che il suo suono è simile al tutto, è pieno di sé ed è essenziale già di per sé. E così la nostra anima riesce ad avvertire la gioia che è proprio la vibrazione del nostro essere che si fa uno con tutto.

Anche il diritto fornisce al mese di agosto e, in generale, alle ferie continuative - diritto riconosciuto a ogni lavoratore - la funzione di permettere al dipendente il riposo fondamentale alla migliore ripresa delle attività.

Agosto, se accolto nella sua reale valenza di fuoco che arde ogni ramo secco e che crea spazio vuoto intorno, costituisce un vero e proprio ponte che ci permette di ripartire a settembre con i soliti ritmi, con la nostra vita in maniera più consapevole. Ci fa ripartire da noi, coscienti della strada percorsa fino a quel momento ma già alle spalle, fiduciosi nel percorso che andremo ad intraprendere, perché sarà il nostro, ma soprattutto focalizzati sul punto esatto in cui ci troviamo in quel momento, perché è solo lì che abbiamo tutto ciò che ci serve. È nell’adesso che riusciamo a percepire la connessione con ogni cosa, l’assonanza della nostra anima col tutto.

 

[1] www.treccani.it