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Famiglia e scuola: quale continuità?

reclaim
Ph. Paolo Panzacchi / reclaim

Con il termine alleanza educativa scuola/famiglia, si intende non solo una reciproca fiducia tra le due parti, ma anche una certa coerenza nella linea pedagogica proposta, con il fine di sostenere la crescita dei bambini.

Spesso nei colloqui che affrontiamo con i genitori ci vengono chiesti consigli sulla gestione di determinati comportamenti riguardanti i piccoli: sembra scontato che utilizzare una linea comune sia la cosa migliore. Ma cosa si intende per linea comune? È davvero possibile adottare una linea comune scuola/famiglia? E se così non fosse, quali ripercussioni ci sarebbero sui bambini?

Inoltre: cosa chiede una famiglia alla scuola? Quali valori è indispensabile trasmettere nell’educazione dei bambini di oggi? E infine riguardo a quali valori, principi una famiglia non può pensare di delegare tutto alla scuola?

Capita spesso all’interno di una famiglia che mamma e papà diano messaggi contraddittori . Allo stesso modo anche le educatrici di una medesima sezione possono agire e pensare in modo differente e talvolta opposto. Così a scuola ad esempio c’è un insistenza su determinate regole che magari a casa non sono prese in considerazione.

Solitamente i bambini si adattano perfettamente a chi hanno davanti e ai differenti contesti in cui abitano, rispettando i diversi stili educativi.

È l’adulto che ha la responsabilità di far sì che il bambino non entri in confusione innanzitutto dando le ragioni e motivando un determinato intervento educativo. Poi sarebbe opportuno anche far loro capire la distinzione dei contesti in cui viene veicolato un messaggio.

Sicuramente molto dipende anche dal tipo di richiamo che stiamo dando ai bambini e dal modo in cui lo diamo, perché talvolta è la modalità con cui comunichiamo che manda in crisi i piccoli.

Quindi una sfaccettatura di divergenza può essere ammessa, ma l’unità d’intenti (per così dire) deve essere percepita dal bambino.

Alcuni insegnamenti e linee educative dovrebbero essere comunemente portate avanti sia dalla scuola che dalla famiglia, ad esempio la necessità di crescere nella condivisone, nel rispetto, la spinta a responsabilizzarsi e all’autonomia. Base di una buona educazione credo sia anche sapere dare delle regole, dire dei no senza paura, e non assecondare in modo eccessivo i capricci. In questi casi, è bene che ci sia una medesima linea: ne va infatti del benessere dei bambini.

Per fare alcuni esempi: se un bambino a casa viene lasciato libero di fare sempre ciò che vuole e gli viene concesso tutto, mentre a scuola ci sono regole precise e “no” detti in tranquillità, il bambino farà fatica ad accettare quei “no”, e non capirà come mai a casa avviene il contrario. Questo a mio parere non contribuisce ad una crescita armonica del bambino. Inoltre le maestre si troveranno in grande difficoltà nel far rispettare regole che in casa sono inesistenti.

Viceversa a scuola possono esserci delle permissioni che a casa non avvengono. Le scuole nel bosco che di recente hanno preso avvio, lasciano i bambini liberi di arrampicarsi, esplorare, correre. E questa può essere una bellissima esperienza, ma va contestualizzata e spiegata al bambino, che potrebbe tornare a casa e (fatto realmente accaduto!) arrampicarsi sul tetto della macchina come un piccolo selvaggio e con un leggero rammarico da parte dei genitori.

In un soggiorno di lavoro a Berlino ci è stato spiegato come i genitori firmino, in fase di iscrizione, un patto in cui prendono atto e accettano alcune precise regole che vigono nella scuola tra cui ad esempio il permesso di arrampicarsi sugli alberi. Per cui una mamma non deve preoccuparsi se, andando a prendere il figlio a scuola, lo vedesse in cima a un albero. E poi….come potrà poi impedire al figlio di arrampicarsi su un altro albero nel giardino di casa o in un parco pubblico? A scuola si, qui no. Il compito arduo in questo caso spetta alla famiglia.

Allora sarà anche il caso di chiedersi cosa chieda una famiglia alla scuola e quando è bene non delegare tutto all’istituzione. Anche perché il primo luogo educativo sarà sempre la famiglia.

Ciascuna scuola ha poi un suo proprio indirizzo specifico: e sarà ancora la famiglia a decidere a chi affidare l’educazione del proprio figlio, in base a ciò che reputerà essere meglio per quel bambino.

Scuola e famiglia dovrebbero collaborare insieme alla crescita dei bambini: insieme non vuol dire che le regole siano esattamente le stesse, ma che, pur nei diversi contesti, si agisca per il bene dei bambini. La grande difficoltà è che oggi, quando si parla di bene dei bambini, regna un triste relativismo, essendosi forse un po’ persa per strada nella nostra società quella sana oggettività di bene, buono e bello. Ma questo è un altro discorso.