Gómez Dávila, un altro modo di vedere la giustizia
Scrive spesso di giustizia, di costituzioni e di democrazia. Grazie a lui percorreremo passo passo una via fuori dall’ordinario.
La giustizia è stata uno dei motori della storia perché è il nome che assume l’invidia in bocca del querelante.
[Nicolás Gómez Dávila, Escolios a un testo implícito II, GOG 2018, p. 128]
Se ci pensiamo con attenzione non si tratta di una cinica boutade. Non lo era ieri e non lo è oggi, a causa del querelante e di tutti i protagonisti del processo, in tutte le latitudini. Avvocati e magistrati compresi, per finire con il sommo protagonista: la voce collettiva che si esprime nei mass media e nei social. Non è fuori luogo allora ricordare il lapidario Scostiamoci dalla strada della Giustizia. È cieca. (Stanislaw Jerzy Lec).
Santo patrono dei conservatori (e dei reazionari, a seconda delle stagioni) Gómez Dávila (1912-1994) non scrive aforismi, distilla pensieri che compongono un quadro divisionista (pointilliste).
Dopo le edizioni Adelphi, Tra poche parole (2007) e In margine a un testo implicito (2001), GOG Edizioni dal 2017 sta meritoriamente intraprendendo l’ambiziosa pubblicazione di tutti gli escolios, in cinque tomi, giunta oggi al secondo tomo (2018) e, a testimonianza di un ampio percorso che ha al centro Gómez Dávila (mi guardo bene dal definirlo, sarebbe impresa vana e porterebbe a risultati fuorvianti in radice), ha da poco pubblicato le Notas (2019).