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John Fante, un successo (postumo) dietro le spalle

Un grande scrittore sfortunato in vita, celebrato dopo la morte
John Fante
John Fante

John Fante (1909 – 1983) è uno degli scrittori più amati e meno fortunati che siano mai esistiti. Le sue opere ebbero il successo pieno soltanto dopo la sua morte.

Furono tre le persone importanti nella sua carriera: dapprima il suo mentore H.L. Mencken che pubblicò, nell’agosto del 1932, Il suo racconto “Il chierichetto” sulla rivista “The American Mercury”.

La seconda persona si perde nei meandri della letteratura ottocentesca russa. Lo stesso John Fante, infatti, nel suo capolavoro La confraternita dell’uva ci spiega che la passione per i libri è nata dall’amore per Dostoevskij.

Spiega lo scrittore: “Dostoevskij mi cambiò. Mi rivoltò come un guanto. Capii che potevo respirare, potevo vedere orizzonti invisibili. Volevo pensare e sentirmi come Dostoevskij. Volevo scrivere”.

La terza figura fondamentale nella carriera e, soprattutto, nella riscoperta di John Fante come scrittore è senz’atro Charles Bukowski, che, nel raccontare il loro incontro nella prefazione scritta per la nuova edizione di Chiedi alla Polvere del 1980 racconta come andarono le cose.

Tempo prima, mentre stava scartabellando nella sezione narrativa della biblioteca di Los Angeles nella quale era uso andare, trovò una copia impolverata di “Chiedi alla polvere” un romanzo di uno scrittore che non conosceva. E fu amore a prima letta.

Dopo quell’incontro fatale, Bukowski legge tutto quello che ha scritto Fante, finché non arriva il momento di incontrarlo davvero.

È il 1978 e Bukowski va a trovare John Fante al Motion Picture Hospital, una clinica per gente del mondo dello spettacolo. Entra nella sua stanza e dopo un po’ gli chiede:

“Ehi John, che fine ha poi fatto la ragazza di Chiedi alla polvere?

John Fante era più morto che vivo, ma trova la forza di rispondere.“Quella bitch, alla fine era lesbica”.

Bukowski convince la sua casa editrice, la Black Sparrow, a ripubblicare tutta l’opera di John Fante, ma lui morirà poco dopo l’uscita del suo primo libro.

Qualche amenità sull’autore: nel 1987 gli è stato conferito un premio postumo dal presidente della Associazione Internazionale di Scrittori degli Stati Uniti. Anche qui, ancora una volta, in ritardo.

Anche il cinema, tanto avversato in vita, lo ha omaggiato. Infatti, nel 1989 esce il film Aspetta primavera, Bandini, ispirato dal suo omonimo romanzo. Nel cast del film, prodotto da Francis Ford Coppola, Joe Mantegna, Ornella Muti e Faye Dunaway. Anche Colin Farrell ha interpretato Arturo Bandini nel 2006, anno di uscita del film Chiedi alla polvere prodotto da Tom Cruise. Insieme a lui Salma Hayek e Donald Sutherland.

Ignorato in Italia per anni, è stato riscoperto dall’editore Leonardo nel 1989, con la prima pubblicazione del libro La strada per Los Angeles.

L’editore Mondadori lo ha omaggiato nel 2003, in occasione dei vent’anni dalla morte, con l’uscita nella prestigiosa collana “I meridiani” dell’opera Romanzi e racconti, un volume che raccoglie i quattro romanzi e una serie di racconti, curato da Francesco Durante, storico traduttore di John Fante e di altri grandi scrittori americani (tra cui Raymond Carver e Bret Easton Ellis).

L'8 aprile 2010, in occasione del 101º anniversario della nascita di John Fante, è stato a lui intitolata l'intersezione tra la Fifth Street e la Grand Avenue di Los Angeles. Nella John Fante Square, che si trova nella zona di Bunker Hill, luogo in cui John Fante ha scritto e vissuto, si trova la biblioteca pubblica di Los Angeles frequentata in gioventù dallo scrittore e dove Charles Bukowski ha avuto modo di riscoprire Chiedi alla polvere.

Un’ultima curiosità: Nel novembre del 2015, la casa editrice Einaudi ha pubblicato un libro dedicato alle Lettere che John Fante scrisse nel corso della sua vita.

In copertina della prima edizione, però, l’uomo raffigurato non è John Fante, ma Stephen Spender, poeta e saggista inglese.

L’imbarazzo fu colossale, ma non scalfì la popolarità ritrovata di John Fante, un grande scrittore, che solo dopo morto ha avuto la popolarità e il riconoscimento meritato.