Le famiglie: collaborare non sostituire
Il Nido ai giorni nostri è una risposta concreta ai bisogni delle famiglie. Una educatrice che intraprende questo lavoro deve tenerlo bene a mente. La relazione con il bambino è direttamente proporzionale alla relazione con i genitori. Quanto più un genitore costruisce un rapporto di fiducia con l’educatrice, tanto più sarà facile che il bimbo si fidi. Allo stesso modo, quanto più una educatrice si fa carico del bambino e se ne prende cura, tanto più coinvolgerà il genitore nella sfida educativa. La partecipazione attiva delle famiglie alla vita del Nido è dunque un elemento essenziale. Collaboriamo insieme ai genitori alla crescita dei loro figli.
Occorre innanzitutto immedesimarsi in un genitore che affida il suo bambino, magari il primo, a degli sconosciuti…il suo stato d’animo può essere di timore, di ansia…è la cosa più preziosa che ha, e da cui si distacca magari per la prima volta! Quante lacrime di timore ho visto nei primi colloqui con alcune mamme: sono loro le prime a dover essere sostenute e incoraggiate.
Il fatto di prendersi cura dei figli di altri per una educatrice vuol dire innanzitutto scontrarsi sempre col fatto, ovvio ma fondamentale, che i bambini non sono suoi. Provate a immaginare se un amico vi prestasse la sua macchina magari nuova di zecca: con che premura la trattereste? Quanta attenzione impieghereste affinché non si rovini? Ecco tante volte ho pensato che con i bambini del Nido dovrebbe prender piede questo ragionamento: mi sono “dati in prestito” da queste famiglie, e sono un dono prezioso che ho il dovere di rispettare.
Molto probabilmente una educatrice di Nido che è anche mamma potrà più facilmente comprendere lo stato d’animo dei genitori, e in particolare di una mamma; tuttavia questo non sempre capita e non sempre viene messo in atto un retro-pensiero invece sempre opportuno: se fosse mio figlio farei così oppure no? È questo che dovrebbe orientare tante scelte d’azione che un’educatrice si trova a compiere in una giornata, per rispondere ai bisogni del bambino.
C’è poi un grande rischio che una educatrice corre nel suo compito educativo: quello di giudicare i genitori. Questa raccomandazione di sospendere il giudizio mi fu fatta nel mio secondo anno di lavoro da una collega che aveva più esperienza di me e nel corso degli anni è stato un elemento illuminante con cui spesso mi sono paragonata. Infatti il giudicare la famiglia, i suoi atteggiamenti, anche le linee educative che adotta o meno con il proprio figlio è un rischio fortissimo. Certo il nostro mestiere ci rende anche capaci di giudicare criticamente se un atteggiamento sia conforme o meno al bene del bambino e possiamo anche arrivare a pensare che quel genitore forse sta sbagliando qualcosa, ma non dobbiamo mai puntare il dito contro il genitore.
L’unica cosa che possiamo tentare di fare è accompagnare la famiglia e coinvolgerla in questa avventura educativa, senza mai presumere di avere la verità in tasca, ma favorendo un clima di confronto e dialogo. Non possiamo sostituirci ai genitori, perché qualsiasi mamma o papà, fossero anche i più delinquenti, sono la mamma e il papà di quel bimbo e saranno sempre insostituibili.
Che siano insostituibili vuol dire però anche un’altra cosa che ora tenterò di spiegare. Come dicevo prima, il Nido negli ultimi anni è diventata una risorsa molto importante e molto richiesta sia per famiglie italiane che per famiglie di origine straniera. Le liste di attesa dei Nidi comunali sono sempre più fitte e ogni anno si ha il timore che il proprio figlio non venga accolto: questo indica il bisogno a volte disperato che hanno i genitori.
Alcune strutture scolastiche private, nel tentativo di rispondere a questa urgenza, hanno iniziato a venire incontro alle famiglie, allungando gli orari di apertura del Nido, e prevedendo aperture straordinarie nei giorni di vacanza. Ho sentito di recente parlare di Nidi che offrono il servizio cena, che tengono aperto il sabato, alcuni vorrebbero anche sperimentare di tenere aperto di notte. Di fronte a queste notizie sinceramente sono rimasta attonita e mi sono allarmata. Pur riconoscendo il bisogno realistico di certe situazioni familiari mi sono chiesta: ma i Nidi si stanno trasformando in orfanotrofi? Passatemi il paragone un po’ esagerato, ma a mio parere, occorre stare davvero attenti perché anche in questo caso mi verrebbe da dire: l’educatrice non può e non deve assolutamente sostituirsi ai genitori. Siamo chiamate a collaborare con i genitori, ad aiutarli ad essere innanzitutto genitori e se vorranno aprire strutture che impediscono ai genitori di essere tali, almeno che non le chiamino più asilo Nido…e poi che ciascuna educatrice rifletta per comprendere se seguire questa “nuova tendenza” sia o non sia di aiuto al compimento umano e professionale del mestiere intrapreso.
A chiarire quanto appena detto sembra sia stato il Coranavirus. Perché? Innanzitutto i genitori sono stati per così dire un po’ costretti a fare i genitori a tempo pieno: chi si occupa dei bambini in primis sono loro, a ragion veduta. Ma quanto erano preparati a questo? Quanto hanno apprezzato questo? Quanto è pesato? Sicuramente le situazioni così nuove e repentine creano un certo disagio, ci colgono tutti impreparati. È stato però evidente il ruolo che la famiglia dovrebbe avere. Con ciò non voglio dire che la normalità dovrebbe essere questa, sia chiaro, però credo che, pur in modo forzato e in situazione di disagio, ogni genitore avrà riflettuto su cosa voglia dire stare accanto ai propri figli. Le situazioni estreme possono aiutare a confrontarsi con la “normalità passata”, per farne una revisione e una critica preziosa e costruire così una nuova “normalità futura”.
In questa situazione particolare, l’essenzialità dell’asilo Nido è venuta a galla. Si è capito come i nostri servizi siano indispensabili e proprio ora che non si sa come e quando riapriranno, la gente freme - e giustamente - in quanto la necessità lavorativa è un problema grave.
Ma…per riflettere un po’: cosa rende essenziale il servizio 0-3 anni per una famiglia? Il lasciare i figli al Nido, talvolta (laddove ad esempio viene a mancare una motivata esigenza lavorativa) sa tanto, aimè, di “parcheggiare”. Il voler essere sostenuti dal servizio per collaborare attivamente alla crescita del proprio figlio, quale incidenza ha nel pensiero di una famiglia? Prevale un comodo e un conseguente scarico di responsabilità o la vera utilità del servizio, avendo a cuore il cammino educativo del proprio figlio? Già perché il cuore e l’essenzialità del servizio non è solo permettere ai genitori di lavorare, ma contribuire con loro al processo educativo. Collaborare non sostituire ….noi siamo a fianco delle famiglie e con loro camminiamo. Non è possibile prendere il loro posto, anche come tempo in cui si è in relazione ai bambini.
Soprattutto la fascia 0-3 anni richiede la presenza del genitore più che di un educatore. Oggi la situazione COVID sta imponendo a noi educatrici di fare un passo indietro, e ai genitori un passo avanti. Mi sono sempre chiesta se sia giusto che una educatrice veda un bambino più di quanto non lo faccia la sua mamma.
Certo ai genitori deve essere data l’opportunità di lavorare, ma si potrebbero prevedere soluzioni diverse (sussidi economici?), senza obbligare un bambino a stare dal mattino alla sera in un Nido a soli pochi mesi di vita. L’aiuto che lo Stato può offrire alle famiglie con figli piccoli fino a 3 anni, non deve essere ricercato totalmente ed esclusivamente nel Nido. Il rischio è quello di creare “parcheggi” con un numero di bambini che supera spesso il giusto rapporto numerico, e parcheggi per di più gratuiti (visti i recenti provvedimenti che vogliono rendere i Nidi gratuiti a tutti). Cosa diventerebbero i Nidi se prevalesse solo l’aspetto assistenziale? Dove andrebbe a finire il ruolo e la professionalità delle educatrici? L’emergenza sanitaria odierna già rischia di contribuire a questa trasformazione dei servizi. Ma se prevalesse l’assistenza (e l’assistenza gratuita), potrebbero tranquillamente entrare in gioco dei volontari al posto degli educatori e l’aspetto educativo morirebbe del tutto: i genitori non sarebbero più parte attiva del processo educativo.
Siamo di fronte a uno scenario che ci sta costringendo a riflettere, a mettere a fuoco alcune domande, già esistenti prima. Forse ora è arrivato il momento di prendere sul serio queste domande e tentare una risposta. Mi auguro che ciascuno, nel proprio ruolo e nel proprio contesto, non si lasci sfuggire questa preziosa occasione.