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Obbligo o mera raccomandazione per il vaccino contro Covid-19? Nessuno dei due, serve la ‘spinta gentile’

Marina di Ravenna
Ph. Alessandro Saggio / Marina di Ravenna

Tutti ci auguriamo che presto la scienza trovi un vaccino efficace e sicuro. Inizialmente, verrà proposto ad alcune categorie, come gli operatori sanitari. Ciò per ovvie ragioni (sono a contatto ogni giorno con persone fragili). Cosa si dovrà fare se alcuni non vorranno accettarlo? Il tema è delicato, anche dal punto di vista costituzionale. In questo articolo formulo alcune ipotesi, aperte alla discussione.

 

Introduzione

Immaginiamo lo scenario nel quale siano disponibili le dosi di vaccino necessarie per le categorie individuate come prioritarie, ma una significativa porzione dei potenziali destinatari non voglia sottoporsi al vaccino.

Che cosa dovrà fare lo Stato? Obbligarli fisicamente alla somministrazione vaccinale (attraverso una sorta di TSO)? Sanzionare economicamente il rifiuto? O limitarsi ad informazione e raccomandazione? O non vi è forse qualche strategia più sofisticata di tutte quelle sopra elencate?

Come la discussione sui criteri di priorità, anche questa riguarda direttamente il fondamento ultimo della relazione fra individuo e comunità e la natura di “animale sociale” della persona umana.

Essa inoltre riguarda, in questo caso, anche la nostra idea di ‛libertà’ della persona e il rapporto fra questa e le richieste dell’Autorità.

Per questo ho anche in questo caso ritenuto – da giurista – di proporre alcune riflessioni giuridiche ed etiche, nella speranza che il dibattito pubblico prosegua fra gli scienziati e con tutti i cittadini.

 

Contesto ipotetico della discussione

Questo articolo si occupa delle strategie che sarà preferibile adottare verso chi – pur appartenendo a categorie individuate come prioritarie per la somministrazione – intenderà sottrarsi al vaccino contro Covid-19.

Per chiarezza espositiva e teorica, do in questa sede per scontato uno scenario nel quale sia stato individuato un vaccino efficace e sicuro (1) contro Covid-19. So bene che non vi è ad oggi certezza assoluta che questo scenario si verifichi presto. Tuttavia, la discussione sull’alternativa fra obbligo e raccomandazione non può venire effettuata in fretta, all’ultimo momento. Questa è la ragione per parlarne già oggi.

Do inoltre qui per scontato che:

- siano state individuate alcune categorie di persone come destinatarie prioritarie della somministrazione (per semplicità, ipotizzo che si tratti degli operatori sanitari ‘frontline’ e delle persone molto anziane e/o fragili);

- la ratio della somministrazione prioritaria a queste categorie non risieda soltanto nella loro diretta protezione, ma anche nella protezione delle persone che essi potrebbero, con elevata facilità, contagiare e nel favorire il lungo percorso verso l’immunità di gregge.

 

La strada dell’obbligo vaccinale e delle sanzioni. E le sue criticità

Un determinato comportamento è utile alla collettività? Rendiamolo obbligatorio per legge.

L’obbligo non viene rispettato spontaneamente?

Imponiamo con la forza l’adeguamento e/o sanzioniamo i trasgressori.

Questo è lo schema di pensiero che ci viene spesso naturale applicare.

Nel caso dell’obbligo vaccinale, tuttavia, esistono delle criticità specifiche che rendono la strada sopra descritta legalmente più complessa, difficile da seguire nella pratica, nonché – infine – con elevata probabilità controproducente.

Quanto al primo aspetto (criticità legali), stiamo parlando della possibilità di imporre legalmente un trattamento sanitario (la somministrazione del vaccino). Ciò non è escluso in via assoluta dalla Costituzione e dalla legge – esistono infatti casi di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) – ma, nella necessaria ottica di proporzione, andrebbe riservato ai casi più estremi.

Quanto al secondo aspetto (difficoltà pratiche), tanto la somministrazione forzosa del vaccino quanto l’irrogazione delle sanzioni a un elevato numero di persone incontrano problemi applicativi di enorme peso. Condurre seriamente e su larga scala queste attività imporrebbe di destinare ad esse una quota rilevante di risorse pubbliche, umane e materiali, distogliendole da altri compiti.

Quanto infine ai possibili effetti collaterali (‘Trade-Off’), la strategia dell’obbligo rischia di rafforzare l’esitazione vaccinale e di compattare molte persone poco informate sulle posizioni più estreme ed anti-scientifiche dei no-vax.

 

La strada della mera raccomandazione e le sue criticità

All’estremo opposto vi è la strada della mera raccomandazione. Una raccomandazione, naturalmente, che si accompagni ad un’informazione del pubblico costante, scientificamente accurata ed attentamente confezionata.

Questa strategia molto ‘soft’ è adatta per situazioni nelle quali il comportamento desiderato è utile soltanto – o soprattutto – per la persona alla quale l’informazione si dirige.

Nel nostro caso, invece, il presupposto del nostro ragionamento di oggi è che il vaccino sia utile non soltanto alla persona che lo assume, ma anche alle altre persone con cui il vaccinato (o non vaccinato) verrà frequentemente in contatto, ad esempio in ospedale. Vi è inoltre l’utilità collettiva aggiuntiva consistente nel contributo che ogni vaccinato fornirebbe al raggiungimento della sospirata immunità di gregge. Immunità della quale, sia detto per inciso, beneficerebbero anche i non vaccinati.

In una situazione come quella descritta, la mera raccomandazione appare una strategia troppo debole, anche dal punto di vista costituzionale. La nostra Costituzione, infatti, non contiene soltanto un insieme di diritti dei cittadini, ma prescrive anche l’adempimento, da parte di ciascuno di noi, dei “doveri inderogabili di solidarietà sociale” (2).

 

La ‘spinta gentile’ (Nudge). Esempi possibili in materia vaccinale

Esiste una via di mezzo pratica ed efficace, fra l’obbligo poliziesco e un mero appello alle buone intenzioni dei cittadini? Sì, una via di mezzo esiste e si chiama ‘spinta gentile’ (‘Nudge’, in inglese).

L’idea della ‘spinta gentile’ è stata inizialmente proposta (3) da due studiosi americani di scienze sociali, uno dei quali – Richard Thaler dell’Università di Chicago – insignito del Premio Nobel per l’Economia nel 2017.

Si tratta di una strategia di paternalismo libertario. Lo Stato favorisce o semplicemente rende più comodo ed immediato il comportamento desiderato, mentre rende più complesso, o meno vantaggioso, quello non desiderato.

In campi diversi da quello vaccinale, i risultati ottenuti sono stati sorprendenti. È sufficiente, ad esempio, variare la presentazione dei cibi disponibili in una mensa per ottenere buoni risultati in termini di comportamenti alimentari corretti. Oppure, comunicare sulle bollette elettriche quanto una famiglia è stata ‘sprecona’ nel mese precedente genera buoni risultati il mese successivo (ben oltre la mera e prevedibile ‘regressione verso la media’). Prevedere ‘di default’ che (salvo scelta contraria) una persona possa donare i propri organi dopo la morte o destini una piccola parte del proprio reddito a un fondo pensionistico integrativo sono due ulteriori esempi. Ma ve ne sono molti altri.

Tutte queste strategie di ‘spinta gentile’ presentano un vantaggio collaterale importante ovunque, e sicuramente ancora più importante nel contesto italiano: per funzionare, non richiedono burocrazia, agenti di polizia, procedimenti sanzionatori. Non rischiano di intasare la macchina pubblica, perché si tratta di sistemi (o di stratagemmi, se volete) miranti ad indurre un adeguamento ‘spontaneo’ da parte delle persone.

Certo, perché la strategia funzioni in ambito vaccinale occorre che l’incentivo sia importante.

Così, ad esempio, come è stato recentemente suggerito (4), una sorta di ‘certificato vaccinale’ contro Covid-19 potrebbe per un certo periodo divenire necessario per:

- ottenere o mantenere determinati tipi di impieghi o di mansioni, ad esempio nel settore sanitario;

- frequentare determinati eventi sportivi o culturali, ovvero palestre, cinema, teatri e altri luoghi di ritrovo;

- ottenere una riduzione nei tempi di accesso a prestazioni sanitarie (non salva vita).

Altri esempi di possibile ‘spinta gentile’ in ambito vaccinale potrebbero essere agevolmente individuati, anche attraverso una consultazione dell’opinione pubblica.

 

Conclusioni

Sono convinto che, per superare l’esitazione vaccinale in ambito Covid-19, una strategia di ‘Nudging’ come quella descritta sarebbe legalmente sostenibile, relativamente semplice da attuare ed efficace nei risultati.

Naturalmente, dovrà trattarsi di una strategia sempre proporzionata rispetto al rischio che si vuole prevenire.

Nessun rilievo contro una possibile normativa nazionale di ‘spinta gentile’ per il futuro vaccino Anti-Covid-19 potrà avere la sentenza 2 ottobre 2020 del TAR Lazio, che ha annullato analoghe previsioni della Regione Lazio, relative al vaccino contro l’influenza. Il TAR infatti non ha censurato nel merito questo tipo di misure, ha soltanto evidenziato (correttamente) che la loro adozione spetta allo Stato, non alle Regioni.

Non avrebbe poi alcun fondamento etico né costituzionale un’opposizione di principio a questo tipo di misure, magari basata su un presunto diritto assoluto alla ‘obiezione di coscienza’. Da quando è nata con Antigone (5), l’obiezione di coscienza non è mai stata indolore. E la nostra libertà non è assoluta, quando il suo esercizio può nuocere – in modo scientificamente dimostrato – ad altri.

Quando un vaccino efficace arriverà, approvato dalle autorità sanitarie nazionali e internazionali, rifiutarlo pregiudizialmente sarebbe del resto molto ‘stonato’ in un contesto mondiale nel quale la vera sfida sarà quella di riuscire a distribuire il vaccino ai miliardi di presone che – avendone necessità – ne avranno diritto. Non certo quella di rincorrere minoranze animate da pregiudizi antiscientifici.

 

(1) Un vaccino efficace e sicuro è, ovviamente, un vaccino con una buona dose di efficacia (pur se lontana dal 100%) e di ottima sicurezza (il che – come per ogni farmaco – non esclude la possibilità di rari eventi avversi, che normalmente per gli attuali vaccini sono di limitata gravità). Come è noto, il vaccino contro Covid-19 potrebbe avere, soprattutto in una prima fase, efficacia limitata nel tempo. Ciò non significa, di per sé, che il vaccino sia inefficace. Tuttavia, ovviamente, si dovrà tener conto del periodo di efficacia in sede di valutazione comparata di vantaggi e svantaggi del farmaco.

(2) Art. 2 della Costituzione: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

(3) Thaler e Sunstein, Nudge, Yale University Press, 2008 (trad. It. a cura di Feltrinelli, La spinta gentile, 2014).

(4) Kramer, COVID-19 vaccines could become mandatory. Here’s how it might work. National Geographic, 2020.

(5) Sofocle, Antigone. Questa tragedia intercetta i fondamenti della filosofia politica e del diritto. Antigone, colei che sceglie, eroina ribelle verso il potere, veniva considerata dai romantici come il simbolo della giustizia che si contrappone al freddo e rigido diritto (impersonato da Creonte). Poi Hegel spiegò che non si trattava della ragione contro il torto, ma dello scontro fra due ‘ragioni’. Forse, tuttavia, si trattava invece dello scontro fra due torti, o fra due ragioni colorate da dismisura (la ‘hybris’ dei Greci). Due individui – Creonte e Antigone – di assoluta insularità, incapaci di porsi in dialogo con l’uno con l’altra. Un po’ quanto oggi sta accadendo nella nostra società fra gruppi contrapposti. Mentre occorrerebbe ripristinare la saggezza fondamentale dell’equilibrio e delle scelte proporzionate (v. al riguardo Marinoff, The Middle Way. Finding Happiness in a World of Extremes, Sterling, 2017).