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Pierre Nicole, il filosofo che annichiliva le ambizioni umane

Boavista
Ph. Alessandro Saggio / Boavista

Oggi è più o meno «un insigne sconosciuto», come fa notare il traduttore e curatore Marco Lanterna nel folgorante saggio introduttivo al libro. Eppure, il filosofo e teologo Pierre Nicole, pungente moralista francese del Seicento, ha composto con Arnauld la famosa Logica, è l’autore dei monumentali Saggi di morale vicini a Montaigne, e ai suoi tempi fu notoriamente apprezzato da madame de Sévigné, da Locke, da Voltaire che lo loda nel Siècle de Louis XIV, e in seguito anche da Alessandro Manzoni, suo autentico fan. A recuperarlo dalle paludi dell’anonimato ci ha pensato la casa editrice Liberilibri, pubblicando Miseria dell’uomo, titolo italiano del breve trattatello di Nicole De la foiblesse humaine, saggio di apertura dei celebri Essais de morale.

Resta comunque inspiegabile perché critica ed editori abbiano snobbato per secoli questo piccolo capolavoro di nichilismo che s’inserisce nel pirronismo francese del XVII secolo ma – ribadisce Lanterna – «idealmente salda i greci più paradossali ai più paradossali moderni», e «costringe il lettore a chinare il capo, anzi fa sbassare la fronte a qualsivoglia umana insolenza o superbia».

Eh sì perché per Nicole l’uomo è nulla, ma anche Dio è nulla, una consapevolezza che non riscatta la nullità dell’uomo, ma anzi la lascia sempre più sola e disperante, priva di alcun eroismo.

La critica demolitrice di Nicole, attraverso le sue speciali lenti da moralista, annichilisce le ambizioni umane: l’uomo interpreta la sua unicità terrestre come un miracolo da difendere mentre, sostiene l’autore, è sì un’eccezione ma negativa, antiesemplare. La vita è male, errore e orrore, come dimostrano la natura e la storia. E l’intelligenza? Non è in grado di offrire alcuna certezza. E le arti? Non hanno alcun valore intrinseco, se non per noi, e neanche sempre.

 

Ecco allora l’incipit del Primo saggio d’una filosofia dell’estinzione di Marco Lanterna, che arrivando a rivaleggiare per stile con lo stesso Nicole sa stimolare nel lettore la curiosità di approfondirne il pensiero e la conoscenza:

 

È arcinoto che madame de Sévigné avrebbe voluto metterne in infusione gli scritti per poi “trangugiarli”, mentre invece Manzoni nelle Osservazioni sulla morale cattolica se ne dichiarava gran saccheggiatore, eppure oggi raramente s’incontra il nome di Pierre Nicole in un libro di filosofia, tanto è divenuto un insigne sconosciuto, novello Carneade per novelli don Abbondi. Funge appena appena come ammennicolo di sagrestia, sorta di turibolo filosofale per qualche emulo universitario di Royer-Collard.

Alla sua odierna fortuna o, meglio, sfortuna critica ha di certo contribuito uno stile dimesso, per alcuni schiettamente opaco, insomma meno corrusco e drammatico rispetto a quello dell’amico Pascal. Eppure il piglio notarile di Nicole, la sua andatura piana, quieta, protocollare può risolversi in un vantaggio: il suo è un pensiero al netto d’ogni retorica, liscio e limpido come una vodka.

Il presente saggio lascia le strade tutte dritte e mille volte battute dalla critica (Pascal, Port-Royal, il Giansenismo, etc.), per avventurarsi allato, è pertanto una lettura eterodossa ed eccentrica. Chi cerca conferme a cose già lette, chiuda il libro e apra «La Settimana Enigmistica» o «MicroMega». È anche un modo per ridonare vita a pagine che una critica troppo consenziente con se stessa ha reso ormai fruste e noiose. La vitalità d’un classico sta proprio qui: non ammette punti fermi, classificazioni troppo stringenti e definitorie.

Posto come un cerbero o un cartiglio infernale all’ingresso dei Saggi di morale, il De la foiblesse de l’homme costringe il lettore a chinare il capo, anzi fa sbassare la fronte a qualsivoglia umana insolenza o superbia. Nicole avrebbe dovuto sistemarlo alla fine dei Saggi a mo’ di buco nero, stella malata che s’in­ghiotte ogni cosa. Non a caso Locke ne ammirò la forza destruens – “so rare and extraordinary” – traducendolo in lingua inglese col titolo di Of the Weakness of Man, in quanto “his conceptions are natural and clear and he presses the observation of his rules with great strenght of argument and reason”.

Con lo stesso movimento d’una molla, Nicole arretra fin nel passato di sofisti e scettici, per raggiungere d’un balzo il futuro di pessimisti nichilisti e dissolu­tori; però lo fa con un gesto d’equilibrio classico, mai più imitato, da qui la sua esemplarità insuperabile, insieme filosofica e manualistica, che distanzia tutte le summe ascetiche dal De miseria humanae conditionis in giù. Questo trattato non è solo una nascosta sta­zione del pirronismo francese da Montaigne a Bayle (“lascia sovente il dubbio come risultato” dirà di lui Sainte-Beuve); di più, salda i greci più disperati ai più disperati moderni. In alcuni punti par di leggere Cioran o Caraco, oppure il nostro Rensi; in parte per il semplice motivo che costoro, grandi lettori del Grand Siècle, presero – quasi testualmente – da Nicole. Bisogna quin­di operare un atto di giustizia critica, mostrando che molta farina di quei sacchi era tirata da lui, macinata nel suo vecchio mulino. Ma la cosa sorprendente, e che deve far riflettere, è che poté essere utilizzata da quei dissolutori, funse a meraviglia nelle loro cucine. In tal senso i Saggi nicoliani offrono materiale per comporre un libro di perfetta annichilazione (antitesi al pichiano Hominis dignitate), dando altresì ragione a Mainländer che considerava l’autentico Cristianesimo una sorta di suicidio lento “langsamen Selbstmord”. Quello che qui presento ne è come il miglior distillato, altri saggi similari o contigui ne avrebbero solo diffe­rito e rallentato la forza distruttiva, l’azione necrotica.

Il Dio dei giansenisti – a parole veterotestamentario e tonitruante – è posto da Nicole più per politesse che per mistica convinzione, è in realtà una figura evane­scente, quasi insignificante nella sua silente incono­scibilità, pressappoco come un amministratore condominiale in pieno agosto: Dio forse nemmeno esiste o, ben peggio, se ne infischia d’esistere per l’uomo; non è mosso da amore o ira, come crede Lattanzio, bensì da indifferenza e noia con qualche venatura di scherzo e crudeltà. Ci vuole dunque poco a congedarlo, a sbarazzarsene in toto. La teodicea, ovvero l’impresa stitica d’accordare un Dio ottimo e massimo con un mondo pessimo e minimo, si risolve così come per incanto, lasciando cadere il primo termine (solo supposto e favolistico) a tutto vantaggio del secondo (reale e tan­gibile come la corda intorno al collo dell’impiccato).

Dopo due guerre mondiali, Auschwitz, l’atomica, l’economicismo (e su tutto un senso disperante d’in­finita ripetizione nella storia umana), il nostro solo vantaggio rispetto a Nicole è di sapere – con tetrago­nale adamantina certezza – che nessun Dio esiste, né alcun piano provvidenziale, men che meno quello biblico; il dio dei monoteisti – scritto insensatamente con la maiuscola – è ormai declassato a dio pagano con le pudenda di fuori, a deuccio senza nemmeno μηχανή, cioè all’incirca a personaggio da opera buffa (nel caso un dottor Balanzone).

 

Pierre Nicole nacque a Chartres nel 1625 e studiò teologia alla Sorbona. Insegnante a Port-Royal, vi compose con Arnauld la famosa Logica. Grande controversista del Giansenismo, offrì più d’una suggestione al Pascal delle Provinciali, da Nicole tradotte in latino e poi anche imitate nelle sue Lettere sull’eresia immaginaria. Costretto ad abbandonare la Francia nel 1679, si trasferì in Belgio con Arnauld, ma dopo qualche tempo si piegò all’autorità ecclesiastica. Visse gli ultimi anni a Parigi, morendovi nel 1695. Il suo capolavoro sono i monumentali Saggi di morale che lo avvicinano più che formalmente al Montaigne.

Marco Lanterna (Milano, 1973), nato da padre pittore, è cresciuto alla “scuola” di Anacleto Verrecchia del quale ha curato Il cantore filosofo. Scritti su Wagner (2016) e Il mastino del Parnaso. Elzeviri e polemiche (2017). In precedenza aveva tradotto i Pensieri sull’onestà decorosa di Damien Mitton (2013). Pubblicista e Selbstdenker, vive tra la Brianza e Nizza.

Pierre Nicole, Miseria dell’uomo, a cura di Marco Lanterna, Liberilibri 2020, collana Oche del Campidoglio, pagg. XXX-52, euro 12.00, ISBN 978-88-94098-63-9.