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Saggezza

USA AntelopeCanyon
Ph. Antonio Capodieci / USA AntelopeCanyon

La lingua greca ha una straordinaria ricchezza lessicale. Possiede vocaboli dotati di una tale pregnanza ma intraducibili che mi sentirei di proporre, per alcuni di essi, un “prestito” all’interno della lingua italiana. Penso al termine philotimo (φιλότιμο) (malamente tradotto in italiano con “amor proprio” ma che implica un insieme di dignità, di conoscenza di sé, di proiezione comportamentale onesta e coraggiosa), oppure ad aidos (αἰδώς) (anch’esso reso approssimativamente con la parola “pudore” ma che indica piuttosto una disposizione d’animo favorevole alle norme sociali o giuridiche) o, ancora, alla parola phronesis (φρόνησις), tra le più belle ed evocative. È di quest’ultima che intendo occuparmi.

Phronesis: né il termine “saggezza” con cui viene generalmente tradotta in italiano – e neppure il temine “prudenza”, con il quale Cicerone la traduce dal greco – rendono lo spessore semantico di un vocabolo tanto denso di significati.

Spesso accostata alla sophia, la phronesis tuttavia se ne differenzia: essa è volta non già al raggiungimento della perfezione spirituale ma all’agire pratico e concreto, rappresentando una capacità quieta di scelta rispetto a valori umani e sociali storicamente dati.

La phronesis mette in rapporto dialettico elementi diversi e normalmente posti in opposizione – universale e particolare, scienza ed esperienza, razionalità ed emozioni, impulso e freno, coraggio e prudenza – promuovendo la ricerca di un punto di equilibrio atto a orientare le scelte quotidiane.

Nessuno può insegnarla in modo astratto; nessuno può apprenderla dai libri o impararla a memoria. La phronesis appartiene a una dimensione cognitiva (e metacognitiva) che, come dicono i maestri zen, passa da cuore a cuore, come da una candela accesa se ne accende un’altra. La saggezza deriva da un paziente esercizio di autoapprendimento e di spirito critico, dalla ricchezza delle esperienze vissute e meditate, e dalla percezione delle sfide non già come ostacoli bensì come finestre spalancate sull’intelligenza razionale ed emotiva.

Credo che in ogni campo dell’esistenza umana abbiamo bisogno di questa saggezza pratica che ci consente di agire con modalità rispettose delle norme generali ma adeguate al contesto particolare e che ci allontana dal meccanicismo che ottunde il pensiero per farci accostare alla dimensione emozionalmente umana dell’esperienza e per condurci, progressivamente, ad acquisire un abito mentale fatto di ascolto, empatia, capacità di azione concreta orientata primariamente al bene comune.

In ambito lavorativo, in particolare, abbiamo bisogno non soltanto di sophia – che possiamo tradurre con la somma di conoscenze e competenze – ma anche di phronesis, quella saggezza pratica appunto che consente di trasformare le conoscenze e le competenze in abilità.

Per tutte quelle situazioni in cui un libretto di istruzioni non esiste o non è disponibile occorre fare appello alle nostre abilità. Il sapere è necessario ma non sufficiente: occorrono la prudenza, la ponderazione e l’equilibrio, l’ascolto attivo, la generatività del linguaggio, la capacità di equità e di orientamento al bene. In sintesi, occorre la phronesis. Questo vale per i settori più diversi, da quello manageriale a quello didattico e, in particolare, per promuovere una giustizia vicina alle persone, attenta ai loro bisogni e rispettosa della dignità di ciascuno. La recente evoluzione della giustizia penale e le crescenti aperture alla giustizia riparativa sono lo specchio della dialettica sopra descritta. La giustizia riparativa – volta a promuovere la cura dei bisogni delle vittime e incentrata sulla gestione riparatoria e riconciliativa dei conflitti – mostra il volto non tanto della sapienza, quanto quello della saggezza. Alla sophia dell’edificio normativo penalistico, contrappone o meglio, umilmente, affianca la phronesis di chi si preoccupa di fare giustizia nell’immanenza multiforme del caso concreto, a partire da quella “saggezza” che Borgna identifica con la capacità di essere in relazione con l’altro, nell’orizzonte della responsabilità, a partire dall’ascolto. Se la giustizia penale dei codici è sapiente, la giustizia riparativa è, pragmaticamente, saggia.

Lasciamo dunque che la saggezza pratica sia la nostra password (cfr. “Password” di F. Giannuzzi) per accedere allo spazio, finalmente curato nel tempo e nei modi, delle nostre scelte; lasciamo che la phronesis sia una sorta di bussola interiore che punta verso opzioni generative di bene e capace di farci guadagnare in semplicità senza perdita di autorevolezza. Se è vero che – come sostiene Vygotskij – che il linguaggio è strumento di strutturazione del pensiero, proviamo a riflettere sulla parola phronesis, cercando di capire quali pensieri, emozioni, sentimenti e scelte può suscitare in noi.