Viene la prima di Milo De Angelis
La poesia di Somiglianze, raccolta pubblicata nel 1976, ci appare come un grido che ci pone davanti alla tensione di ricerca di un varco per il cambiamento.
La poesia infatti diventa strumento di espressione di un'energia vitale accumulata che esplode in versi.
In particolare in Viene la prima, costruita in modo dialogico, una donna diventa il simbolo e il mezzo del cambiamento. Ma occorre perdere qualcosa. De Angelis diventa dunque portavoce di una resurrezione: bisogna perdere la vita per riconfermarla; morire in se stessi per rinascere qui e ora.
Attraverso il mistero della realtà possiamo accedere all'oltre delle cose, in una lotta incessante per riscoprire se stessi e quella stessa realtà delle cose.
Viene la prima
Milo De Angelis
«Oh se tu capissi:
chi soffre
chi soffre non è profondo».
Sobborghi di Milano. Estate. Ormai
c’è poca acqua nel fiume, l’edicola è chiusa.
«Cambia, non aspettare più».
Vicino al muro c’è solo qualche macchina.
Non passa nessuno. Restiamo seduti
sopra il parapetto. «Forse puoi ancora
diventare solo, puoi
ancora sentire senza pagare, puoi entrare
in una profondità che non
commemora: non aspettare nessuno
non aspettarmi, se soffro, non aspettarmi».
E fissiamo l’acqua scura, questo poco vento
che la muove
e le dà piccole venature, come un legno.
Mi tocca il viso.
«Quando uscirai, quando non avrai
alternative? Non aggrapparti, accetta
accetta
di perdere qualcosa».