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Dal bancomat allo smart working

Orto Botanico di Padova
Ph. Francesca Russo / Orto Botanico di Padova

Con il nuovo decreto fiscale arriva dal 1 luglio 2020 ,l’obbligo anche per i professionisti di dotarsi di bancomat per le transazioni. Già annunciata varie volte questa svolta, forse questa può essere la volta buona. Fatto sta che il mondo dei professionisti sta velocemente assumendo forme sconosciute in passato. Se pensiamo agli avvocati, in pochi mesi sono passati alle udienze on line, i depositi telematici, la pratica forense a distanza, lo smart working dei collaboratori, il lavoro da casa, il cloud. Mica male come cambiamento. Altro che a piccoli passi, la velocità assunta dalle novità sembra in crescita. Non sempre le novità sono anche miglioramenti, spesso perché improvvise o mal organizzate, ma dopo che un tetto di cristallo è rotto non si torna indietro. Quindi ora non resta che migliorare le cose, invece di cercare di tornare indietro.

In questo momento molti professionisti sentono il cambiamento come una urgenza ed effettivamente lo è. Importante è non farsi prendere dalla fretta o dall’ansia e procedere con un piano di sviluppo.

Ciò che oggi lo studio dell’avvocato, come di altri professionisti, richiede è un progetto e una vision. Per poter prendere decisioni strategiche sul lungo periodo bisogna fermarsi un attimo e forse il periodo estivo alle porte può aiutare a fare questo.

 

RE-ATTIVI

Ci sono due modalità con cui si può affrontare il cambiamento:

  • la prima è rispondendo allo stesso per trovare soluzioni;
  • la seconda è programmando il futuro.

Vivere e lavorare in modo reattivo non porta molto lontano, perché vuol dire essere sempre “in ritardo” sugli eventi e cercare di gestirli come i vigili del fuoco cercano di domare le fiamme. La sensazione è di non avere alcun controllo, di dipendere dagli eventi e di fare un lavoro “sporco” fatto di interruzioni, problemi, soluzioni, attese. Questa se ci pensate bene è stato l’approccio per decenni delle precedenti generazioni di avvocati: attendere e risolvere. Il cliente ci chiamava con un problema e cercavamo di risolverlo; sorgeva un intoppo e ci prodigavamo per affrontarlo. In passato, però i tempi di lavoro erano diversi, i ritmi pure e la relazione con i clienti decisamente diversa. Tutto sommato i conti alla fine tornavano sempre, per cui possiamo dire che hanno fatto bene ad impostare così la vita lavorativa.

PRO-ATTIVI

La situazione oggi è completamente mutata. Inutile ripetere ciò che tutti sappiamo e vediamo sotto i nostri occhi, dalle differenti condizioni economiche della professione, alla relazione cliente-professionista, all’organizzazione delle attività. Approcciare il lavoro in modo reattivo non solo non è più possibile, ma è terribilmente deleterio sotto tutti i punti di vista: stress, guadagni, prospettive, brand. Che fare dunque? Oggi il futuro professionale si crea, non si attende; oggi l’avvocato deve avere un progetto di sviluppo della sua attività e poi ricavare le risorse per perseguirlo; oggi è necessario avere collaboratori adeguati nel proprio team; bisogna avere una organizzazione, piccola o grande che sia, però opportuna per gli obiettivi che ci poniamo; bisogna avere conoscenze manageriali di base quantomeno per gestire le performance dello studio; bisogna avere competenze imprenditoriali per sviluppare business.

Il lavoro oggi non si attende più e non si cerca neppure. Il lavoro oggi si crea. I tempi lo permettono, i clienti lo richiedono. Le aziende hanno bisogno di una nuova tipologia di assistenza e consulenza giuridica. Entrare in gioco a danno fatto, per risolvere la patologia diventerà (deve diventare) l’eccezione. L’avvocato dovrà diventare un partner dei progetti delle aziende clienti; sarà utile che conosca dinamiche aziendali, mercati, tempi e modi con cui l’azienda opera, per poterla adeguatamente supportare sin dall’inizio e non entrare in gioco come la ruota di scorta quando la gomma è bucata. Il ruolo dell’avvocato sarà di fari che illuminano il futuro delle aziende e non come fanalino di coda per evitare di essere tamponati o come ruota di scorta per affrontare le emergenze.

Per fare ciò serve una nuova mentalità, un nuovo approccio alla professione forense che va ripensata sotto molti aspetti.

Bancomat e smart working non solo non saranno un problema in questo nuovo modo di pensare la professione, ma appariranno subito come nuove opportunità, come strumenti flessibili di organizzazioni smart. Tutto sta nel definire come vogliamo affrontare il futuro: in attesa o in attacco?

A voi la scelta, ma sappiate che il futuro è nelle vostre mani più di quanto pensate, solo che molti non sono abituati a crederci.