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Dovere e onore, lontani ma vicini

storia
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Una pagina per ricordare tre uomini che erano su campi diversi ma uniti da un ideale comune: il senso del dovere e dell’onore. Parole oramai sbiadite.

Lettere di Giuliano Benassi (partigiano di Carpi), Franco Ascheri (sabotatore della X Mas) e Carlo Fecia di Cossato (ufficiale di marina monarchico).

Vi invito a leggere quanto scrissero tre italiani prima di morire. Tre uomini che si sarebbero probabilmente vicendevolmente uccisi se si fossero incontrati, condividono la scelta di morire con la consapevolezza di perseguire il credo della loro vita e di non rinnegare gli ideali.

Erano su fronti opposti, un partigiano, un fascista della X Mas, un monarchico comandante di sommergibile.

Riflettiamo su una pagina della nostra storia che è, ancora purtroppo, divisiva.

Ho la consolante certezza che nessuno può essere arrestato a causa della mia deposizione. Ho subito un congruo numero di violenze. Ammanettato mi hanno coperto di pugni, schiaffi e similia, finché un ufficiale SS mi ha sbattuto sul viso, grondante sangue, i santini del Babbo e della Mamma. Allora inferocito, ho obbligato l’interprete, tremante, a dirgli che l’esercito tedesco dava un ben miserabile spettacolo di brutalità animalesca e che, se è vero, come è vero, che la civiltà dei popoli si misura dal rispetto dei morti ... È successo allora un vero putiferio. Ho poi subito 27 applicazioni di rosario, strumento di non complesso funzionamento, ma ragguardevolmente efficace.

I proficui allenamenti di Milano e la mia fede mi hanno permesso di superare brillantemente la prova. Mi ricordai il distico di Giovenale: Summum crede nefas animum praeferre pudori - et propter vitam, vivendi perdere causam; con ciò intendo confermare la tua certezza, che cioè non baratterò mai la mia vita con quella degli altri”.

Lettera di Giuliano Benassi di Carpi, catturato nel luglio del 1944, scritta al fratello prima d’esser mandato a morire nel Lager di Oelsen il 27 aprile del 1945.

Ieri sera, dopo che mi è stata comunicata la notizia, mi sono disteso sul letto ed ho provato una sensazione che già avevo conosciuto da bambino: ho sentito cioè che il mio spirito si riempiva di forza e si estendeva fino a divenire immenso, come se volesse liberarsi dai vincoli della carne per riconquistare la libertà. Non ho alcun risentimento contro coloro che stanno per uccidermi, perché so che non sono che degli strumenti scelti da Dio, che ha giudicato sufficiente il ciclo spirituale da me trascorso in questa vita presente. Sappi, mamma, che non resti sola, perché io resterò vicino a te per sostenerti ed aiutarti finché non verrai a raggiungermi; perché sono certo che i nostri spiriti continueranno insieme il loro cammino di redenzione, dato che il legame che ci univa su questa terra, più che quello che esiste tra madre e figlio, è stato quello che unisce due spiriti affini e giunti allo stesso grado di evoluzione.

Sono certo che accoglierai la notizia con coraggio e voglio che tu sappia che in momenti difficili io ti aiuterò come tu hai aiutato me durante questa vita. Sono contento della morte che mi è destinata, perché è una delle più belle, essendo legata ad un sacro ideale. Io cado ucciso in questa immensa battaglia per la salvezza dello spirito e della civiltà, ma so che altri continueranno la lotta per la vittoria che la Giustizia non può assegnare che a noi. Viva il Fascismo! Viva l’Europa!.

Lettera di Franco Ascheri, sabotatore della X Mas, scritta alla madre il 30 aprile 1944, prima di essere fucilato dagli Anglo-americani.

Mamma Carissima, quando riceverai questa mia lettera, saranno successi dei fatti gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile. Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuravo.

Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del Re, che ci chiedeva di fare l’enorme sacrificio del nostro onore militare per potere rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace.

Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato.

Da questa triste constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi mi circonda, e quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi, Mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d’uscita, uno scopo alla mia vita. Da mesi penso ai miei marinai del Tazzoli che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro....

Spero, Mamma, che mi capirai e che anche nell’immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei motivi che mi hanno guidato. Tu credi in Dio, ma se c’è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell’ora. Per questo, Mamma, credo che ci rivedremo un giorno.

Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato. In questo momento mi sento molto vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete. Carlo.

Lettera del Comandante Carlo Fecia di Cossato, medaglia d’oro, alla madre, il 21 agosto del 1944, prima di suicidarsi, in seguito all’annuncio che la nostra Marina, dopo aver obbedito all’ordine di resa, sarebbe stata disarmata dai vincitori.

Leggere le loro lettere piene di dolore composto e di fierezza li affratella al momento del commiato dalla vita. Unendoli idealmente nelle parole:

Purché alla fine

di mia vita intera

abbia per croce,

sulla tomba, un sasso

con sopra scritto: NON CAMBIO’ BANDIERA

Concludo, questo spazio di riflessione con le parole di Cesare Pavese, tratte da “La Casa in collina”.

Ora che ho visto cos’è la guerra, cos’è la guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: “E dei caduti che facciamo? Perché sono morti?

Io non saprei cosa rispondere. Non adesso almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero”.