x

x

Il trattamento fiscale dei buoni pasto in Italia

buoni pasto
buoni pasto

Il trattamento fiscale dei buoni pasto in Italia

I buoni pasto sono un elemento fondamentale nel sistema retributivo italiano e offrono un contributo fondamentale ai sistemi di welfare aziendale, senza trascurare il fatto che consentono sia ai dipendenti che ai datori di lavoro di godere di importanti vantaggi fiscali. Ma come vengono inquadrati nel nostro ordinamento?

Cosa sono i buoni pasto?

Molto banalmente i buoni pasto sono dei voucher che i datori di lavoro possono fornire ai propri dipendenti come parte della retribuzione o in aggiunta alla retribuzione. Normalmente i buoni pasto vengono utilizzati in supermercati, ristoranti, bar per l’acquisto di cibi e bevande e, normalmente, per la pausa pranzo. In sostanza questo sistema offre ai dipendenti la flessibilità di scegliere dove e cosa mangiare, contribuendo a migliorare la qualità della vita sul posto di lavoro.

Il trattamento fiscale dei buoni pasto

Rispetto a quanto comunemente si possa pensare, dal punto di vista fiscale i buoni pasto, essendo qualificabili quale benefit, sarebbero soggetti a tassazione. Tuttavia vige un’eccezione in grado di renderli assolutamente convenienti sia per il datore di lavoro che per i dipendenti. E infatti, se il valore del buono pasto non supera il valore massimo di 8,00 € per i buoni elettronici e di 4,00 € per i buoni cartacei, è da considerarsi esente. In realtà il limite viene stabilito annualmente dal Ministero del Lavoro ed è inevitabilmente collegato all’andamento dell’indice dei prezzi al consumo e, quindi, dell’inflazione.

Anche per il datore di lavoro i vantaggi fiscali sono importanti. I buoni pasto, a determinate condizioni, rappresentano infatti un costo deducibile, ovvero un costo che contribuisce all’abbattimento del reddito complessivo e, quindi, della base imponibile. E, in ragione di quanto previsto dal TUIR, il costo dei buoni pasto è un costo integralmente deducibile purché siano rispettate le condizioni previste dalla Circolare nr. 326/E/1997.

Buoni pasto per i liberi professionisti e le partite IVA

In questo contesto merita fare un approfondimento sulla deducibilità dei buoni pasto per i liberi professionisti e le partite IVA. È infatti importante notare che anche i liberi professionisti e i titolari di partita IVA possono beneficiare dei buoni pasto. Infatti, la legge italiana prevede che i buoni pasto siano deducibili dal reddito imponibile, a condizione che siano utilizzati per fini professionali. Questo significa che i liberi professionisti e i titolari di partita IVA possono utilizzare i buoni pasto per coprire i costi dei pasti durante la giornata lavorativa e dedurre questi costi dal loro reddito imponibile.

Tuttavia, la deducibilità dei buoni pasto per i liberi professionisti e le partite IVA è soggetta a determinate condizioni e limiti, limiti identici a quelli previsti nei casi di buoni pasto assegnati ai dipendenti.

Conclusioni

I buoni pasto, un sistema di welfare a cui gli italiani sono ormai abituati, rappresentano un’opportunità interessante per i datori di lavoro e i dipendenti ma possono rappresentare un’occasione anche per partite IVA e liberi professionisti, soprattutto grazie ai vantaggi fiscali che la normativa tributaria concede, verrebbe da dire in maniera assolutamente equa, tra concedente e fruitore (tipicamente datore e dipendente).

Mentre infatti per i datori di lavoro rappresentano un costo interamente deducibile, per il dipendente non concorreranno alla formazione del reddito imponibile né della base imponibile ai fini della determinazione dei contributi (pure nei limiti di importo giornaliero previsti dalla normativa).