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Raymond Carver e l’importanza del telefono

Raymond Carver (1938 - 1988), ovvero quando una telefonata può cambiarti e salvare la tua vita
Raymond Carver
Raymond Carver

Raymond Carver: un telefono per amico 

Raymond Carver, ovvero il minimalismo,

Raymond Carver, ossia il racconto che diventa poesia, la poesia che diventa racconto.

Niente trucchi da quattro soldi, diceva spesso Carver ai suoi fortunati allievi del corso di scrittura creativa che teneva all’Università dell’Iowa.

Perché basta la vita a dare l’ispirazione per la storia perfetta, per l’intreccio ideale e infallibile. Così, ci ha raccontato che una volta mentre stava scrivendo uno dei suoi racconti per i quali è diventato famoso squillò il telefono.

Lui rispose e dall’altra parte della cornetta c’era un certo Nelson, uno che gli parve dalla voce essere un nigger, uno di colore insomma, un tizio che cercava una festa.

Carver rimase un po' interdetto, biascicò qualcosa poi gli disse che aveva sbagliato numero e riattaccò.

Ecco, un fatto così banale si rivelò per lui un avvenimento eccezionale. Perché si rese subito conto che quella che stava scrivendo era una storia con un protagonista che era proprio come quel tipo, un tetro ragazzo nero di nome Nelson.

La cosa lo colpì al punto che cambiò tutta la struttura del racconto per seguire quell’avvenimento.

Quando il telefono ti aiuta nella vita, e quando, addirittura, te la cambia per sempre.

A tal proposito, una volta a Carver il telefono l’ha pure salvata, la vita.

Racconta Tess Gallagher,  seconda moglie di Carver, che un giorno, mentre si dirigeva a un incontro degli alcolisti anonimi, Carver non riusciva più a trovare la strada.

Così, un po’ stanco e sfiduciato, ma, soprattutto, impaurito, fermò la macchina, scese ed entrò in un bar. Ordinò un cocktail, lo prese in mano, lo posò, si alzò, e telefonò alla moglie:

“Ho ordinato da bere, ma non ho toccato il bicchiere, è ancora lì sul balcone” le disse con le mani tremolanti.

La paura del baratro che si apriva sotto di lui, ancora una volta.

“Torna a casa, tesoro. Rimettiti in macchina e torna a casa. Quei demoni ormai ce li siamo lasciati alle spalle”.

Lui le diede ascolto e tornò indietro.

Se non avesse trovato un telefono probabilmente sarebbe ricaduto nell’alcol, e per sempre.

Purtroppo la fine fu solo rimandata di pochi anni. Carver morì, infatti, di cancro il 2 agosto 1988 a soli 50 anni, lasciandoci tutti orfani e sgomenti.

Perché come lui, signori, nessuno mai.