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Riforma Cartabia: la call for papers di Percorsi Penali

Prospettive
Ph. Fabio Toto / Prospettive

La riforma Cartabia è legge.

Dopo la relazione della Commissione ministeriale Lattanzi, nutriti dossier degli uffici studi parlamentari, un parere del Consiglio superiore della magistratura, un documento dell’Unione delle Camere penali italiane, una relazione dell’Associazione nazionale magistrati.

Dopo un non facile iter parlamentare che ha registrato condivisioni ma anche prese di distanza quando non addirittura contestazioni a tutto campo, e un continuo lavoro di mediazione tra visioni e interessi che sembravano inconciliabili.

Dopo campagne di stampa di vario segno, interviste critiche o perfino demolitorie, allarmi preoccupati, appelli di accademici a non perseverare nell’errore.

Dopo e nonostante tutto questo la riforma è legge.

Ce l’ha chiesto l’Europa di fare qualcosa, di smuovere le acque piuttosto stagnanti della giustizia penale. Ce l’ha chiesto perché siamo lenti, perché la durata media dei nostri processi penali è molto più elevata rispetto a quella dei partner europei più virtuosi, perché questo nostro handicap, che si ripropone tale e quale nel comparto della giustizia civile, contribuisce a renderci un Paese in ritardo e in affanno.

L’Europa non si è limitata a chiedercelo, ha anche subordinato al varo della riforma e alla sua buona riuscita (intendendo per tale una riduzione di almeno il 25% della durata media dei processi penali) l’erogazione in nostro favore dei fondi NextGeneration EU poiché si tratta di un preciso obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Percorsi Penali ne vuole parlare.

Vuole farlo nello spirito che l’ha animata fin dalla sua nascita, liberamente, senza altri interessi che non siano quelli della ricerca di senso di una riforma predisposta per cambiare profondamente il processo penale e che farà probabilmente da apripista ad altri e altrettanto importanti cambiamenti.

Da qui il lancio di una call for papers, inserita qualche giorno fa sul portale di Filodiritto, per la selezione e l’acquisizione di contributi di pensiero sui tanti aspetti della Legge delega e per la composizione di un quadro d’insieme che consenta di comprendere davvero qual è l’idea legislativa di cui è frutto, quali cambiamenti reali dobbiamo attenderci, quale sarà il nuovo equilibrio tra l’accusa e la difesa, quali i nuovi compiti del giudice terzo, quali i punti di forza e di debolezza dell’impianto del suo complesso.

Sono già state acquisite significative disponibilità e gli abstract fin qui inviati a Filodiritto lasciano intravedere lavori di qualità e pienamente coerenti al senso dell’iniziativa di Percorsi Penali.

Il nostro auspicio è che molti vogliano rispondere all’invito perché la molteplicità dei punti di vista e degli orientamenti culturali rende più intenso e vero il dibattito che desideriamo animare.

 

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