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Sentenze precompilate: le sentenze senza giudizio di Venezia e Napoli

Recenti casi per i quali la denominazione di sentenze senza giudizio si attaglia doppiamente.
Sentenze senza giudizio
Ph. Vincenzo Giuseppe Giglio / Sentenze senza giudizio

Si sta sentendo più volte una storia.

Riguarda principalmente la fase d’appello dei giudizi penali ed è sempre la stessa.

Prima della fine del giudizio saltano fuori documenti cartacei o digitali assai simili a sentenze poiché contengono una motivazione e un dispositivo e magari anche gli altri consueti elementi identificativi (lo stemma della Repubblica, l’intestazione dell’ufficio giudiziario emittente, l’epigrafe dei reati contestati, i timbri e così via).

È una storia singolare perché questi documenti-sentenze entrano in circolo prima che il giudizio al quale sembrano riferirsi sia completato o addirittura prima che sia iniziato.

Non dovrebbe accadere poiché, come ognuno sa, prima si completa il giudizio, poi il giudice ascolta le conclusioni delle parti, poi tiene la camera di consiglio e decide ciò che gli pare giusto e solo dopo questa sequenza pubblica il dispositivo e la sua motivazione.

Eppure sta accadendo: l’anno scorso a Venezia[1] e pochi giorni fa a Napoli[2] ma sembrerebbe che altri casi si siano verificati in passato[3].

Gli episodi presi in rassegna hanno plurime caratteristiche comuni: sono venuti alla ribalta per una disattenzione dell’autore del documento o della cancelleria dell’ufficio giudiziario di cui l’autore fa parte; una volta resi pubblici, sono stati minimizzati da coloro cui spetta la direzione dell’ufficio interessato o la vigilanza su di esso e talvolta, come nel caso di Napoli, anche dalla locale sezione dell’associazione nazionale magistrati; si è detto da parte di tutti o alcuni di costoro che non di sentenze-precompilate si tratta ma di semplici bozze o schemi predisposti dal relatore al solo scopo di facilitare i lavori della camera di consiglio; si è aggiunto che questo metodo favorisce l’efficienza e la produttività del lavoro giudiziario ed è legittimato da linee-guida e protocolli istituzionali di vario genere sicché non c’è niente di cui scandalizzarsi; è accaduto tuttavia che, dopo la loro rivelazione, questi episodi hanno portato invariabilmente alla sostituzione del relatore, o per la sua astensione o tramite un rinvio cui è seguita la modificazione della composizione del collegio decidente.

Emerge così un’altra singolarità della storia, quella della doppia narrazione di fonte giudiziaria: da un lato si afferma la regolarità dell’accaduto, dall’altro si prendono provvedimenti che presuppongono un’anomalia.

Ci sono infine alcuni ulteriori aspetti degni di nota, fortemente connessi tra loro: le reazioni agli episodi di cui si parla si sono manifestate e consumate nello stretto ambito territoriale e istituzionale in cui gli schemi pre-compilati sono apparsi; gli effetti giuridici della loro apparizione non sono andati oltre la sostituzione del relatore; non risulta, al di là di qualche iniziale e generica dichiarazione di intenti, che la questione sia stata ritenuta meritevole di approfondimento dalle autorità cui competono l’esercizio dell’azione disciplinare o le valutazioni periodiche di professionalità dei magistrati.

Raccontati i fatti, si può adesso esprimere un’opinione.

Al di là delle varie definizioni date, è innegabile il rischio che gli schemi/moduli/progetti/bozze si trasformino in sentenze senza grandi variazioni.

Ecco allora che ad essi la denominazione di sentenze senza giudizio si attaglia doppiamente: perché predisposte prima del giudizio; perché adottate senza la giusta attenzione al confronto con le parti processuali e quando questo avviene qualunque decisione è più povera e meno assennata.

 

[1] Se ne è parlato su Percorsi Penali a questo link.

[2] L’episodio è stato riportato il 31 maggio 2021 da Il Processo Digitale e lo si può verificare a questo link.

[3] In un’intervista rilasciata il 5 giugno 2021 a Il Dubbio l’Avvocato Marco Campora ha affermato che “Oggi molti sanno, anche grazie alla Camera penale di Napoli, che talvolta le decisioni vengono assunte prima di sentire le parti, con disinteresse, sciatteria e in violazione delle norme”. L’intervista è consultabile a questo link.