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Tassa di successione: aumenterà? Cos’è, chi deve pagarla e come funziona

Ad oggi, dati alla mano, una delle imposte più basse d’Europa
Tassa di successione
Ph. Luca Martini / Tassa di successione

Tassa di successione sì? Tassa di successione no? È questo il dilemma che attanaglia la politica italiana degli ultimi vent’anni. E, nonostante il rumoroso silenzio degli ultimi tempi, è tornata da qualche giorno al centro del dibattito italiano.

Il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, ha proposto e rilanciato l’idea di aumentare la tassa di successione sugli immobili e sugli altri beni mobili oggetto dell’eredità allo scopo di finanziare una “dote” da destinare ai giovani al compimento della maggiore età, utilizzando questi fondi per le spese di studio, lavoro, o casa.

La proposta di Letta si riferiva alle donazioni o alle eredita superiori a 5 milioni di euro, che avrebbe riguardato l’1% degli italiani, al fine di raccogliere 2,8 miliardi di euro.

La proposta di incremento della tassa di successione, bocciata da tutto il centro destra, è stata respinta al mittente anche da Mario Draghi, che ha affermato: "Questo non è il momento di prendere i soldi dai cittadini ma di darli".
 

Tassa di successione: cos’è? A quanto ammonta?

La tassa di successione è un’imposta che grava sull’asse ereditario e che va a colpire i beni del defunto al momento della successione degli eredi.

Sono oggetto di imposta di successione o donazione:

  • gli immobili, che, normalmente, si valutano mediante l'applicazione di determinati coefficienti alla rendita catastale;
  • tutte le obbligazioni, i crediti, i beni mobili e il denaro che entrano nell’asse ereditario.

La tassa di successione riguarda tutti i beni caduti in eredità, nonché i trasferimenti in favore del coniuge, o di parenti in linea retta (figli, nipoti, genitori).

L’imposta sarà dovuta esclusivamente su una base imponibile calcolata facendo la differenza tra il valore complessivo dei beni dell’asse ereditario e il totale delle passività ereditarie deducibili e degli altri oneri che possono essere fiscalmente detratti, e soltanto per un ammontare superiore a un milione di euro (c.d. franchigia).

Su questi beni si applica una aliquota pari al 4% del valore ricevuto.

Qualora l’eredità riguardi, invece, il passaggio di beni tra fratelli o sorelle, la percentuale della tassa di successione arriva al 6%, con una franchigia per ciascun erede di 100.000 euro (l’imposta si applicherà, pertanto, solo al valore dei beni ereditati superiori a 100.000 euro).

Invece, per i beni ereditari verso altri parenti fino al quarto grado (ad esempio, per la successione di beni tra zio e nipote) la franchigia di 100.000 euro viene meno, e la percentuale della tassa di successione rimane al 6%.

Per beni dell’asse ereditario trasferiti ad altri soggetti oltre il quarto grado di parentela, e per estranei alla famiglia del defunto, l’aliquota della tassa di successione passa invece all’8% del valore ereditato, senza alcuna franchigia.

Ricordiamo anche che qualora la successione o la donazione riguardi beni immobili, oltre alla tassa di successione saranno dovute anche l'imposta ipotecaria e l’imposta catastale.
 

Tassa di successione ed esenzioni

La disciplina della tassa di successione in Italia prevede alcune specifiche esenzioni.

Tra queste, ricordiamo i titoli di stato del debito pubblico, sia italiani che europei (motivo di grande attrazione degli investitori verso questi titoli dal basso rendimento), i buoni postali italiani, l’ammontare del Trattamento di fine rapporto maturato (cosiddetto Tfr), le polizze di assicurazione sulla vita e veicoli iscritti nel Pubblico Registro Automobilistico (automobili, motociclette, ecc).

Ricordiamo, infine, che qualora il beneficiario sia portatore di handicap grave (come individuato ai sensi della legge n. 112 del 2016) nulla sarà dovuto in termini di imposta di successione e donazione.
 

Tassa di successione: quanto incide sul gettito statale?

Dati alla mano, la tassa di successione in Italia riguarda una percentuale risibile di imposte, attestandosi su una percentuale pari allo 0,1% del gettito tributario totale del Paese.

In particolare, nel corso del 2020 sono stati incamerati dal Fisco italiano soltanto 429 milioni di euro.
 

Tassa di successione: una (travagliata) storia recente

La prima tassa di successione fu introdotta con la legge 21 aprile 1862 n. 585. Dopodiché, l’imposta ha avuto una serie di interventi normativi successivi, volti a raggruppare le leggi inerenti.

La tassa di successione ha avuto una storia recente piuttosto travagliata.

Dopo una prima normativa, che fa riferimento al Decreto del Presidente della Repubblica n. 637 del 1972, la tassa di successione è stata disciplinata a partire dal gennaio 1991, dal Testo Unico introdotto dal Decreto Legislativo n. 346 del 1990.

Vent’anni fa esatti, nel 2001, con la legge n. 383 del 2001, la tassa di successione fu abolita completamente dal Governo Berlusconi II, che ne fece una vera e propria battaglia politica, basata sulla cancellazione di questa “Odiosa e iniqua imposta”.

Poi però, il Governo Prodi II, nel 2006, la reintrodusse, con il Decreto legge n. 262 del 2006, che fu convertito in legge n. 286 del 2006.

Attualmente, la tassa di successione è disciplinata da regole generali, contenute nel D. Lgs. n. 346 del 1990 e da disposizioni particolari, previste dai commi da 47 a 51 dell' art. 2 del D.L. n. 262 del 2006, e ha, come presupposto, i trasferimenti di beni e diritti per successione a causa di morte, mentre l'imposta sulle donazioni colpisce la donazione e gli altri atti di liberalità stipulati in forma scritta.
 

Tassa di successione: il confronto con il resto d’Europa

Con un’aliquota che sta tra il 4 e l’8%, la tassa di successione italiana è una delle più basse d’Europa.

È quanto risulta dall’ultimo rapporto EY dedicato alla tassa di successione

Il panorama nel continente europeo è piuttosto variegato. Si va da Paesi come la Svezia, dove è stata abolita nel 2004 a Stati come la Spagna che la prevede con una aliquota che varia dallo 0% al 34%.

in Germania la tassa di successione è prevista tra il 7% e il 50% dell’asse ereditario.

Ci sono poi Paesi che non la prevedono proprio, come Portogallo, Norvegia e Malta.

Insomma, anche a livello impositivo le differenze tra i vari Stati sono notevoli
 

Tassa di successione: sarà aumentata?

Abbiamo visto che recentemente il leader del PD, Enrico Letta, ha proposto una revisione della tassa di successione per i grandi patrimoni.

Anche Maurizio Postal, consigliere nazionale dei commercialisti delegato alla Fiscalità, ha fatto capire, in una recente intervista concessa all’Ansa, che ci potrebbero essere novità in tal senso.

Ha infatti dichiarato: “È l’argomento a più forte carica politica ed ideologica, nel sistema tributario; però, il suo "peso" nelle entrate correnti globali è piccolo, basti pensare che nei primi 9 mesi del 2020 ha fatto registrare entrate per 329 milioni», una cifra che «è pari allo 0,1% del gettito totale». Il motivo è che «la successione, oramai, si pianifica. Chi ha, infatti, patrimoni consistenti cerca di evitarla», utilizzando in vita stratagemmi che lo permettono e, finisce, la tassa di successione «rischia di diventare un’imposta prevalentemente immobiliare».

Ci sarà dunque un amento della tassa di successione? Per ora anche Mario Draghi pare aver chiuso la posizione, rispondendo alla proposta di Letta con un secco no.

Vedremo cosa accadrà al termine dell’emergenza sanitaria in corso.