Fiducia e micromanagement

“Il dubbio e la fiducia che hai nel prossimo
sono strettamente connessi coi dubbi e la fiducia che hai in te stesso”
Kahil Gibran
Si parla tantissimo in questo periodo, nel bene e nel male, di Smartworking (anche se sarebbe meglio dire Home Working nella stragrande maggioranza dei casi).
Alla base una parola: fiducia. La fiducia nelle organizzazioni è affidabilità e disponibilità (suggerisco di dare uno sguardo allo speech TED di Onora O’Neill: Link).
Si basa sulle competenze, di tutti: del responsabile che conosce le sue persone e delle persone che si fidano del capo, dell’organizzazione e, soprattutto, di loro stessi. Una recente ricerca americana sottolinea come in questo periodo di lavoro a distanza più o meno forzato stiamo cadendo nel micromanagement: che non è un capo piccolo (almeno non sempre), ma è un’attenzione quasi maniacale al controllo, alla verifica, al dare compiti al di sotto delle possibilità e competenze dei collaboratori. Con conseguente senso di frustrazione che sfocia spesso nel bore out (l’essere annoiati del proprio lavoro e non vedere possibilità di crescita) che porta ad abbassare i livelli della prestazione. Più ci sentiamo fragili, più controlliamo. Più controlliamo, più i nostri collaboratori lavorano male con conseguenze sui risultati, sul clima di lavoro, sul benessere delle persone. Ma allora come possiamo costruire fiducia?
Fidandoci di noi stessi e delle nostre competenze, conoscendo e riconoscendo di più le persone con cui lavoriamo, prendendoci qualche rischio in più e accettando la possibilità di sbagliare, nostra e altrui. A questo proposito rimando all’interessantissimo articolo di Barbara Neri un approfondimento sul tema di sbagli e errori.
Per tranquillizzarci: chi lavorava bene in presenza lavora bene anche da casa e chi invece ci faceva dannare in presenza, a distanza mal che vada continua a fare poco come prima. A volte, stupendoci e stupendosi, può lavorare meglio.
La fiducia è ottimismo nelle potenzialità nostre e degli altri e di ottimismo ne abbiamo veramente tanto, tanto bisogno!
Come al solito qualche domanda per riflettere e cambiare:
- Di chi mi fido?
- Mi fido di me stesso? Quanto?
- Perché faccio fatica a fidarmi e affidarmi?
- Che cosa succede se mi fido?
- Che cosa mi impedisce di lasciare andare?
- Che cosa mi impedisce di lasciarmi andare?
- Che cosa succede se gli altri sbagliano?
- Che cosa succede se sbaglio io?
Non mi resta che augurarvi fiducia in voi, nelle risorse che sicuramente avete (basta rispolverarle ogni tanto) e nelle persone che vi stanno accanto, perché in fondo come ci dice Hemingway “Il miglior modo per sapere se ci si può fidare di qualcuno è dargli fiducia”.