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Francesco Morosini: una vita in battaglia (1619-1694)

Francesco Morosini
Francesco Morosini

Francesco Morosini, patrizio veneziano nato nel 1619, fu il 108° doge della Repubblica di Venezia, il quarto della sua casata. Venne eletto all’unanimità alla carica dogale per quelli che oggi chiameremmo “meriti di guerra”, in quanto, nella campagna militare navale e terrestre condotta in Grecia contro gli Ottomani tra 1684 e 1688, riuscì a conquistare l’intero Peloponneso – chiamato un tempo Morea – ai possedimenti della Repubblica. Ricevette per questo motivo l’appellativo onorifico di Peloponnesiaco, con il quale ancora oggi lo si ricorda.

Non sempre però, negli anni precedenti, i successi erano stati altrettanto brillanti; la sua stella era parsa offuscarsi in particolare al termine della “guerra di Candia”, nel 1669. Dopo che per 25 anni la capitale dell’isola veneziana di Creta era riuscita a resistere all’assedio ottomano, il comandante Morosini, resosi conto che la posizione era ormai indifendibile di fronte al soverchiare del nemico, aveva deciso di cederla alle forze del sultano e di porre così termine al conflitto.

Pagò cara la scelta: al ritorno a Venezia dovette subire un’inchiesta sul suo operato, che, anche se si concluse con un pieno proscioglimento, mise comunque in luce una serie di mancanze; ma, soprattutto, fu costretto per mesi a sopportare un pesante clima di linciaggio morale da parte dei veneziani, che, sobillati dalla fazione patrizia sua avversaria, non esitarono a fare circolare anonimamente contro di lui violenti libelli diffamatori e scritti molto offensivi.

Francesco Morosini

Inquisitori di Stato, b. 253.

Biglietti anonimi a favore e a sfavore di Francesco Morosini dopo la resa di Candia. 1670.

Francesco Morosini, vissuto quasi sempre sul mare, fu comunque uno degli ultimi comandanti di elevate capacità espressi dalla Serenissima: per quattro volte fu capitano generale da Mar, ossia comandante superiore dell’armata navale in Levante, e operò nel corso delle aspre lotte che, dopo un lungo periodo di pace tra Venezia e Istanbul, caratterizzarono la seconda metà del Seicento, prima appunto a Candia e successivamente in Morea.

Nell’aprile del 1690 papa Alessandro VIII gli conferì un altissimo riconoscimento, facendogli recapitare lo stocco, ossia la spada di campione della fede, e il pìleo, un simbolico berrettone cerimoniale con l’immagine dello Spirito Santo. Entrambi gli furono consegnati dagli inviati pontifici nel corso di una fastosa cerimonia che si tenne a San Marco, all’epoca chiesa di Stato e cappella ducale.

Morosini fu doge dall’aprile 1688 al gennaio 1694, quando morì in Grecia, settantaquattrenne, mentre esercitava il capitanato per la quarta volta, cumulando – fatto non comune – la dignità dogale con l’autorità di comandante sul campo. Il decesso avvenne a Nauplia, l’antica Napoli di Romania; il corpo fu ricondotto a Venezia dopo che le truppe gli ebbero tributato esequie particolarmente solenni, e venne tumulato nella chiesa agostiniana di S. Stefano.

Come tutti i patrizi che svolgevano un incarico al di fuori di Venezia, anche Morosini, durante i suoi periodi di comando, intrattenne una fittissima corrispondenza con gli organi di governo della Repubblica.

Dai suoi dispacci, inviati al Senato con cadenza pressoché quotidiana e spesso corredati di analitiche mappe, si possono ricavare preziose informazioni sulle campagne militari condotte, ma anche sulla vita minuta degli ufficiali, degli equipaggi e delle truppe che operavano ai suoi ordini.

Dalla viva voce del capitano generale si traggono pure le descrizioni di operazioni belliche che a volte costarono molti gravi patimenti alle popolazioni civili – che furono talora rastrellate in massa e costrette al terribile servizio di voga nelle galee – nonché danni irreparabili ai territori interessati.

Famoso è il caso dell’assedio di Atene, avvenuto nel settembre 1687: nell’occasione si verificò il disastro della distruzione del Partenone, che, essendo utilizzato come polveriera dagli ottomani assediati, fu bombardato dall’artiglieria veneziana fino a quando un “fortunato colpo” lo centrò in pieno, facendolo saltare in aria.

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Provveditori alle fortezze, ex b. 79, dis. 1, Prospetto di Atene (l’Acropoli bombardata). 1687.

Senato, Dispacci, Provveditori da terra e da mar e altre cariche, b. 766, filza 1120, Dispacci del capitano generale da mar F. Morosini 1687-1688, c. 43r: pagina del dispaccio n. 125 del 10 ottobre 1687

Con un dispaccio Francesco Morosini si fece infine annunciatore della propria stessa morte, comunicando nel gennaio 1694 che le forze gli stavano venendo meno e che, ammalatosi gravemente, non gli restavano che pochi giorni da vivere. A conclusione dell’esistenza, l’unico rammarico, sosteneva il vecchio doge, rimaneva “quello di non avere potuto quanto desideravimo in servitio della Patria comune e quanto ella ben meritava”.

 

Pezzi Unici

Per vedere il video YouTube dell’Archivio di Stato di Venezia:

Pezzi unici, n. 5