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Giulio Cesare Vanini, alla riscoperta del “grande scettico”

Giulio Cesare Vanini
Giulio Cesare Vanini

Consegnato alla storia della filosofia come il “grande scettico” – così scrive Sosio Giametta nella Prefazione di questo libro –, in realtà Giulio Cesare Vanini (1585-1619) fu molto di più: un grande filosofo, un apostolo della ragione, un martire della fede laica. Con le sue opere e la sua testimonianza ha segnato un punto di svolta nella storia della filosofia occidentale contribuendo, insieme a pensatori del calibro di Giordano Bruno e Spinoza, alla nascita dell’Europa laica e moderna.

Eppure Vanini resta ancora poco conosciuto in Italia. Cerca di porre rimedio a tale mancanza il volume di Mario Carparelli, uscito appena prima dell’estate, intitolato Giulio Cesare Vanini. Il filosofo, l’empio, il rogo, che vuole rappresentare una prima introduzione alla sua figura e al suo pensiero. L’autore, vicepresidente del Centro Internazionale di Studi Vaniniani e curatore insieme a Francesco Paolo Raimondi dell’edizione critica con traduzione italiana delle opere di Vanini per Bompiani, raccoglie in queste pagine gli eventi fondamentali della sua appassionante vicenda umana e intellettuale, una vita avventurosa fatta di fughe e vagabondaggi in giro per l’Europa.

Vanini demoliva superstizioni e credenze in maniera spregiudicata e irriverente, avversava qualsiasi fede e qualsiasi finzione politica, smascherava l’uso subdolo della religione a fini di potere, confutava il sapere sistematico, gli schemi metafisici, il platonismo, l’aristotelismo, il materialismo epicureo-lucreziano e il neoplatonismo.

Negava una finalità trascendente del mondo e adorava soltanto la dea natura, da cui l’umanità dipende in tutto e per tutto. Sono giunte sino a noi soltanto due sue opere, l’Amphitheatrum aeternae providentiae e il De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis, che hanno avuto ampia circolazione in Europa dal Seicento in avanti e furono pubblicate rispettivamente nel 1615 e nel 1616. Ma appena pochi anni dopo, il 9 febbraio 1619, all’età di soli trentaquattro anni, questo ex frate carmelitano viene condannato al rogo per «ateismo, bestemmia, empietà e altri eccessi» e bruciato vivo a Tolosa in una piazza che oggi porta il suo nome. Prima di essere consegnato alle fiamme gli viene strappata la lingua, l’organo con cui aveva “offeso” Dio.

Il libro si apre con la godibile Prefazione di Sossio Giametta, uno dei più autorevoli curatori e traduttori di Nietzsche e Schopenhauer, e si chiude con la colta Appendice di Dario Acquaviva su “Vanini e la bibliofilia”.

Eccone alcuni rilevanti estratti:

 

Pomponio Usciglio

Dopo la condanna del De admirandis, arrivata il 1 ottobre 1616, con l’aiuto dei suoi protettori Vanini lasciò Parigi e decise di rifugiarsi a Tolosa, dove giunse tra l’ottobre e il novembre 1616. Qui fu accolto e protetto dal conte di Cramail Adrien de Montluc, uno dei “dix-sept seigneurs” più potenti di Francia, il quale lo ospitò nella sua sfarzosa residenza (nota come “Hotel” e ubicata in rue Joutx-Aigues), una specie di «piccolo Louvre». Alle porte di ingresso della città Vanini non si presentò con il suo vero nome, ma si fece chiamare Pomponio Usciglio e si spacciò per astrologo anziché per filosofo.

Dopo quasi due anni di relativa tranquillità, il 2 agosto 1618 l’oscuro astrologo Pomponio Usciglio fu improvvisamente arrestato da due Capitouls, Paul Vizarel e Jean Olivier, sulla base di una denuncia anonima di sospetta magia nera. Al momento dell’arresto fu trovato in possesso «di una Bibbia non vietata e di parecchi suoi scritti che non toccavano se non questioni filosofiche e teologiche».

Nel volgere di tre giorni, cioè tra il 2 e il 5 agosto 1618, l’iniziale accusa di sospetta magia si tramutò misteriosamente in una ben più grave accusa di ateismo, “crimine” che per le sue ricadute politiche (in Francia vigeva la monarchia di diritto divino, dunque l’ateismo era una forma di lesa maestà) rientrava nelle competenze del Parlamento e non del Capitoulat, una specie di polizia municipale. Sicché, lo sconosciuto astrologo italiano fu consegnato dai Capitouls al Parlamento, che avviò subito un processo a suo carico.

 

Monitorio

Durante il processo, per raccogliere testimonianze contro Vanini, i giudici fecero ricorso anche all’antica pratica del monitorio. In particolare, nel gennaio 1619, per tre domeniche successive i parroci dell’Arcidiocesi di Tolosa, finita la messa, recitarono dal pulpito qualcosa del genere: «In nomine patris, et filij, et spiritus sancti. Amen. Io per l’autorità che mi ha concessa il Magnifico Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore Vescovo di Tolosa da parte dell’Onnipotente Dio e della sua Gloriosa Madre Vergine Maria e di tutti gli altri Santi del Cielo come suo indegno ministro scomunico, anatemizzo, bestemmio e maledico inter missarum solemnia tutte quelle persone et figlioli d’iniquità li quali avessero udito l’italiano Lucilio pronunziare parole blasfeme contro la divinità e non lo rivelassero.

Pertanto oggi venga l’ira di Dio sopra di essi figlioli d’iniquità. Non possano mai aver riposo né requie alcuna, tutte le orazioni e opere buone che hanno fatto o che faranno gli siano sempre in contrario. In tutto il tempo della loro vita possano andar mendicando per via e non possano mai trovare bene alcuno, né persona che abbia pietà né compassione. Siano maledetti e bestemmiati i frutti e tutte le cose che mangeranno, il mangiare e il bere che essi faranno gli siano sempre maledetti. Abbiano in ogni tempo fame, sete e freddo e caldo e tutti i venti siano per loro vampe di fuoco.

Gli sia bestemmiato il terreno che li sostiene. Dovunque andranno, staranno o dormiranno siano sempre scomunicati e bestemmiati, et in loro compagnia siano i sette spiriti dell’Inferno e da oggi innanzi siano cassati, annullati e scacciati dal libro della vita eterna come scomunicati e ribelli da nostro Signore Dio. L’ira di Dio, dei Santi e delle Sante sia sempre sopra di essi e le loro case restino deserte e non vi resti pietra su pietra. In tutti i tempi della loro vita abbiano infermità, carestia e fame e nessuno abbia misericordia di essi e sempre vadano raminghi e dementi, rifiutati e scacciati da ogni persona.

E per segno dell’ultima maledizione e della morte se ne vogliano suonare le campane. Per infinita saecula saeculorum amen.» Il monitorio non sortì gli effetti sperati: nessuna testimonianza si levò contro Vanini. Ciò nonostante, a distanza di qualche giorno, il filosofo sarà ugualmente condannato a morte.

 

Nicht klar

Il processo intentato contro Vanini, che Hegel definì «non chiaro» (nicht klar), durò in tutto sei mesi: «Pochi, rispetto alla durata di processi famosi, nei quali era sopravvenuto un cambiamento di giurisdizione e di località (come nel caso del Bruno) o v’era stata da risolvere una difficile questione di conflitto tra i due fori (come nel caso del Campanella): ma non pochi […] per la feroce durezza delle procedure parlamentari, assai più spedite che quelle dei tribunali ecclesiastici.»

Gli atti sono misteriosamente andati perduti. Le uniche certezze sono che fu segnato da una testimonianza rivelatasi falsa, che il verdetto dei diciannove giudici non fu unanime e che del testo della sentenza non è pervenuta la versione originale ma, più verosimilmente, «solo una minuta, peraltro lacunosa e scritta in tutta fretta».

 

Place du Salin

Al rogo di Vanini assistettero molti curiosi. Secondo le fonti, «migliaia di persone» o, comunque, non meno di mille, tra tolosani e «stranieri». Il 31 marzo 2012, per deliberazione dell’Amministrazione comunale di Tolosa, la porzione della piazza in cui fu arso il filosofo è stata ribattezzata Espace Giulio Cesare Vanini. In quella stessa piazza, nei due giorni successivi al rogo di Vanini, si festeggeranno sfarzosamente le nozze di Vittorio Amedeo I, duca di Savoia, con Maria Cristina di Borbone, figlia dello sventurato Enrico IV e sorella di Luigi XIII.

Mario Carparelli, Giulio Cesare Vanini: il filosofo, l’empio, il rogo, Prefazione di Sossio Giametta, con uno scritto di Dario Acquaviva, Liberilibri 2021, collana Altrove, pagg. XVI-114, euro 15.00, ISBN 987-88-98094-94-3