Interroghiamo la storia: l’universalità dell’umanesimo
Da quando l’uomo vive in modo consapevole – non è nostra intenzione aprire qui un dibattito sull’origine della coscienza – sente l’esigenza di trovare o ritrovare una base comune di comprensione e di argomentazione sulla sua natura umana. A partire dalla seconda metà del secolo XIV, in occidente, storici, letterati, politici, sono concordemente convinti che l’atteggiamento degli uomini di fronte al mondo abbia subito un profondo mutamento. Inizia una epoca nuova, che evidenzia una duplice caratterizzazione: da una parte abbiamo una rottura radicale con il mondo medievale e dall’altra una sorta di rinascita dello spirito già evidente nell’uomo dell’età classica. Si è di fronte ad un’attestazione di volontà di vita.
Ciò comporta, è questo prima ancora della formale affermazione kantiana, che gli uomini sono chiamati a riconoscersi a vicenda: non possono ridursi reciprocamente a mezzi!
Per tanto tempo Umanesimo e Rinascimento furono considerati sinonimi, indicando quel movimento culturale, che apparso in Italia nel Quattrocento appunto, si era poi diffuso, in gran parte dell’Europa, nel secolo successivo.
Solo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, due storici, il tedesco G. Voigt (1827-1891) e lo svizzero J. Burckhardt (1818-1897) li distinsero, chiaramente, ma non per separarli. Essi intravvidero nell’Umanesimo un momento principalmente filologico-letterario, incentrato fondamentalmente sugli studi umanistici e classici, e nel Rinascimento un momento filosofico-scientifico, basato su una matura consapevolezza intellettuale ed un nuovo modo di considerare l’uomo, la natura, Dio. E se per Burckhardt l’Umanesimo costituisce una delle cause del Rinascimento, che solo dopo il rifiorire delle lettere porta ad un cambiamento della visione del mondo, per Burdach (1859-1936) l’Umanesimo, con la ripresa degli studi classici, costituirebbe, di fatto, già uno dei frutti dello spirito rinascimentale.
Lo spirito di questo momento storico, passato, riguarda noi, ora, perché siamo ancora in ricerca di una base comune di comprensione e di argomentazione per la nostra natura umana.
La tradizione non è mai una eredità automaticamente trasmessa: la tradizione è la scelta di una eredità.
Senza dubbio un manager che ha studiato il greco dirà economia con una consapevolezza più viva proprio perché ne conosce l’etimologia!