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Presentazione della sezione di approfondimento sull’inglese giuridico

Anno nuovo, rubrica nuova e nuove sfide da affrontare.Con questo contributo inauguriamo la sezione di inglese giuridico su Filodiritto.

Parlare di “sfida” è ovviamente provocatorio, è solo lo spunto per riflettere qualche momento sulla delicatezza della funzione che il linguaggio giuridico svolge; un testo dai contenuti legali, per assolvere correttamente al proprio scopo, deve essere redatto con termini tecnico-giuridici appropriati. Questa è la regola, e vale in tutti i contesti giuridici, in qualsiasi lingua ci si voglia esprimere.

La lingua inglese ha senza dubbio un ruolo centrale nella comunicazione internazionale in ambito giuridico.

La nuova sezione sarà dedicata proprio al legal english, il linguaggio tecnico che ci serve quando vogliamo parlare del diritto di casa nostra con interlocutori stranieri, oppure quando dobbiamo comprendere contenuti di diritto appartenenti ad altre culture.

Un testo inglese di contenuto legale può infatti provenire dal mondo del commercio internazionale (sempre più spesso) oppure dagli ordinamenti giuridici dei paesi di lingua inglese (c.d. di common law), ponendoci immediatamente di fronte a una duplice sfida: la mediazione culturale (prima) e linguistica (dopo) che ci porteranno a cercare innanzitutto l’esistenza, nell’ordinamento italiano, di contenuti corrispondenti a quelli del testo d’origine e, successivamente, il termine giuridico che correttamente esprima quel concetto.

La mediazione culturale, vale a dire la ricerca delle corrispondenze sul piano dei contenuti di diritto, è la sfida da affrontare, il cui esito è spesso incerto se non addirittura un vicolo cieco; sarà allora necessario ricorrere a delle approssimazioni che ci portino a un termine il più vicino possibile ai contenuti che dobbiamo “trasferire” da una cultura giuridica ad un’altra.

Ma non solo di questo tratterà la nostra rubrica; gli approfondimenti serviranno per individuare termini, costrutti, formule linguistiche che ci aiutino a poter comprendere o a poterci esprimere correttamente con il legal english.

L’approccio è di tipo “pratico”, completamente orientato alla quotidianità lavorativa del professionista.

L’obiettivo è di dare soluzione ai problemi concettuali e terminologici che ricorrono con frequenza nel linguaggio giuridico inglese.

Inizieremo con i contratti commerciali internazionali e proseguiremo con incursioni nel diritto societario. La scelta è stata dettata dalla convinzione di trattare ambiti giuridici che possano incontrare l’interesse dei lettori di Filodiritto, dai quali speriamo arrivino stimoli, suggerimenti e critiche costruttive.

Al di là di qualsiasi retorica, è proprio una sfida interessante….vi aspetto.

Anno nuovo, rubrica nuova e nuove sfide da affrontare.Con questo contributo inauguriamo la sezione di inglese giuridico su Filodiritto.

Parlare di “sfida” è ovviamente provocatorio, è solo lo spunto per riflettere qualche momento sulla delicatezza della funzione che il linguaggio giuridico svolge; un testo dai contenuti legali, per assolvere correttamente al proprio scopo, deve essere redatto con termini tecnico-giuridici appropriati. Questa è la regola, e vale in tutti i contesti giuridici, in qualsiasi lingua ci si voglia esprimere.

La lingua inglese ha senza dubbio un ruolo centrale nella comunicazione internazionale in ambito giuridico.

La nuova sezione sarà dedicata proprio al legal english, il linguaggio tecnico che ci serve quando vogliamo parlare del diritto di casa nostra con interlocutori stranieri, oppure quando dobbiamo comprendere contenuti di diritto appartenenti ad altre culture.

Un testo inglese di contenuto legale può infatti provenire dal mondo del commercio internazionale (sempre più spesso) oppure dagli ordinamenti giuridici dei paesi di lingua inglese (c.d. di common law), ponendoci immediatamente di fronte a una duplice sfida: la mediazione culturale (prima) e linguistica (dopo) che ci porteranno a cercare innanzitutto l’esistenza, nell’ordinamento italiano, di contenuti corrispondenti a quelli del testo d’origine e, successivamente, il termine giuridico che correttamente esprima quel concetto.

La mediazione culturale, vale a dire la ricerca delle corrispondenze sul piano dei contenuti di diritto, è la sfida da affrontare, il cui esito è spesso incerto se non addirittura un vicolo cieco; sarà allora necessario ricorrere a delle approssimazioni che ci portino a un termine il più vicino possibile ai contenuti che dobbiamo “trasferire” da una cultura giuridica ad un’altra.

Ma non solo di questo tratterà la nostra rubrica; gli approfondimenti serviranno per individuare termini, costrutti, formule linguistiche che ci aiutino a poter comprendere o a poterci esprimere correttamente con il legal english.

L’approccio è di tipo “pratico”, completamente orientato alla quotidianità lavorativa del professionista.

L’obiettivo è di dare soluzione ai problemi concettuali e terminologici che ricorrono con frequenza nel linguaggio giuridico inglese.

Inizieremo con i contratti commerciali internazionali e proseguiremo con incursioni nel diritto societario. La scelta è stata dettata dalla convinzione di trattare ambiti giuridici che possano incontrare l’interesse dei lettori di Filodiritto, dai quali speriamo arrivino stimoli, suggerimenti e critiche costruttive.

Al di là di qualsiasi retorica, è proprio una sfida interessante….vi aspetto.