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Tu chiamale se vuoi emozioni: sorpresa

Siamo (noi) la più grande tempesta
Ph. Paolo Panzacchi / Siamo (noi) la più grande tempesta

“Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti.”
Albert Einstein

 

Continuiamo a viaggiare nelle nostre emozioni e incontriamo oggi la sorpresa. Qualcosa che sta fuori dal noto, dall’atteso, dal conosciuto. Qualcosa che parla di gestione dell’incertezza (recuperiamo a questo proposito la “Società liquida” di Z. Bauman dove l’uomo e le strutture ad esso sovraordinate non sono mai uguali a se stessi, e dove l’unica certezza…è l’incertezza). La sorpresa ci fa uscire dai nostri schemi, ci può provocare gioia (Chiamale se vuoi emozioni: la gioia) o paura (Chiamale se vuoi emozioni: la paura) talvolta entrambe insieme. Ricordiamo la nostra infanzia: il piacere di scoprire i pacchi sotto l’albero, la delusione di scoprire che Babbo Natale non esiste (ma ne siamo sicuri?), cioè il non poterci più sorprendere e meravigliarci.

Pensiamo a quando incontriamo inaspettatamente una persona conosciuta che non vediamo da tanto tempo: proviamo piacere nell’incontro (o dispiacere a seconda della persona), ma è sempre un piccolo dono inaspettato che parla di confidenza (Link) relazione (Link) e ri-innovazione (Link).

Ci porta a provare curiosità, a esplorare nuove vie, a concederci di costruire il nuovo. In questo periodo difficile spesso la sorpresa è stata associata ad eventi negativi. Ma questo ci ha portato a esplorare nuove possibilità e a trovare nuove soluzioni.

Proviamo ora a fare un piccolo esercizio per accogliere la nostra capacità di meravigliarci: durante la nostra prossima passeggiata proviamo a guardare quello che abbiamo intorno come se lo guardassimo per la prima volta. Senza fretta, soffermandoci su dettagli che probabilmente abbiamo visto mille molte ma non abbiamo colto veramente. Colori, forme, odori, suoni che prendono forma in modo nuovo (un vaso su un bacone, una luce la sera, una scritta su un muro…) e vi sembrerà di entrare in una nuova dimensione. E quando avrete fatto questo piccolo gioco (ogni volta che volete, non ci sono controindicazioni), provate ad applicarlo ad altre cose: il vostro ambiente di lavoro, le vostre relazioni, i vostri problemi. Una delle prime cose che chiedo alle coppie che vengono in terapia è “che cosa puoi fare per sorprendere il tuo partner?”. Quando la risposta è niente, spesso per quella coppia c’è poco da fare.

Citando per sorridere “Oscar, il super telegattone” (conosciuto ai diversamente giovani come me) facciamo tutto ”come fosse la prima volta”. Questo ci permetterà anche di ripulirci da routine, pregiudizi, gabbie mentali.

Qualche domanda come sempre a noi (e perché no, anche le persone a noi vicine):

  • Che cosa mi sorprende? Perché?
  • Che cosa non mi sorprende più? Perché?
  • Che cosa posso fare per sorprenderti?
  • Che cosa posso fare per sorprendermi?
  • Quando è stata l’ultima volta che mi sono lasciato sorprendere?
  • Sono ancora capace di sorprendermi e farmi sorprendere?

Milan Kundera ci ricorda “prenditi il diritto di sorprenderti”.

E allora sorprendiamo e sorprendiamoci!