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Il lavoro agile “al di là del tempo e dello spazio” e Topolino 1983

Lavoro agile
Lavoro agile

Si discute molto in questi ultimi mesi di lavoro agile. Con il consueto anglicismo, lo abbiamo definito in maniera apparentemente più accattivante smart working. Si tratta di una tematica non contingente né congiunturale, che anzi avrà influenza sul futuro delle organizzazioni pubbliche e private. Probabilmente, è una delle poche cose positive – unitamente a una accelerazione obbligatoria verso il digitale e verso la formazione manageriale continua di quadri e di dirigenti – di questa emergenza pandemica da Covid-19.

Del resto, di recente in questa rivista è stata aperta una rubrica sulle risorse umane (Link), tra i cui presidi tematici spicca proprio quello sul Piano organizzativo del lavoro agile – POLA Project, di grande interesse, sia per il pubblico che per il privato (Link).

In un precedente intervento (Link) avevo già ricordato che l’articolo 18 della legge 22 maggio 2017, n. 81 definisce il lavoro agile come «una prestazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva».

In poche parole, il lavoro agile non può e non deve essere confuso con il telelavoro. Tra le molte differenziazioni e, a volte, anche contraddizioni, potremmo azzardare una sintesi molto semplice, quasi come uno slogan di una nuova e terza “dimensione” lavorativa: al di là del tempo e dello spazio.

Infatti, mentre il telelavoro può essere configurato soltanto con la distanza fisica dall’ufficio e (potenzialmente) con i medesimi orari, il lavoro agile avviene al di là del tempo e dello spazio, cioè senza vincoli di orario e di luogo, con il solo e sostanziale rispetto della prestazione lavorativa nei termini contrattuali. In più, ci sono differenze notevoli anche rispetto all’ordinamento, agli strumenti e alle tempistiche della prestazione, che non è questa la sede di ricordare.

Ma è davvero una novità?

Una storia di quasi quarant’anni fa, pubblicata in due puntate in Topolino 19 giugno 1983, n. 1438 e 26 giugno 1983, n. 1439, Zio Paperone e la rivoluzione elettronica, ci dice proprio il contrario. Anzi, come spesso accade ai fumetti intelligenti e antesignani, la storia prefigura un evidente lavoro agile ante litteram.

Lavoro agile

Anzi, essa offre molti spunti sulla didattica a distanza, sulla conservazione digitale e addirittura sulla selezione dei documenti (scarto e conservazione).

In uno dei passaggi più importanti, un dipendente di zio Paperone, infatti, afferma: «Con il personal computer sono collegato via cavo con tutti i miei colleghi senza lasciare la scrivania. Forse potrei lavorare anche senza venire in ufficio! Basterebbe allungare un po’ il cavo di collegamento».

Topolino 2

Per cambiare la modalità lavorativa, tuttora ancorata al rito formale della timbratura del cartellino marcatempo, privo di controlli sostanziali sull’efficacia della presenza e della prestazione, abbiamo dovuto attraversare un periodo socialmente molto difficile, soprattutto per le relazioni personali, prima che professionali. Serve, dunque, intelligenza strategica, formazione di alto spessore manageriale e introduzione del digitale nativo, con un cambio netto di marcia verso una direzione ormai inevitabile.

Semmai, ai detrattori dei dipendenti pubblici – anche firme autorevoli – che riconducono a un populismo manieristico l’immagine del fannullone, deve essere rimarcato il fatto che lavorare per obiettivi è la negazione dei professionisti del cartellino, che timbrano e poi iniziano la giornata andando al bar interno per un caffè lungo. Paradossalmente, proprio il lavoro per obiettivi demolisce la stessa natura e il formalismo difensivo del fannullone. C’è ovunque, ma fa più rumore di tutti quelli che lavorano ogni giorno. Anzi, in regime di smart working, come dimostrano numerose rilevazioni, si lavora di più, con maggiore soddisfazione e maggiore produttività.

Il problema non è la censura di chi agisce con perenne indolenza, perché non sono quei 10 minuti polverizzati in un caffè, ma il fatto che, indipendentemente dal cartellino, il lavoratore deve raggiungere obiettivi e risultati concreti, sottoposto a misurazioni affidabili e condivise. Qui si introduce la leva strategica della formazione – tanto per i dipendenti, quanto per i datori di lavoro – per definire indicatori, misurazioni e reciproca collaborazione verso una visione comune del “bene lavoro”. La Repubblica, infatti, è fondata sul lavoro, indipendentemente dalle tecnologie, dagli strumenti e dalle modalità in cui si estrinseca.

Il cambio di passo, invece, si estrinseca in una transizione concettuale e metodologica dalla semplice prestazione al rigore della produttività, intesa anche come qualificazione professionale maggiore, con risorse finanziarie e strumentali professionali, entro il quale lo smartworker è percepito non tanto come dipendente, quanto piuttosto come persona all’interno di un agire etico. Un nuovo umanesimo è, dunque, possibile anche grazie al lavoro agile e sempre come contraltare all’aziendalismo di maniera. Sono queste alcune tra le tematiche emerse nel progetto di Umanesimo Manageriale, che saranno sempre più cogenti per il lavoro (Link)

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Devo ringraziare per la segnalazione di Topolino 1983 l’ing. Giovanni Manca.

Più noto come straordinario professionista e preparatissimo tecnico informatico con una carriera prestigiosa, pochi ne conoscono la passione per i fumetti. Grazie al padre che gli insegnò a leggere e scrivere a 4 anni e al nonno che gli regala qualche fumetto durante le vacanze, lesse le prime strisce già a 6 anni. Due anni dopo, la folgorazione. Scegliendo un fumetto di Batman alla stazione di Lecce nell'estate del 1967 (8 anni) se ne innamora, con una passione che dura tuttora.

Giovanni Manca

È diventato uno dei maggiori collezionisti a livello internazionale di albi di Batman fino ad essere scelto dall'Editore americano del personaggio DC Comics del Gruppo Warner ad esporre rarissimo materiale originale americano nella mostra celebrativa per gli 80 anni del pipistrello intitolata Batman: 80 years of technology.

La mostra si è tenuta al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano tra il 28 giugno e il 10 settembre 2019. Il materiale italiano è stato esposto in varie manifestazioni nazionali.