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Tu chiamale se vuoi emozioni: il disgusto

Riprendiamo il viaggio nelle nostre emozioni, mi ero ripromessa di non dovere parlare di disgusto, ma con quello che sta accadendo intorno a noi non potevamo non parlarne
DISGUSTO
DISGUSTO

Tu chiamale se vuoi emozioni: il disgusto


“Dimmi cosa ti disgusta e ti dirò chi sei. Le nostre personalità non servono a niente, le nostre inclinazioni sono una più banale dell’altra. Solo le nostre repulsioni ci dicono chi siamo veramente.
Amélie Nothomb”


Riprendiamo il viaggio nelle nostre emozioni, mi ero ripromessa di non dovere parlare di disgusto, ma con quello che sta accadendo intorno a noi non potevamo non parlarne.  

È qualcosa che offende la nostra sensibilità. Proviamo repulsione o evitamento di fronte alla possibilità, reale o metaforica, di qualcosa di dannoso per noi. Parla di contaminazione ma anche di protezione. È un rifiuto di ciò che potrebbe farci del male, di quello che non possiamo accettare. Dal punto di vista fisiologico il nostro corpo si attiva per allontanarci dalla situazione o per espellere quello che è dannoso. Una bella immagine di autoriparazione, di capacità di scacciare quello che ci fa male, che ci repelle. Parla di controllo (che è un’illusione), di moralità, di possibilità di difendersi, di valori. È anche una parola che parla di Cambiamento (https://www.filodiritto.com/cambiamento) e di saggezza https://www.filodiritto.com/saggezza) per quando si riesce a prendere le distanze da quello che ci fa male.

Proviamo ora a fare il nostro solito piccolo esercizio di esercizio: visualizzate una cosa, persona o situazione che vi abbia provocato disgusto, schifo, sentite che cosa accade nel vostro corpo, nelle vostre emozioni, del vostro olfatto: vi sta proteggendo e difendendo! Ripetete poi la parola “sporco”: che cosa vi evoca? Forse quel disgusto per una storia della vostra vita vi ha protetti e il veleno ne è diventato l’antidoto.

Tante donne vittime di violenza riescono ad allontanarsi dal loro carnefice solo nel momento in cui hanno la consapevolezza del disgusto che provano: finché hanno ancora un’idea di amore che le lega al maltrattante non riescono a staccarsi e a realizzare con consapevolezza quello che sta accadendo. Lo stesso per un capo poco leader (chissà quanti ne abbiamo incontrati) che non ci valorizza e spesso ci umilia: finché non proviamo disgusto per le sue azioni rimaniamo convinti che cambierà. Una bella trappola. E facciamo fatica a distaccarci da quello che ci fa male (https://www.filodiritto.com/distacco). Come sempre interroghiamo le nostre emozioni e trasformiamole in azioni.

Questa emozione ci ha protetti da un veleno possibile.

Qualche domanda come sempre a noi (e perché no, anche le persone a noi vicine):

  • Che cosa mi disgusta? Perché?
  • Che cosa mi offende?
  • Che cosa sto evitando veramente?
  • Che cosa posso fare per proteggermi?
  • Da che cosa mi posso proteggere?
  • Da che cosa il disgusto mi ha protetto?
  • Che cosa ho imparato di me?