Green pass sul lavoro, controlli e regole: lo stato dell’arte, settore per settore

Panoramica e linee-guida per il controllo del green pass, da colf e badanti alla Pubblica Amministrazione
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Le regole per il controllo del green pass sui luoghi di lavoro, pubblico e privato, sono state dettate dal dpcm del 12 ottobre 2021.

Il testo del decreto offre linee-guida specifiche sia per datori di lavoro, sia per dipendenti e lavoratori autonomi nella gestione della misura – che prevede com’è noto l’obbligo di certificazione vaccinale per l’accesso ai luoghi di lavoro.

Il governo ha inoltre pubblicato una lista di FAQ proprio sul dpcm del 12 ottobre, consultabile direttamente sul sito ufficiale.

Ma quali sono le regole, da settore a settore, per il controllo del green pass? E qual è la situazione dei lavoro pubblico e privato, a un giorno dall’entrata in vigore dell’obbligo di certificazione verde?

 

Colf e baby-sitter, idraulici e tecnici: chi controlla il green pass?

Il controllo del green pass è obbligatorio per colf, badanti e baby-sitter.

Il datore di lavoro (quindi, il privato cittadino che permetterà l’accesso nella propria abitazione del lavoratore) sarà responsabile della verifica del certificato.

Entrambe le parti possono incorrere in sanzioni: per mancato controllo il datore di lavoro (da 400 a 1.000 €), per non possesso del green pass il lavoratore (da 600 a 1.500 €).

La situazione attuale per questa categoria, costituita per buona parte da persone straniere e provenienti perlopiù da paesi dell’Est Europa, è ancora critica.

La soglia dei vaccinati tra colf e badanti è bassa – e chi già lo è spesso ha ricevuto dosi del vaccino Sputnik (non riconosciuto dall’Ema, e quindi non valido per ricevere il green pass).

Per idraulici, elettricisti e tecnici di varia natura, invece, non ci saranno controlli del certificato verde.

Secondo il governo, si tratta di “acquistare un servizio”, e non si è perciò datori di lavoro in senso stretto. Resta comunque nei diritti di chi acquista il servizio chiedere di esibire il green pass al momento della prestazione.

 

Agroalimentare e green pass: qual è la situazione?

Il green pass per i lavoratori del settore agroalimentare è obbligatorio a prescindere dal fatto che il lavoro venga svolto al chiuso o all’aperto.

Coldiretti Puglia avverte però che il 25% dei dipendenti (italiani e stranieri) non è vaccinato, e che la situazione sarà aggravata dal blocco dei trasporti su strada (camion e tir).

Inoltre, molti lavoratori stranieri vaccinati hanno ricevuto dosi di Sputnik, esattamente come per il settore di colf e badanti.

Una delle soluzioni al problema potrebbe essere somministrare “una ulteriore dose addizionale con un siero a mRna a chi è vaccinato con sieri non riconosciuti dall’Agenzia europea del farmaco”.

 

Trasporti su strada e green pass: quali rischi per il settore?

Simile – se non peggiore – la situazione per il trasporto su strada.

La Fiap (Federazione italiana autotrasportatori professionali) avverte che la maggior parte dei lavoratori è costituito da stranieri, i quali o non hanno ricevuto il vaccino, o lo hanno ricevuto non conforme all’Ema.

 

La carenza di autisti, ad oggi, è di 20-30.000 unità, e si stimano inoltre “inefficienze e una possibile riduzione della capacità di consegna sino al 50%”.

 

Green pass obbligatorio e trasporti pubblici: come si stanno organizzando le aziende?

Il settore dei trasporti pubblici è tra quelli che destano più timori, per quanto riguarda eventuali rallentamenti e disservizi dall’entrata in vigore dell’obbligo.

In tutta Italia, si registra una percentuale di non vaccinati nel settore tra il 10 e il 20%.

Il problema si fa stringente soprattutto nelle grandi città: Roma, Milano e Torino hanno lanciato l’allarme già da qualche giorno su ritardi, rallentamenti e riduzione di corse.

Si sta cercando inoltre di far fronte all’esigenza, specifica di questo settore, di richiedere il green pass con largo anticipo ai lavoratori per l’organizzazione dei turni.

Secondo le linee-guida del governo, infatti, c’è la possibilità di richiedere il green pass “con l’anticipo strettamente necessario e comunque non superiore alle 48 ore”, per “far fronte a specifiche esigenze di natura organizzativa, come ad esempio quelle derivanti da attività lavorative svolte in base a turnazioni, o connesse all’erogazione di servizi essenziali”.

 

Green pass obbligatorio e portuali: quali criticità?

La protesta dei portuali di Trieste ha acceso i riflettori sulla categoria.

La maggioranza del settore è costituita da equipaggi internazionali, che subiscono quindi la stessa penalizzazione di collaboratori domestici e braccianti avendo ricevuto vaccini non riconosciuti dall’Ema.

Ad oggi, la percentuale dei lavoratori del settore portuale sprovvisti di green pass si aggira infatti attorno al 40%.

 

Green pass obbligatorio sul lavoro: quali conseguenze (e quali possibilità) per il datore di lavoro?

Sempre secondo il dpcm del 12 ottobre, “il datore di lavoro che non controlla il rispetto delle regole sul green pass è punito con una sanzione amministrativa che va da 400 a 1.000 €”.

Il controllo può avvenire tramite la app VerificaC19, che può essere scaricata dai responsabili addetti alle verifiche.

Rimarrà preferibile la modalità del controllo all’ingresso, piuttosto che a campione.

I datori di lavoro con meno di 15 dipendenti, “dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata”, possono “sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili per una sola volta”.

 

Green pass obbligatorio sul lavoro: quali rischi per il lavoratore?

Il lavoratore che accede al luogo di lavoro senza green pass è soggetto:

- a una sanzione amministrativa che va da 600 a 1.500 €;

- a sanzioni disciplinari eventualmente previste dai contratti collettivi di settore;

- al mancato versamento della retribuzione e di “qualsiasi altra componente della retribuzione, anche di natura previdenziale, avente carattere fisso e continuativo, accessorio o indennitario, previsto per la giornata di lavoro non prestata”.

Inoltre, “i giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione delle ferie e comportano la perdita della relativa anzianità di servizio”.

 

Green pass obbligatorio sul lavoro: cosa fare in caso di esenzione?

Coloro che invece non possono effettuare il vaccino per “per comprovati motivi di salute” devono esibire un certificato contenente l’apposito QR code (ancora in corso di predisposizione).

Nel frattempo, il “personale esente”, dopo aver inviato la documentazione necessaria al medico competente, “non potrà essere soggetto ad alcun controllo” in merito al green pass.

 

Pubblica Amministrazione e green pass: quali regole?

Infine, lo stesso 12 ottobre sono state fissate le linee-guida per il controllo del green pass nella Pubblica Amministrazione.

Saranno infatti soggetti alle verifiche, “oltre ai lavoratori dipendenti della singola amministrazione”:

- dipendenti delle imprese che hanno in appalto i servizi di pulizia, di ristorazione, di manutenzione, di rifornimento dei distributori automatici;

- i consulenti e collaboratori e i prestatori;

- i frequentatori di corsi di formazione;

- i corrieri che recapitano all’interno degli uffici posta d’ufficio o privata.

Inoltre, i lavoratori sprovvisti di green pass dovranno essere allontanati dal posto di lavoro, e “ciascun giorno di mancato servizio, fino alla esibizione della certificazione verde, è considerato assenza ingiustificata, includendo nel periodo di assenza anche le eventuali giornate festive o non lavorative”.

“In nessun caso” comunque “l’assenza della certificazione verde comporta il licenziamento”.